Una luce quando è ancora notte
- Autore: Valentine Goby
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
“Lo sfinimento di Mila all’ingresso del campo. Intorno quattrocento corpi di donna che le torce riducono in frammenti al fosforo”.
Nell’aprile del 1944, Mila, una giovane donna incinta di quattro mesi, militante nella Resistenza francese, era appena giunta presso il campo di concentramento di Ravensbruck, situato a novanta chilometri a nord di Berlino. Dopo circa cinque giorni di viaggio in condizione disumane all’interno di un “carro bestiame” Mila e le sue compagne si erano subito rese conto che da quel momento in poi non si sarebbe più trattato di vivere ma di sopravvivere. “I cani, le urla, i fari. Botte, altre urla, le donne vengono contate e ricontate”, qui in questo luogo che era una “regressione verso il nulla, tutto consiste nell’imparare di nuovo, nel dimenticare”.
Nello stanzone adibito a dormitorio, Mila stesa per terra, “la valigia sotto la nuca” accanto alla cugina Lisette, aveva intuito che per il momento, occorreva ancorarsi all’unica certezza: la presenza dell’altra. In un caleidoscopio semantico-lessicale composto da una mescolanza di lingue diverse, Mila aveva imparato che era necessario cercare di non ammalarsi e di “fare la statua”, estraniarsi con il pensiero, “fissare un punto fermo per pietrificare il corpo” durante l’interminabile appello che avveniva all’alba.
Durante una marcia che conduceva le prigioniere alla stazione per scaricare i vagoni, ecco apparire un lago, gli alberi e i fiori, i loro occhi affamati di bellezza si beavano di questa cartolina bucolica, perché la vita non doveva essere esclusivamente patimenti e fame insaziabile. Tanti erano i dubbi che tormentavano la protagonista riguardo la sua gravidanza “non c’è un neonato nel campo, non una madre: mettere al mondo è mettere a morte”. In questo luogo di alienazione e sofferenza Mila avrebbe trovato una luce di speranza nel suo bambino e nella presenza di una “camera per i neonati”. La kinderzimmer, aperta nel 1944, dove i bambini lottavano per sopravvivere, era un luogo di umanità e solidarietà tra i deportati.
La scrittrice francese, vincitrice del Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi, con una scrittura precisa e netta composta da frasi secche e con un ritmo serrato, narra una storia di speranza che lascia il segno.
“Kinderzimmer è un romanzo doloroso ma anche di luce”.
Così Valentine Goby definisce il suo libro, dove storia e finzione si mescolano. Con Una luce quando è ancora notte il messaggio che l’autrice desidera trasmettere al lettore è che il dovere degli esseri umani è quello di non mollare mai. L’abilità della Goby è di far avvertire la dolcezza e la speranza delle prigioniere le cui figure commuovono con la loro forza e il loro coraggio. L’autrice si è documentata anche attraverso la testimonianza di un’infermiera francese che all’epoca in questione aveva diciassette anni e che aveva lavorato proprio nel kinderzimmer. Inoltre “nel 2010 ho incontrato un uomo di sessantacinque anni che era nato nel campo ed era riuscito a sopravvivere in quel luogo di distruzione, degrado e morte. Anche se la loro esistenza, per la maggior parte è stata di breve durata causa mancanza di cibo e cure adeguate, è stato pur sempre un punto di luce nel buio. Sembra un’anomalia eppure tutto ciò è avvenuto”. Infatti, la morte non può vincere finché c’è la vita.
Una luce quando è ancora notte
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