Un re clandestino. La mia storia vera
- Autore: Fahim
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2015
Fahim Mohammad aveva cinque anni e viveva con la sua famiglia a Dacca, capitale del Bangladesh. Il suo papà Nura, poco più che quarantenne, dopo essere stato pompiere ora era in pensione e “aveva messo su” un’impresa di autonoleggio, “gioca a scacchi e vince sempre”. Un giorno suo padre gli aveva chiesto di accompagnarlo al club degli scacchi dove l’uomo si recava usualmente a giocare. Da quella sua prima visita al club la vita del piccolo Fahim non sarebbe più stata la stessa, Fahim tornato a casa voleva subito capire le regole e i meccanismi segreti dell’affascinante gioco appena scoperto,
“Io ormai adoro gli scacchi”.
“Ho cominciato una settimana fa e ho appena capito una cosa: so giocare!”.
Il suo Abi (papà in bengali) gli insegnava i trucchi del “mondo in bianco e nero” i cui nomi dei pezzi vengono chiamati in inglese, antico retaggio britannico.
“Hanno colonizzato il Bangladesh e ci hanno insegnato a giocare a scacchi nella loro lingua”.
In poco tempo l’intelligente bambino aveva fatto suo il gioco.
“Non è una partita, è una battaglia. Raduno le mie truppe, scelgo chi salvare e chi sacrificare, li comando e li conduco alla vittoria”.
Il bambino si definiva ricco perché “abitiamo in una casa spaziosa” e perché in occasione della Festa del Sacrificio la famiglia Mohammad era stata l’unica nel quartiere a comprare una vacca. La vita di Fahim scorreva tra la scuola (“sono un alunno bravo e ubbidiente”), i giochi con i suoi amici e qualche volta il cinema. Fahim era diventato così bravo a giocare a scacchi da vincere vari tornei addirittura a Calcutta. I giornali e la televisione riportavano con enfasi i suoi trionfi.
“La vita è bella”
Improvvisamente la sensibilità e l’acume di Fahim avevano intuito che intorno a lui qualcosa stava cambiando. Infatti, vivere nella sua città stava diventando sempre più pericoloso: l’esercito sparava sui manifestanti ed era rischioso girare per le strade di notte e di giorno. Abi era ricercato da “certi individui” e Fahim rischiava di essere rapito. Di conseguenza padre e figlio si vedevano costretti a fuggire abbandonando il resto della famiglia.
“Non riesco a immaginare la mia vita senza la mamma”.
È il 2 settembre 2008 “Il giorno più orribile della mia vita”. L’interminabile viaggio del quale Fahim non vuole conservare il ricordo, che porta a Roma e a Budapest padre e figlio, trova la sua conclusione a Parigi. Qui a Créteil, banlieue a sud della capitale francese Nura e Fahim saranno costretti a vivere, pur nella loro grande dignità, nella condizione di “sans papier” sperimentando sulla loro pelle la dura condizione di immigrato lontano dalla propria patria. La redenzione per Fahim sarebbe avvenuta attraverso il suo grande talento.
La scrittrice francese Sophie Le Callennec nell’Introduzione al volume scrive:
“essendo stata tra i promotori della catena di solidarietà costituitesi in difesa di Fahim, conoscevo il padre e da sempre il suo maestro di scacchi francese Xavier Parmentier (allenatore della squadra giovanile di scacchi, che ha collaborato alla stesura del testo), per loro è stato naturale rivolgersi a me perché lo ascoltassi e lo aiutassi a tradurre in parole i suoi pensieri”.
Il libro Un re clandestino. La mia storia vera (Bompiani Ed. 2015), che diventerà presto un film, commuove e fa riflettere su temi fondamentali quali la solidarietà, l’immigrazione e l’intolleranza. Sono tematiche di straordinaria attualità anche nel nostro Paese, perciò citiamo le recenti parole di Papa Francesco pronunciate ricevendo una delegazione della Guardia Costiera Italiana che recava al Pontefice la testimonianza del servizio svolto in mare per le difficili operazioni di soccorso di profughi e migranti:
“Mi sento piccolo davvero di fronte al lavoro che voi fate rischiando la vita e vi ringrazio di cuore per questo”.
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