Voglio essere Charlie di Chiara Mezzalama

Chiara Mezzalama si è da poco trasferita a Parigi con i suoi due figli per dedicarsi alla sua grande passione, la scrittura…

“Scrivere, scrivere, scrivere, non so fare altro. Non voglio fare altro. E’ il mio modo di essere solidale con chi disegnava, disegnava, disegnava e non potrà più farlo.”

Così comincia Voglio essere Charlie, il racconto, la cronaca, la testimonianza di una settimana speciale, quella tra il 7 e il 16 gennaio 2015, quando Parigi è stata colpita dalla strage feroce che ha falciato la redazione del giornale satirico più celebre di Francia, e non solo.

La scrittrice si è trovata nel vivo del dramma che si è consumato a poche centinaia di metri da casa sua, interrompendo la routine della sua vita quotidiana come quella di altre migliaia di cittadini che si sono trovati al centro di ore di drammatiche sparatorie: prima nella sede del giornale, poi per la strada, poi nel supermercato Kasher dove i terroristi in fuga si erano asserragliati. In tutto 17 persone, di età e origini diverse.
Chiara Mezzalama si sofferma soprattutto sul nome di Clarissa Jean-Philippe, ventiseienne stagista poliziotta proveniente dalle Antille Francesi: alla commemorazione delle vittime si sentirà nel silenzio composto dei francesi solo l’urlo straziante di sua madre, urlo che consentirà finalmente anche agli altri di aprirsi alla estrinsecazione di un dolore profondo.

Il piccolo libro che Chiara ci consegna è un vero e proprio diario, che segue gli avvenimenti pubblici e i sentimenti privati ora per ora, giorno per giorno: i bambini da accompagnare a scuola, le loro reazioni, il comportamento degli insegnanti, degli psicologi, dei genitori dei compagni, la radio accesa incessantemente per giorni, le sensazioni di paura, di disagio, di incomprensione, il tentativo di spiegarsi l’assurdità a cui si sta assistendo. Nel libro breve, intenso, commosso, vengono rievocate le recenti ore drammatiche insieme a citazioni di libri, non solo francesi (Pasolini, Olivier Roy, Houllebecq, Zerocalcare, Jacques André, Amos Oz, Edouard Glissant), che l’autrice ha letto e dai quali cerca aiuto per comprendere cosa stia avvenendo in Francia, visto che gli autori delle stragi sono cittadini nati e cresciuti in Francia, che hanno frequentato scuole pubbliche laiche, che hanno respirato i principi fondamentali che del 1789 reggono la nazione: Liberté, Fraternité, Egalitè ai quali si è aggiunto con forza il quarto, Laicité.

Bellissimo e profondamente partecipe il resoconto della grande manifestazione di domenica 11 gennaio,

“Gente che piange, gente che applaude, gente che si stringe la mano. Credo che se fossi francese, oggi sarei fiera di esserlo”

Afferma l’autrice stretta fra decine di migliaia di persone con bandiere, fiori, matite, striscioni, cartelli… un gruppo che sventola un vessillo vicino alla fermata del bus ricorda il grande quadro di Géricault, La zattera della Medusa, in versione aggiornata al 2015.
Ma oltre alla solidarietà totale con le vittime, la domanda che si pone la scrittrice è il motivo che ha spinto i giovani francesi autori delle stragi a schierarsi contro il loro paese: ecco allora ricostruita la vicenda personale dei fratelli Kouachi, di Amedy Coulibaly. Le loro sono storie di genitori morti precocemente, di fragilità, di devianza adolescenziale, di furti e attività illegali: prede predestinate di predicatori che in nome di un Islam violento e prevaricatore manipolano e arruolano per fare martiri. Vite interrotte e spezzate le loro, come quelle dei 17 morti e delle loro famiglie.

Il libro è preceduto da una breve nota dell’editore, che citando John Kennedy, “La libertà è indivisibile”, afferma che per sostenerla bisogna “darle voce, generare dubbi, spingere a riflettere. Insomma fare libri”.
Quale migliore risposta per non dimenticare questa nuova tragica pagina da ascrivere alla Memoria collettiva.