Verso un manifesto destino
- Autore: Roberto Chiavini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
È stato il “volere divino” ad attribuire agli Stati Uniti il compito di fare proprio l’intero continente nordamericano ed elevarlo ad una grandezza mai vista, per uno Stato che non era un Impero. La giovane federazione a stelle e strisce, nata dal trattato di pace con la Gran Bretagna (Parigi, 1783), era avviata verso un avvenire da potenza, come fa eco il titolo del libro, Verso un manifesto destino. Storia militare degli Stati Uniti dall’indipendenza alla guerra contro il Messico, pubblicato di recente da Roberto Chiavini e dalle edizioni umbre Odoya (Città di Castello-Perugia, gennaio 2023, 208 pagine).
Un esemplare della collana OL-Odoya Library, curata e diretta dallo stesso Chiavini, volumi ricchi di contenuti sull’argomento monografico, accompagnati da schede e box, ricchi di illustrazioni in bianconero e cartine, con appendici sulla narrativa, il cinema, le fiction, le serie televisive e i “wargame” a tema. Anche con paragrafi di approfondimento, tre in questo caso: sul conflitto navale del 1812 ancora contro la Gran Bretagna, sulla guerra contro gli indiani Creek poco dopo e sull’esercito statunitense e i suoi comandanti.
Roberto Chiavini, fiorentino, classe 1964, laureato in lettere classiche e dottore di ricerca in storia antica, è saggista, narratore, traduttore, creatore di testi musicali e giochi di simulazione sportiva. Sue pubblicazioni sul mondo del fantastico (anche come coautore) hanno ricevuto vari riconoscimenti, compresi il Premio Italia e il Premio della critica Ernesto Vegetti. Da aggiungere, un dizionario dei personaggi fantastici nella letteratura (1996), molti saggi storici per Odoya dal 2014 e guide al cinema di fantascienza, alla letteratura e cinematografia horror, alle pellicole western, ai giochi da tavolo moderni.
Un destino di grandezza quello degli States, segnato tuttavia da numerosi lati oscuri: le campagne ciniche contro i nativi americani, i pellirosse, proprietari originari dei territori e quella contro il Messico. “Guerra sbagliata, maligna, razzista”, scrive Chiavini, derivata “quasi per condensazione” dalla rivoluzione texana e “sbocco ineluttabile” dell’imperialismo americano in cerca dello spazio vitale a Sud, nel Texas, in California. Un conflitto esemplare del mezzo secolo di espansionismo smodato e spietato scrupoli di diverse amministrazioni americane, che condividevano in toto gli imperialismi europei ottocenteschi.
La classe politica Wasp (white anglo-saxon protestant, bianca anglosassone protestante) non era frenata da riserve religiose e morali nell’affermare la propria superiorità sulle popolazioni native e le altre minoranze di colonizzazione europea, come gli ispano-messicani.
Non dimostrava scrupoli di sorta, è evidente, il giornalista newyorkese John Louis O’Sullivan, nell’esprimere la tesi che avrebbe giustificato la politica espansionistica statunitense fino alla guerra di Secessione. La sostenne nell’estate 1845 in un articolo su Democratic Review, intitolato “Annessione” (del Texas agli Stati Uniti). Scrisse che spettava alla “grandezza” degli USA completare il “manifesto destino di conquistare questo continente concesso dalla Provvidenza divina”. Sono parole che racchiudono l’essenza dell’imperialismo americano, in pratica un’altra declinazione del deus vult dei crociati: è la Provvidenza ad avere assegnato quel continente agli Stati Uniti, perché lo facessero proprio e potessero sfruttarlo per crescere e prosperare. Le popolazioni preesistenti erano altro rispetto all’élite dominante Wasp. Questa subalternità valeva per tutte: indigene, amerinde, nere, ispaniche, meticce.
Lo stesso giornalista irlandese ripropose il concetto alcuni mesi dopo, nel dibattito sulla demarcazione dei confini nordoccidentali col Canada, ritenendo la rivendicazione dell’Oregon giustificata “dal nostro destino manifesto” di espansione e di conquista dell’intero continente, concesso dalla superiore legge divina per sviluppare un “grandioso esperimento di libertà e governo federale”.
S’è vero che le affermazioni di O’Sullivan non prevedono direttamente l’esercizio della forza per realizzare la missione voluta da Dio, certamente non lo escludono: è come se gli americani, popolo eletto, avessero il diritto divino di raggiungere i loro obiettivi senza tenere conto della volontà di ogni altra popolazione umana.
Anche il mare risultò subito oggetto di contese. Le guerre barbaresche dei primi anni del XIX secolo permisero di costruire dal nulla una forte flotta, capace in brevissimo tempo di farsi rispettare dalle altre potenze e di portare l’influenza americana fin dentro le acque del Mediterraneo. Il confronto del 1812 con la Gran Bretagna, spacciato come una seconda guerra d’indipendenza, fu invece mosso da ragioni principalmente legate al commercio marittimo.
Almeno inizialmente, non direttamente connessa alla nazione americana fu la rivoluzione texana, preludio, “a un tempo eroico e insensato”, del conflitto dei texani col Messico, incardinato nella battaglia di San Jacinto e prima nell’assedio di Alamo, che il tempo e la narrazione, fa notare il curatore, hanno reso infinitamente più grande e glorioso della realtà, cristallizandola in figure entrate nel mito, come Davy Crockett e Jim Bowie.
Come i lavori precedenti, quello di Roberto Chiavini è un eccezionale viaggio nella storia americana, al quale possono partecipare tutti, esperti e meno, chi si muove a suo agio nella storia e chi cerca un passatempo culturalmente corretto.
Verso un manifesto destino. Storia militare degli Stati Uniti dall'indipendenza alla guerra contro il Messico
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