Il giorno in cui ho smesso di avere paura
- Autore: Andrea Improta
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Per un poeta, il passaggio alla prosa può essere in qualche modo rischioso. Poesia e narrativa sono due lingue completamente diverse e non sempre chi eccelle nella prima riesce a esprimere pensieri, sensazioni e sentimenti anche quando si cimenta con la seconda. Ma quando questa padronanza c’è, allora scrittura e lettura possono diventare un’esperienza rara, proprio perché la vena poetica infonde alla narrazione un qualcosa in più. Non si sta parlando di abbellimenti e infiorettamenti che potrebbero, anzi, risultare molto pesanti, ma di una prosa scorrevole e autentica, e tuttavia mai abbandonata dal pensiero poetico e dalla sua musicalità. Prosa poetica, appunto.
È questo il caso di Andrea Improta, che nasce come poeta (“Per mia fortuna, amando, mi sono rovinato la vita”, Premio Michelangelo Buonarroti) e adesso si cimenta come narratore con Il giorno in cui ho smesso di avere paura (Le Mezzelane Casa Editrice, 2020). Questa storia, allo stesso tempo cruda e delicata, esprime un grande amore per la vita e per la città di Firenze, nella quale le vicende di Samuele, detto Sal, Banti sono ambientate. Un poeta che vive a Firenze potrebbe suggerire una vicenda autobiografica, ma in realtà, nelle parole dello stesso scrittore, solo alcuni tratti di Sal e della sua storia si ritrovano in lui. Il resto è fiction: verosimile, crudele e sorprendente come solo la vita può essere, ma sempre e comunque fiction.
Sal è un personaggio scomodo, bohemien, un uomo che ai più quadrati risulterà sicuramente antipatico e persino fastidioso: vive da single in un miniappartamento trascurato e confusionario, non ha un lavoro “serio”, ha un grande amico con il quale scambia principalmente insulti ma per il quale darebbe la vita, e un editore che, in qualche modo, non lo convince del tutto, e il suo istinto per le persone raramente sbaglia. Oltre a questo, ha un temperamento passionale: ama le donne, il sesso e l’amore, sotto qualsiasi forma. Da tempo, però, sta passando un periodo particolarmente buio: Laura, la sua donna, l’ha lasciato così, di punto in bianco, con l’ultimo, sibillino messaggio “Tanto tu mi troverai”. Da quel giorno la vita di Sal è assorbita totalmente dalla ricerca di Laura, per la quale si spinge a viaggiare dapprima fino in Sicilia, poi a Roma. Alla mancanza di Laura si mescolano però i ricordi, reali e pressanti, di Barbara, la donna che aveva avuto prima di lei. I due nomi e i due volti si incrociano in modo così fitto che presto si inizia a chiedersi a quale delle due donne aneli veramente Sal e se l’altra non sia piuttosto una fissa, un’ancora alla quale aggrapparsi per la mancanza della prima. Ma, nel susseguirsi dei crudeli colpi della vita, un finale per molti versi scioccante e sorprendente ci riporta verso una strada definita, da seguire finalmente con gioia.
La scrittura di Andrea Improta potrebbe essere paragonata a quella cantautorale di Francesco Bianconi, il leader dei Baustelle. Il gruppo di Montepulciano è famoso per i suoi testi estremamente crudi e scioccanti, mitigati è resi sublimi dal contrasto con una musica solare, orecchiabile e accattivante. Nel caso di questo romanzo, è la scrittura poetica che rende bellissimo un personaggio di per sé irritante e perfino volgare come Sal, che non viene lasciato alla superficialità di un cliché come quello del “poeta maledetto”, ma evidenzia i suoi lati più umani e gentili attraverso la poesia delle parole che lo descrivono, facendone un protagonista umano ed estremamente affascinante.
In tutto questo, il lettore viene anche accarezzato dalla descrizione di Firenze che emerge, a tratti, durante la narrazione. Una Firenze “filtrata” dal carattere del protagonista, indolente, lenta, quasi semiaddormentata, che dispensa qua e là i suoi aneddoti in modo casuale, non mutando il libro in un trattato di storia cittadina ma stimolando sicuramente la curiosità di chi non la conoscesse a fondo.
Il giorno in cui ho smesso di avere paura
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Un libro perfetto per...
A chi pensa che la vita sia sempre e comunque poesia, anche nei suoi aspetti più crudi e tragici. E naturalmente a tutti quelli che sono innamorati di Firenze e amano leggere storie che le siano visceralmente legate.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giorno in cui ho smesso di avere paura
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