Ustica il relitto parla
- Autore: Antonio Bordoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Abbattimento preterintenzionale o esplosione a bordo?
Tutto quello ch’è stato già riscontrato, sulla base di prove concrete, potrebbe fare luce sulla tragedia dell’aereo Itavia IH870, ma teorie preconcette sulla “battaglia aerea” allontanano la verità.
Eppure, la causa della caduta del DC9 in volo da Bologna a Palermo, la sera del 27 giugno 1980, è sotto gli occhi di tutti, in un hangar a Pratica di Mare. Antonio Bordoni lo ha ribadito nel libro Ustica il relitto parla, pubblicato da IBN Editore (Roma, aprile 2022, 158 pagine) e che si avvale della prefazione del tecnico aeronautico inglese Frank Taylor, esperto internazionale dell’aviazione civile.
Come si fa a non dare peso al fatto che in oltre quarant’anni di indagini condotte a senso unico non hanno saputo scoprire niente?
è la premessa di Bordoni, autore di molti libri, collaboratore del GSAIR di Roma che rappresenta quattro grandi Compagnie aeree, già responsabile amministrativo (financial controller) presso l’American Airlines USA e Compagnie degli Emirati Arabi, libanesi e filippine, docente nella Luiss Business School per le tematiche del settore Aviation, fondatore e amministratore del sito www.air-accidents.com, in lingua inglese, sull’incidentistica aerea.
Quanto a Frank Taylor - che ha risolto i casi di Lockerbee e dell’aereo caduto nel 1996 dopo il decollo da New York - nelle sue perizie sul DC9 ha escluso, per la mancanza di fori da schegge, l’ipotesi dell’esplosione interna di un missile penetrato nella fusoliera. Quanto alla deflagrazione in prossimità dell’aereo, se sostenibile quando era stata recuperata solo una piccola parte dell’aeromobile, è respinta dai mancati danni sul rivestimento, ora disponibile nella quasi completezza. Inoltre, e sopratutto, non avrebbe interessato la parte posteriore del velivolo. Lo stesso vale per un eventuale sfioramento o collisione esterna. Per l’esperto aeronautico, la sola spiegazione che chiarirebbe i danni nella toilette e nei pressi è uno scoppio all’interno.
In un’intervista al Giornale il 20 aprile 1999, ripresa nel libro, avanzò conclusioni che basava sulle prove inconfutabili ricavate dalla carcassa del DC9 e non nascose l’impressione che i PM cercassero una “sola” altra causa del disastro.
Nell’autunno del 1992 era terminato il recupero dei resti del velivolo Itavia dai fondali del Tirreno, per un costo di circa 14milioni di euro. Quasi sempre, l’esame dei rottami consente di raggiungere una conclusione univoca, osserva tuttora Taylor:
ma in questo incidente le opinioni erano così ben radicate che le prove fornite dal relitto furono ignorate e/o mal interpretate.
Frank, scrive Bordoni, è uno degli esperti e tecnici internazionali chiamati a indagare sull’incidente di Ustica, caratterizzato dalla “narrazione dominante” del volo coinvolto in una battaglia aerea e abbattuto da un missile.
I divulgatori di questa teoria sono riusciti a farla passare come spiegazione assoluta della sciagura. Peccato che gli investigatori aeronautici di professione, una volta avuto a disposizione il relitto del DC-9 siano giunti a tutt’altra conclusione.
Secondo Antonio Bordoni, punto cruciale del mistero di Ustica è che in Italia non si procede come in tutti gli altri Stati.
Non è una commissione tecnica a riassumere le perizie e a trarre la causa probabile di un incidente aereo ma è un magistrato, peritus peritorum, a decidere quali prove accogliere e quali tralasciare.
Caso unico nelle investigazioni aeronautiche mondiali.
Nell’ordinanza-sentenza del giudice istruttore, i periti hanno letto una ricostruzione differente da quella tracciata nei loro rapporti, quando in tutti i Paesi, insiste l’autore, spetta agli esperti indicare la causa e alla giustizia individuare se necessario il responsabile.
Nell’anticipare la domanda: perché questo libro? Bordoni risponde che quanto da lui riportato non è il suo pensiero, ma il contenuto dei rapporti dei tecnici delle varie commissioni. Conclude la presentazione invitando il lettore a confrontare quanto da loro affermato con ciò che si continua a raccontare “in piazza”. Presa conoscenza delle due versioni, una il “sentito dire”, l’altra i riscontri degli investigatori, traggano da soli le conclusioni. Questo l’obiettivo del libro.
Alle 20:59 del 27 giugno 1980 il volo di linea IH870 I-TIGI della compagnia aerea Itavia, si spezzò in aria e precipitò nel Tirreno meridionale, tra le isole di Ponza e Ustica. Tutti deceduti gli 81 a brodo, tra passeggeri ed equipaggio.
Oltre vent’anni fa, anche la relazione della Commissione bicamerale Stragi del Parlamento, presieduta dal sen. Pellegrino, attestò che:
il disastro di Ustica resta avvolto dal mistero.
Allo stato delle acquisizioni, non era dato propendere con ragionevole certezza per un disastro colposo o un attentato doloso, pur apparendo ormai insostenibile la prima tesi del cedimento strutturale.
L’organismo parlamentare riscontrava l’assenza di un quadro coerente, capace di fornire le spiegazioni mancanti.
Nulla si sa su ciò che i silenzi dovevano coprire.
Osservava peraltro che dal punto di vista politico istituzionale poco cambierebbe se dovesse essere provata la tesi del missile, della bomba o altra ancora:
In una vicenda disperatamente priva di ogni senso, il cui significato si racchiude nella constatazione che nel nostro paese è stato possibile che un aereo di linea precipitasse con i suoi 81 passeggeri, senza che nessuno potesse darne una ragione.
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