Underland. Un viaggio nel tempo profondo
- Autore: Robert Macfarlane
- Genere: Avventura
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2020
Un paio di anni fa durante un corso universitario di inglese ho avuto l’occasione di approfondire quelle che in linguistica si chiamano "metafore concettuali", divenute celebri grazie al lavoro di Lakoff e Johnson e del loro libro Metaphors We Live By, che si proponeva di spiegare come molte delle idee alla base del pensiero umano non siano altro che metafore, ossia l’espressione di un concetto nei termini di un altro. In particolare, all’interno di queste, uno dei gruppi centrali è costituito da quello delle "metafore di orientamento", che indirizzano un intero sistema di concetti attraverso il ricorso a metafore direzionali che si muovono lungo l’asse alto-basso o orizzontale-verticale. Per dirla in poche parole, una metafora di orientamento è quella per cui, ad esempio, identifichiamo "il buono in alto; il male in basso" o "la felicità in alto; la tristezza in basso". Non a caso, infatti, diciamo "tirarsi su di morale" o "essere giù di corda", solo per proporre alcuni semplici punti di riferimento.
Questa lunga premessa linguistica mi sembra necessaria perché rappresenta la chiave di lettura con cui approcciarsi alla lettura di Underland. Un viaggio nel tempo profondo (Einaudi 2020, traduzione di Duccio Sacchi), l’ultimo libro di Robert Macfarlane, che raccoglie più di quindici anni di lavoro ed esplorazioni nei meandri della terra, dalla Gran Bretagna, passando per il cuore d’Europa, per giungere fino all’estremo Nord.
Il libro è un viaggio nel mondo di sotto, fra grotte, miniere, mulini glaciali, catacombe e siti di stoccaggio di rifiuti nucleari. Un viaggio nelle profondità recondite della terra, un itinerario verticale alla ricerca delle nostre radici, ma con un occhio anche al futuro del nostro pianeta. Proprio la metafora concettuale citata in apertura infatti risulta di grande utilità per capire come un viaggio sotterraneo sia in controtendenza rispetto all’epoca attuale fatta quasi esclusivamente di viaggi verso l’alto, verso lo spazio e altri pianeti alla ricerca di forme di vita nuove o di ambienti diversi dove i sapiens possano un giorno abitare.
“Perché andare giù? È un’azione controintuitiva, in controtendenza rispetto alle inclinazioni della ragione e dell’anima. Collocare deliberatamente qualcosa nel mondo di sotto è quasi sempre una strategia per proteggerlo dai facili sguardi. Recuperare attivamente qualcosa dal mondo di sotto richiede quasi sempre fatica. La difficoltà di accesso ha reso il mondo di sotto un simbolo di ciò che non può essere detto o visto apertamente; la perdita, il lutto, gli occultati abissi dell’anima e quello che Elaine Scarry chiama il “profondo evento sotterraneo del dolore fisico”. Intorno agli spazi sotterranei si è formata una lunga storia culturale di ripugnanza, che li associa alla “spaventosa oscurità del ventre del mondo”. Paura e disgusto sono reazioni normali a questi ambienti; sporcizia, mortalità e dura fatica le loro connotazioni predominanti”.
I vari capitoli del libro sono tenuti insieme da un ritmo narrativo che è scandito dalla cronologia del "tempo profondo", ovvero la cronologia del mondo di sotto, quel
"vertiginoso periodo di storia terrestre che ci separa dal momento attuale. […] il tempo profondo è tenuto dalle pietre, dai ghiacci, dalle stalattiti, dai sedimenti fondali marini, dalla deriva delle placche tettoniche. Il tempo profondo è spalancato sul futuro oltre che sul passato".
Attraverso il dialogo con i suoi compagni di avventura, Macfarlane elabora quindi con lo sguardo dell’archeologo e del narratore una storia che, scendendo in basso, tiene unite le tre dimensioni del passato, del presente e del futuro. La stratigrafia geologica è quindi un mezzo per sondare la storia dell’umanità, per capire chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Difatti se nelle miniere di Boulby, nello Yorkshire, vi è un laboratorio che cerca di mappare tracce della materia oscura dello spazio, all’estremo opposto del libro troviamo il sito finlandese di Onkalo, dove vengono stoccati rifiuti nucleari altamente pericolosi che, se gestiti in maniera errata, potrebbero determinare la fine dell’Antropocene o comunque lasciare un futuro altamente incerto per le generazioni avvenire. Il libro però, oltre a essere anche velatamente un manifesto per la salvaguardia del pianeta, è anche un percorso nella storia letteraria e culturale. Il viaggio alle isole Lofoten, ad esempio, dove circa 2/3 mila anni fa furono dipinte alcune incisioni rupestri in grotte marine a picco sull’oceano rappresentano l’occasione per evocare il racconto di Edgar Allan Poe Una discesa nel Maelström, mentre la visita ai luoghi del Carso sulle tracce del fiume sotterraneo Timavo richiama la tradizione classica e i fiumi degli inferi come lo Stige e l’Acheronte. In breve, tutto il libro di Macfarlane è una storia di catabasi geologica, di discesa nel profondo che altro non è se non un modo efficace per capire le nostre origini. Scendere in basso non rappresenta più quindi solo il desiderio di nascondere qualcosa di scomodo, le nostre paure e le nostre ansie, i tabù o il dolore, bensì il veicolo per capire la direzione che stiamo dando alla nostra storia e il segno che stiamo lasciando alle generazioni e alle specie che verranno a popolare il pianeta dopo di noi.
“Ripeto tra me e me la sequenza di materiali, dall’interno verso l’esterno: uranio, zirconio, acciaio, rame, bentonite, gneiss, granito… ripenso all’inizio dei miei viaggi nel mondo di sotto e all’inizio del tempo, nel laboratorio della materia oscura allestito nella miniera di Boulby. A Boulby hanno chiuso lo xeno nel piombo, il piombo nel rame, il rame nell’alite e l’alite dentro centinaia di metri di roccia per tornare ad assistere alla nascita dell’universo. A Onkalo hanno chiuso l’uranio nello zirconio, lo zirconio nell’acciaio, l’acciaio nel rame, il rame nella bentonite e la bentonite dentro centinaia di metri di roccia per proteggere il futuro dal presente”.
Attraverso resoconti dettagliati, dialoghi con amici e testimoni la storia geologica e letteraria di Macfarlane è un interessante resoconto che a metà fra il saggio e l’inchiesta offre uno sguardo sul passato ma anche sul presente. Underland ha il merito dunque di ribaltare la metafora concettuale della ricerca di benessere e di stabilità rivolta solo verso l’alto e ci invita a rivolgere lo sguardo anche verso il basso per condurci alla comprensione di come la salvaguardia del nostro pianeta dipenda molto dall’azione che l’uomo compie sull’ambiente circostante.
“Quale eredità lasceremo, non solo alle generazioni che ci succederanno, ma anche alle epoche e alle specie che verranno dopo di noi? Ci stiamo comportando da buoni antenati…?”
Underland. Un viaggio nel tempo profondo
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