Zend-Avesta. Pensieri sulle cose del cielo e dell’al di là
- Autore: Gustav Theodor Fechner
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
August Theodor Fechner (1801-1887) è stato un medico, psicologo, scienziato tedesco capace di conciliare la scienza con il misticismo, lo spirito con la materia, in una visione modernissima, all’epoca quasi profetica.
In base al panpsichismo, egli fonda la “psicofisica”, la “psicologia sperimentale” con una formula matematica, detta "formula di Fechner", la quale misura il rapporto di intensità tra stimolo esterno e sensazione interna derivata. Adelphi sta pubblicando le sue opere umanistiche, per il momento Il libretto della vita dopo la morte, di cui mi sono già occupata, e "Nanna", in lettura per recensirlo.
In rete si può ordinare il suo interessantissimo Zend-Avesta. Pensieri sulle cose del Cielo e dell’Al di là (Fratelli Bocca editori, pp. 262, 1944, traduzione e prefazione di Remo Fedi).
Non tragga in inganno il titolo: il saggio non riguarda la religione di Zoroastro, che non viene mai nominato, ma esprime, come lo fa pure il mazdeismo di cui il Nostro è stato seguace, la visione del mondo “primitiva” (l’aggettivo non è dispregiativo, tutt’altro), secondo la quale tutta la materia è viva, animata:
"Non c’è dubbio che il mondo, che si chiama oggi colto, guarda con disprezzo a quella credenza infantile dell’umanità, secondo la quale l’anima era diffusa in tutta quanta la natura; e nel sole, nella luna e nelle stelle, come pure sulla terra, si vedevano esseri animati, come li vedo io ora. E appunto perché una simile visione dell’universo è anche la mia, mi si annovererà tra i bambini o i pazzi."
Il libro è stato editato la prima volta in tedesco nel 1941. Fechner quindi non si stupirebbe di fronte agli studi attuali della fisica quantistica con una visione dell’universo uguale alla sua e degli antichi, riguardanti l’entanglement, (intreccio), la teoria del tutto, il campo unificato, il "principio antropico" di Brandon Carter, fisico studioso dei buchi neri. Il "principio antropico" dimostra che un’idea unitaria del cosmo deve contenere anche la coscienza che lo comprende.
Fechner non esita a citare Paolo di Tarso:
"Esiste ogni specie di forze, ma havvi un Dio che opera tutto in tutte." (1 Cor. 12, 6).
Propone l’immagine di Dio quale essere liberamente autodeterminantesi, immanente, onnisciente poiché vede in sé tutti gli spiriti in cui si infonde contemporaneamente, senza consequenzialità; onnipotente e sommamente buono in quanto vuole e può eliminare il male in modo graduale nel tempo. Se facesse il male nuocerebbe a se stesso, cosa illogica, scrive lo studioso. Il male deriverebbe da un abisso in cui l’animo umano non può addentrarsi, lo scienziato non tenta di farlo.
Dunque la terra, nostro "asilo", è stimata intelligente, cosciente anzi supercosciente rispetto a noi umani; il pianeta non necessita di nervi e cervello, si situa in un gradino evolutivo superiore. Infatti può esistere senza la nostra specie, ma non accade il contrario; i suoi moti non meccanici sono ordinati e invariati, mentre i nostri sono disordinati e instabili. I fenomeni fisici terrestri sono considerati la manifestazione della sua psiche, i poeti ne hanno intuizione, che difetta nella civiltà iper razionale.
Ma la terra viva ha un’altra funzione essenziale per noi: conserva, in quanto essere divino, sebbene inferiore di grado al Dio increato, come accade al Creatore, la memoria totale dei nostri pensieri e sentimenti; con ciò è garante della nostra immortalità, diventa il tramite fra noi e Dio, al punto che, negando ciò, non è possibile neppure credere nel Divino. Il disincarnato quindi è qui tra noi, sebbene invisibile, attinge sempre dal pianeta se stesso.
Sulla sostanza unica, unità sostanziale, ribadisce più volte lo scrittore, fra materia e spirito, la sostanza appare come natura alla nostra rappresentazione sensibile, ma è spirito nel processo spontaneo interiore individuale di "autofenomenologia". Con tale termine Fechner sostiene che ogni spirito umano conosce immediatamente se stesso in quanto spirito, e solo se stesso, il proprio io, con moto interiore, mentre conosce gli altri spiriti solo attraverso la loro figura materiale, esteriore a sé, da studiare. I due modi del conoscere dipendono dal punto di vista fuori-dentro. Finché viviamo vediamo lo spirito altrui attraverso i regni della natura. Proprio vivendo, e in concomitanza dell’anima della terra, che ci fa evolvere e nel contempo, portandoci nel suo grembo, evolve essa pure, costruiamo un’altra vista, (terzo occhio), non solo ma pure si forma via via la materia eterica sottile leggera che sarà il nostro corpo post mortem. Il corpo eterico venne teorizzato anche da Origene, padre della Chiesa, però riguardo a ciò lo studioso dà solo un breve accenno. Non può sperimentare né misurare in questo settore. All’epoca sua non era ancora stata inventata la camera Kirlian (cosa avvenuta nel 1939 ad opera dello scienziato Kirlian, russo). Si tratta di uno strumento capace di fotografare l’aura, il campo bioelettromagnetico che tiene unito il corpo materiale e la coscienza, che gli sopravvive.
Sulla sopravvivenza mnemonica dei neuroni vedasi anche gli studi di Penrose, premio nobel.
L’autore ha la modestia del vero scienziato, quando scrive che le sue sono ipotesi. All’uomo riserva un futuro divino nell’aldilà: in base al suo amore per Dio, l’amore di Dante "che move", e tramite lo spirito universale della terra, sempre mediatrice, potremo indiarci, unirci e fonderci nello Spirito cosmico divino.
L’uomo, dichiara Fechner, è un’entità immortale con un’evoluzione infinita.
Zend-Avesta - Pensieri sulle cose del cielo e dell'al di là
Amazon.it: 30,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Zend-Avesta. Pensieri sulle cose del cielo e dell’al di là
Lascia il tuo commento