Una storia immortale di Leonardo Bonetti

Leonardo Bonetti scrive un thriller filosofico, con un trama molto articolata. Una donna chiamata Benvenuta è scomparsa venticinque anni fa (sembra la storia di Emanuela Orlandi) in un istituto di salvezza integrale, a capo di capi chiamati Hauser.
Il padre di Benvenuta, Sebastiano Nigro, cerca vendetta e deluso e cinico conosce una donna dell’Est, Blanicka, che fa la badante e la tuttofare in una Roma livida e cattiva.
Blanicka è il bene: anche se la sua vita è stata terribile, lei non si scoraggia, sorretta dalla fede cristiana e da un inguaribile ottimismo. Attratta dal dolore di Nigro si trova in un pasticcio che sopporta solo per la compassione che trova per l’uomo.

La storia degli Hauser, delle collusioni con il Vaticano e movimenti eversivi sono, nel romanzo, passaggi scombussolati e un po’ incomprensibili e alcuni tratti vanno riletti più volte per capire se ci sia del marcio in Vaticano.
La struttura del libro è paratattica: un punto, una frase, un punto, per aumentare la tensione. Ecco un brano:

"Nessuno sarebbe mai venuto a sapere nulla di quella notte di venticinque anni prima. Nessuno sarebbe riuscito a capire dove era sprofondata Benvenuta. Finché la speranza di trovarla ancora viva era divenuta più tenue. Non sperava nemmeno che potesse ricomparire da qualche angolo della memoria. Né riusciva a sognarla o a ricordare il suo volto."

Pensieri brevi e azioni brevi, per trecento pagine.
Vero è che si tratta di un italiano impeccabile, non sgrammaticato, ma spesso acerbo, compulsivo, ma volontariamente per rendere il tutto più realistico.
Anche il messaggio che il bene dovrebbe prevalere sul male è scritto in maniera pacata, in stile filosofico e anche qui credo sia una scelta stilistica di Leonardo Bonetti.
Sono sicuro che “Una storia immortale” sia un thriller che piace proprio agli amanti della suspense tout court.
Per altre suggestioni vi consiglio di leggere l’intervista di Alessandra Stoppini all’autore.