Vita dell’impiccato
- Autore: Pablo Palacio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
Stiamo vivendo la transizione del mondo: camminano nella città individui penzolanti, strozzati dai colletti fatti delle imposizioni sociali, delle regole dell’educazione di una società che vuole che i suoi abitanti, con mansuetudine, si apprestino a ricoprire il posto che gli spetta. Gli studenti si sparano alla tempia, lasciando morire le loro parole perdute; i cipressi si rifiutano di essere l’immagine delle frustrazioni e della tristezza umana, perché loro “sono alberi felici” (ho amato questa frase); i pini pensano di poter essere un ottimo materiale per la costruzione di barche. Gli individui si rifugiano in cubi costruiti ad hoc, immagine di una realtà che imprigiona gli individui, che osservano il mondo dall’alto del loro sguardo, in spazi circoscritti e tra di loro crea distanze – Palacio usa la parola secoli – incolmabili, prima di renderli cianfrusaglie che vagano sulla Terra, quella grande palla che fluttua in un nulla che non finisce mai.
Tra questi c’è Andrés, penzoloni in un vuoto d’assenza, non presente alla società, non presente a qualunque sia il suo ruolo, che osserva il tutto, inconsapevole di quale sarà la china che prenderà la sua vita. E la sua mente si perde, si frantuma in un caotico caleidoscopio, mentre è contesa tra la voglia di trovare un posto nel mondo e la volontà di evadere da esso.
Ma se da un lato abbiamo un personaggio perso nei suoi pensieri frammentati, dall’altro c’è un autore lucido, che riesce a creare un romanzo animato dalla sua esasperante ironia, che altro non è che la maschera della disillusione che nasce dallo scontro con una realtà alienante, per cui non ha soluzione, e non ce l’ha nemmeno il suo personaggio che non è in grado di spiegarsi nemmeno l’esistenza, né tanto meno di spiegarla a quel figlio sognato, e nel sogno lo uccide, per non dare in pasto al mondo un altro "impiccato". Vita dell’impiccato (Arcoiris, 2022, trad. A. Piccone) finisce così com’è iniziato, con una corda, che sia un colletto o un cappio non importa.
L’autore ecuadoriano Pablo Palacio in poco più di ottanta pagine riesce a creare una dimensione dove rappresenta l’assurdità del reale, con una scrittura – per quanto mi riguarda – estremamente comunicativa e assolutamente efficace.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vita dell’impiccato
Lascia il tuo commento