In occasione della Giornata mondiale della salute mentale approfondiamo una storia curiosa, al limite dell’incredibile, narrata nel celebre libro dello scrittore e psicoanalista Daniel Keyes dal titolo Una stanza piena di gente (nell’originale inglese The minds of Billy Milligan, Ndr). Si tratta del curioso caso di Billy Milligan, un uomo affetto dal disturbo dissociativo di personalità, cui furono diagnosticate in tutto 24 personalità.
La storia di Billy, il primo uomo scagionato da un crimine di cui era colpevole per ragioni di infermità mentale, ha attirato una grande attenzione mediatica dando origine a libri, saggi e persino a un documentario Netflix dal titolo I 24 volti di Billy Milligan, ispirato proprio al saggio psicologico di Keys.
Per la prima volta, attraverso la storia di Billy, il mondo veniva a conoscenza del Multiple Personality Disorder, ovvero del disturbo della personalità multipla, una patologia molto subdola e difficile da diagnosticare.
Grazie alla vicenda di Billy Milligan il disturbo dissociativo di personalità (DID) è stato riconosciuto come una patologia vera e propria.
Scopriamo nel dettaglio la vera storia e le origini del disturbo dissociativo di Milligan, narrate anche nel saggio di Daniel Keyes.
La vera storia di Billy Milligan
William Stanley Milligan, conosciuto semplicemente come Billy Milligan, il 4 dicembre 1978 si trovava sotto accusa per reati gravissimi: rapina a mano armata, sequestro di persona e stupro.
In passato Billy, ancora minorenne, era stato in carcere alcuni mesi per aver commesso dei furti e alcune rapine ai danni di prostitute, due anni dopo venne di nuovo arrestato perché non c’erano dubbi: colui che era stato etichettato dalla stampa come il “violentatore seriale del campus”, era lui. Aveva aggredito, rapinato e violentato in piena mattina tre studentesse universitarie nel parcheggio della Ohio State University. Le vittime lo avevano riconosciuto tramite l’ausilio delle foto segnaletiche - già conservate in archivio a causa dei precedenti penali di Billy - e le impronte digitali ritrovate sulla portiera delle auto inchiodavano Billy Milligan all’accusa di colpevolezza. In quei giorni di inizio dicembre dunque l’uomo, all’epoca ventiduenne, si trovava in carcere in attesa di un processo dall’esito ormai certo, quando accadde l’impensabile.
Già dietro le sbarre e nel corso degli interrogatori della polizia Billy aveva dato prova di comportamenti singolari, ma il vero show avvenne dietro lo scranno del tribunale. A ogni deposizione Billy Milligan rivelava una personalità diversa: a volte aveva crisi di pianto e parlava con una vocina timida, poi diveniva di colpo arrogante e supponente. Si comportava insomma in maniera imprevedibile, giungendo persino a parlare in serbo croato o a scrivere in arabo. Non cambiava solo ciò che Billy diceva, ma anche il modo in cui lo diceva, come se ogni volta ci si trovasse di fronte una persona diversa.
La diagnosi delle 24 personalità di Billy Milligan
Milligan fu sottoposto a varie perizie psichiatriche e fu infine la dottoressa Dorothy Turner a individuare il disturbo dissociativo di identità, sul quale fu infine impostata l’intera linea di difesa degli avvocati di Billy. Infine l’imputato fu scagionato per infermità mentale e ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Worthington in Ohio.
Dopo anni di cure psichiatriche Billy Milligan sembrava aver raggiunto un discreto equilibrio e fu introdotto di nuovo gradualmente in società, con esiti devastanti. Ben presto violò alcune clausole legate alla libertà vigilata e su di lui ricaddero nuove accuse di stupro. Fu quindi internato nuovamente, ma stavolta la sua patologia era aggravata da una profonda depressione. Billy tentò il suicidio e, in seguito, la fuga dall’Athens Mental Healt Center. Il rapido aggravarsi delle sue condizioni condusse alla diagnosi di “schizofrenia acuta”, unita al disturbo dissociativo della personalità, e rese necessario l’internamento di Billy nel centro detentivo di massima sicurezza criminale il Lima State Hospital for the Criminally Insane.
Nel 1986 Milligan riuscì a fuggire e a rifugiarsi a Bellingham dove, pare, abbia commesso persino un omicidio - anche se le circostanze non sono mai state chiarite. La polizia arrivò a Billy quando fu denunciata la scomparsa di un certo Michel Pierce Madden che, guarda caso, era il vicino di un certo Christopher Carr in cui gli investigatori non tardarono a scoprire un’altra falsa identità di Milligan. Il corpo di Madden non fu mai ritrovato e non furono trovate prove valide a ritenere Billy Milligan colpevole della sua scomparsa. In ogni caso Billy fu arrestato e di nuovo internato nel centro criminale di massima sicurezza. La terapia che gli fu imposta fu molto dura e condusse Billy a una vera propria disintegrazione dell’identità, provocando numerosi disturbi dissociativi.
