Un uomo abbastanza normale
- Autore: Ruggero Perugini, Armando Palmegiani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Il Mostro di Firenze, Pietro Pacciani e non solo, i “compagni di merende” con le mani lorde di sangue. Nel 1994, c’era ancora chi considerava innocente e perseguitato dalla giustizia il contadino tracagnotto, rabbioso e falsamente piagnucoloso - c’è sempre chi è pronto a credere anche che Putin abbia ragione - quando un prestigioso editore fece uscire un libro-resoconto delle indagini, mentre era in corso il processo in Corte d’Assise. Un’edizione anticipata rispetto agli accordi con l’autore, Ruggero Perugini, dirigente di polizia che aveva annotato i progressi dell’inchiesta in un testo. Quel volume, documento di un caso notissimo e per tante ragioni controverso, è tornato quest’anno nelle librerie in un’edizione integrata, a firma congiunta con il criminalista Armando Palmegiani, col titolo Un uomo abbastanza normale. Il Mostro di Firenze 30 anni dopo (Armando Editore, Roma, marzo 2022, 317 pagine).
I contenuti dell’edizione del 1994 sono integrati da un capitolo finale, che approfondisce gli aspetti meno noti, alla luce dell’ulteriore evoluzione delle scienze forensi e della criminologia.
Una pubblicazione nel ricordo e nel nome di Ruggiero Perugini, stroncato da una malattia inesorabile nel 2021, a 75 anni. Il “poliziotto” romano è stato a capo delle investigazioni sull’autore di otto duplici ed efferati omicidi nelle campagne fiorentine, nelle notti tra l’agosto 1968 e il settembre 1985. “Un’indagine che mi ha intossicato l’anima”, ha lasciato scritto Perugini, che ha guidato la speciale squadra anti mostro (SAM) fino a luglio 1992, quando venne inviato in collegamento presso l’FBI a Quantico. È stato sotto il suo coordinamento che il gruppo di lavoro costituito per dare la caccia al colpevole dei delitti di coppia giunse a incriminare Pietro Pacciani, di Mercatale Val di Pesa.
Sentenze definitive sostengono che abbia operato in concorso con altri, ma agiva comunque il contadino rubizzo, scontroso, dallo sguardo obliquo, l’uomo abbastanza normale sul quale si diressero le indagini della SAM trent’anni fa. Condannato in Assise nel 1994 (l’assoluzione successiva in Appello venne cancellata dalla Cassazione), il Vampa è morto per improvvise cause naturali, in casa, nel 1998.
Armando Palmegiani è un criminologo e psicoterapeuta forense non ancora sessantenne, che ha approfondito anche in numerose monografie i casi più noti di cronaca nera degli ultimi decenni. Provvede a precisare efficacemente il quadro delle indagini di allora, in avvio di questo volume.
Nei pressi di Scandicci vennero ritrovati i cadaveri due fidanzatini uccisi nella loro vettura a colpi d’arma da fuoco e feriti con un coltello. Era il 6 giugno 1981, un sabato sera. Al corpo della ragazza, trascinato dall’assassino a diversi metri dalla vettura, era stato escisso il pube con una lama affilata. Nasceva il Mostro di Firenze, collegandosi ad altri due episodi analoghi, con la stessa arma, una pistola calibro 22. Alla vicenda si aggiungeranno altri delitti con le stesse modalità, rendendola intricatissima e attirando un’attenzione spasmodica (anche morbosa).
Palmegiani osserva che in quarant’anni l’inchiesta sui sedici omicidi che insanguinarono la provincia di Firenze si è trasformata in un mostro a sua volta.
Un’entità oscura, incomprensibile ai più e comunque diversa da ciò che di fatto è: un caso criminale che per quanto complesso e suggestivo va analizzato, come tutti gli altri, in base agli elementi oggettivi rilevabili e, soprattutto, al buonsenso.
Quando Pacciani venne condannato in primo grado, Perugini considerò chiusa la pagina, ma l’appello riaprì il caso e i delitti del mostro persero il loro colpevole. Solo per poco, però: la sentenza di assoluzione venne cassata, non avendo tenuto conto degli sviluppi dell’indagine che conducevano ai “compagni di merende”, poi variamente condannati. Ma Perugini non credeva alla correità di gruppo: una fantasia tanto ossessiva non si condivide. Dichiarò d’essere rimasto addolorato dalla morte di Pacciani, non aveva perso la speranza che un giorno avrebbe confessato. Le condanne dei corresponsabili giunsero presto, ma subito dopo partì la caccia ai mandanti.
Il caso non è mai stato archiviato da stampa e opinione pubblica, perchè “non si vuole accettare la banalità del male”, nella sua “terribile semplicità”. Lo preferiamo inafferrabile, contorto, per poterlo credere lontano, ma i mostri sono invisibili solo perché li vogliamo invisibili. Anche il mostro di Firenze è un uomo come tanti, una persona abbastanza normale.
È un libro che dovremmo dedicare anche alla figura dolente di Renzo Rontini, papà di Pia, la diciottenne di Vicchio penultima vittima del mostro, con il fidanzato Claudio. Consumato il breve resto della vita alla ricerca del colpevole e spese tutte le risorse economiche, è morto per un attacco cardiaco, sotto la Questura di Firenze, alla fine del 1998. Non aveva disertato una sola udienza dei processi.
Ricordiamo le vittime del mostro di Firenze.
Mercoledì 21 agosto 1968, al cimitero di Signa, Antonio Lo Bianco 29 anni e Barbara Locci, 32. Sabato 14 settembre 1974, in una frazione di Borgo S. Lorenzo, Pasquale Gentilcore 19 anni e Stefania Pettini, 18. Sabato 6 giugno 1981, a Mosciano di Scandicci, Carmela De Nuccio 21 anni e Giovanni Foggi, 30. Giovedì 22 ottobre 1981, a Calenzano di Prato, Stefano Baldi 26 anni e Susanna Cambi, 24. Sabato 19 giugno 1982, a Baccaiano di Montespertoli, Paolo Mainardi 22 anni e Antonella Migliorini, 19. Venerdì 9 settembre 1983, a Giogoli, due ragazzi tedeschi, Jens-Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer, entrambi 24 anni. Domenica 29 luglio 1984, Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Domenica 8 settembre 1985, in località Scopeti a S. Casciano Val di Pesa, Jean-Michel Kraveichvili 25 anni e Nadine Mauriot, 36 anni.
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