Un tempo per guarire. Dalla penicillina ai robot, mezzo secolo di cambiamenti prodigiosi nella medicina raccontati come un romanzo
- Autore: Luigi Rainero Fassati
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Salani
Luigi Rainero Fassati, chirurgo di fama internazionale, esperto nel trapianto del fegato, ricercatore e Professore ordinario fuori ruolo di chirurgia dell’Università Statale di Milano, da tempo in prima linea nella lotta all’abuso di alcol tra i giovani, è autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e, fin dall’esordio, avvenuto nel 1978 con Avanti un altro, Premio Selezione Bancarella, di una serie di romanzi di successo.
Uscito a settembre dello scorso anno, il suo ultimo libro ripercorre in modo autorevole, appassionato e appassionante, con un linguaggio chiaro e preciso, alcune delle più importanti conquiste della medicina negli ultimi cinquant’anni: Un tempo per guarire. Dalla penicillina ai robot, mezzo secolo di cambiamenti prodigiosi nella medicina raccontati come un romanzo (Salani, 2019).
Protagonista egli stesso dei cambiamenti che hanno portato a una vera propria rivoluzione in tutti gli ambiti della medicina (ha lavorato ininterrottamente al Policlinico universitario di Milano dal 1961 al 2006, portando, soprattutto nel settore del trapianto del fegato, il suo personale contributo al progresso clinico e scientifico), il Professor Fassati ha scelto, nella sua vasta e lunga esperienza, alcuni casi particolarmente emblematici:
“Ho pensato che avrebbe potuto essere utile e interessante far conoscere anche a un pubblico non medico alcune di queste prodigiose conquiste e comparare i risultati ottenuti negli anni Cinquanta a quelli attuali. E’ nato così questo libro, dove in ciascun capitolo vengono messe a confronto le storie cliniche di pazienti con la stessa patologia, curati nei secoli scorsi e nel nuovo millennio”.
In aggiunta ai quattordici casi presi in considerazione, in cui, oltre allo stretto rapporto medico-paziente, viene messa in luce la sua profonda umanità, l’autore ha ritenuto doveroso fare un accenno a un’altra grande conquista sociosanitaria, la Legge 833, quella legge di Riforma sanitaria che, nel 1978, ha cambiato il volto della sanità italiana, stabilendo principi che prevedono l’uguaglianza di trattamento per tutti i cittadini italiani e l’universalità dei destinatari, indipendentemente dal lavoro svolto e senza distinzione di censo e di reddito. Immaginiamo che cosa sarebbe successo, alla luce della situazione emergenziale in cui ci troviamo a causa del diffondersi del Coranavirus, se non fosse garantita l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione.
A qualche mese dalla sua pubblicazione, questo libro assume dunque un significato ancora più importante a partire dal titolo scelto: Un tempo per guarire è tratto, infatti, da un libro dell’Antico Testamento, il Libro di Qoèlet (cap. 3), il bellissimo poema sul tempo che si incentra sul parallelismo di quattordici coppie di "tempi" antitetici della vita umana, che parlano anche all’uomo di oggi e dell’uomo di oggi.
Io sono andata a rileggere questo testo e vi invito a fare lo stesso, perché, ora più che, mai abbiamo bisogno di riflettere su come esista l’istante decisivo per ogni situazione e azione della vita:
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
E non potevamo concludere senza chiedere al Professor Fassati che cosa avrebbe scritto, sempre nell’ottica di evidenziare i progressi della medicina, in un ipotetico capitolo dedicato a un’epidemia come quella del Covid-19:
"Sono ben pochi i provvedimenti da prendere per contrastare questa epidemia (sono le direttive emanate dagli organi competenti e che devono essere seguite diligentemente da tutti), dal momento che non esiste una vaccinazione, né una terapia specifica e mirata all’eliminazione del virus.
Se, da un lato, la comunicazione giornaliera dei nuovi contagiati, dei morti e dei guariti, è prova di trasparenza, dall’altro, venirne a conoscenza crea una fortissima preoccupazione, che può addirittura portare ad attacchi di panico, insinuando il dubbio che il nostro sistema sanitario non sia in grado di arrestare l’avanzata dell’epidemia.
Invece, sono proprio questi dati che ci dovrebbero tranquillizzare, infatti dimostrano due punti importanti:
A) Lo straordinario progresso della medicina che, in questi ultimi cinquant’anni ha fatto più passi avanti che nei duemila anni precedenti. Basti ricordare che nel 1918, quando scoppiò l’influenza Spagnola le cui caratteristiche sono molto simili a quelle del Covid-19, in poco più di un anno morirono nel mondo tra i cinquanta e i cento milioni di malati. In Italia si verificarono 4,5 milioni di contagi e più di seicentomila morti su una popolazione di trentasei milioni di cittadini.
B) I numeri relativi al Covid-19 sono più bassi rispetto a quelli che si registrano in Italia per altre malattie, ecco alcuni dati del 2019:
Infarto cardiaco: 120mila nuovi infarti all’anno dei quali 25 mila muoiono prima di poter essere curati. Dei 95.000 rimanenti che fanno in tempo ad arrivare in ospedale muore il 10,95%;
Cancro del seno: 53.500 nuovi casi all’anno, 12.760 morti;
Cancro del colon-retto: 49.000 nuovi casi all’anno, 19.575 morti;
Cancro del polmone: 42.500 nuovi casi all’anno, 33.858 morti.
Ecco perché questo virus non deve fare paura più del dovuto, soprattutto se si considera che i malati e i morti delle patologie sopra elencate si rinnovano ogni anno.
Non dobbiamo essere presi dal panico e non dobbiamo lasciarci terrorizzare dalla valanga di informazioni con cui i media ci stanno martellando.
Molto grave invece è l’impatto negativo che il Covid-19 sta avendo sull’economia, sul lavoro, sugli investimenti, sulle piccole e grandi imprese, sul settore turistico, sui negozi, bar, ristoranti, teatri, cinema, libri, attività sportive e tanti altri settori che all’improvviso hanno assistito, senza colpa, a un crollo improvviso e imprevedibile.
Alla necessità di risorse e di aiuti per il nostro presente e futuro, vanno date le medesime garanzie che sono e saranno destinate alla Sanità pubblica e privata".
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