Per anni, tra ricadute e malesseri, fu trasferito da un centro psichiatrico all’altro, sino al rilascio definitivo, avvenuto il 1° agosto 1991. Il tribunale lo dichiarò “guarito” dal disordine mentale, affermando che le sue 23 personalità si erano definitivamente fuse in quella principale, denominata “Il Maestro”.
Recensione del libro
Una stanza piena di gente
di Daniel Keyes
Billy Milligan si trasferì quindi in California, dove gestì per anni una casa di produzione cinematografica. Tempo dopo gli fu diagnosticato un sarcoma maligno che, nonostante l’assistenza medica, si rivelò incurabile. Billy Milligan morì in una casa di cura di Columbus il 12 dicembre 2014, all’età di 59 anni. Si racconta che una delle ultime parole che rivolse alla nipote furono: “Tu credi che Dio mi abbia perdonato?”, lei per confortarlo rispose di sì, che Dio perdona tutti. In quel momento pare che lui le abbia confessato di aver fatto cose molto brutte, tra cui un omicidio. Ma non è chiaro se Billy imputasse quelle azioni a sé stesso, oppure al controllo di una delle sue molteplici personalità.
Le ragioni del disturbo dissociativo di Billy Milligan
Il gravissimo disturbo dissociativo dell’identità di cui soffriva Billy Milligan aveva origine nella sua drammatica infanzia ed era legato, come molte patologie psichiatriche, a una storia di abusi. Billy aveva subito un grave trauma nella primissima infanzia: suo padre, Johnny Morrison, si suicidò quando lui aveva soli quattro anni. In quel momento, per rifuggire al dolore, il piccolo Billy sviluppò la prima delle proprie personalità alternative: Christene, una bambina dislessica di tre anni.
In seguito le cose si aggravarono quando la madre di Billy, Dorothy, si sposò con il nuovo compagno Chalmer Milligan e trasferì la famiglia in Ohio. Chalmer adottò Billy a tutti gli effetti, ma era un uomo violento che picchiava la moglie e molestava i figli, giungendo a fare violenza a Billy quando il bambino aveva soli otto anni.
A questo punto la già fragile condizione psichica di Billy precipitò e in lui si originarono altre personalità: il quattordicenne Danny, la diciannovenne April, la ragazza lesbica Adelana e infine il ribelle serbo-croato Ragen. Lo sviluppo di queste numerose personalità, in psicologia denominate alter, condusse Billy Milligan a mettersi nei guai con la legge a soli quattordici anni con l’accusa di rapina. Passarono quasi dieci anni perché a Billy Milligan fosse diagnosticato il disturbo delle personalità multiple, grazie alla dottoressa Dorothy Parker. Al momento della diagnosi ne furono individuate 10, nella realtà erano 24.
In passato Billy, vivendo in uno stato di continua confusione mentale, aveva anche tentato il suicidio, ma era accaduta una cosa curiosa: la sua mente aveva innescato uno stratagemma di difesa, addormentando la personalità di Billy e permettendo alle altre di avere il sopravvento, così che lui non potesse attuare la sua intenzione suicidaria. La diagnosi della dottoressa Parker in un certo senso salvò la vita a Billy Milligan, ma permise anche al mondo intero di scoprire una patologia psichiatrica dapprima sconosciuta.
“Una stanza piena di gente”: il libro di Daniel Keyes
Link affiliato
Le 24 personalità di Billy Milligan sono approfondite nel saggio di Daniel Keyes, Una stanza piena di gente (Nord, 2018, traduzione di I.C. Blum). Il libro di Keyes fu pubblicato per la prima volta nel 1981, di recente in Italia è stato proposto in una nuova edizione dalla casa editrice Nord, in occasione dell’uscita del documentario Netflix I 24 volti di Billy Milligan.
Daniel Keyes, oltre a essere il famoso autore del bestseller Fiori per Algernon, è anche uno psicologo impegnato in programmi di sostegno. Fu proprio lui a seguire da vicino Billy Milligan, riuscendo a entrare in contatto con la personalità denominata “Il Maestro” che governava tutte le altre.
In questo libro, scorrevole come un romanzo ma dall’impianto saggistico, Keyes ripercorre l’incredibile storia vera di Billy Milligan analizzando la nascita e l’origine di ciascuna delle sue 24 personalità che, lo ricordiamo, parlavano lingue diverse, avevano diverse caratteristiche, persino somatiche.
La mente di Billy viene descritta da Daniel Keyes come una “stanza piena di gente”, una visione fortemente scientifica, ma al contempo molto teatrale, che ci lascia attoniti e turbati. In occasione della Giornata mondiale della sanità mentale è bene ricordare quale insondabile e imperscrutabile abisso sia la mente umana.
I 24 volti di Billy Milligan: il trailer Netfllix
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vera storia di Billy Milligan, il criminale con 24 personalità raccontato in “Una stanza piena di gente”
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Nord Libri da leggere e regalare Dal libro al film Daniel Keyes
Lascia il tuo commento