Tra i tanti illuminanti saggi contenuti nel libro Il Profeta (1923), sorta di breviario laico in versi scritto dal poeta libanese Kahlil Gibran, troviamo anche una riflessione preziosa sul lavoro inteso come attività che nobilita l’uomo.
Nelle pagine de Il Profeta Gibran parla di una miriade di argomenti che riflettono tematiche esistenziali: l’amore, la morte, il matrimonio, la malattia, il concetto di tempo. Tra i tanti temi trattati dal poeta vi è anche il lavoro, un’attività di importanza fondamentale nella vita quotidiana di ogni uomo.
In occasione del 1° maggio ricordare il pensiero di Kahlil Gibran sul lavoro ci aiuta a riscoprire il significato di una ricorrenza, la Festa dei lavoratori, che ultimamente abbiamo imparato ad associare a lamentele, scioperi e frustrazioni, dimenticando le ragioni per cui dovremmo festeggiarla.
Riscopriamo Sul lavoro la poesia mascherata da prosa contenuta nel libro Il Profeta e il suo profondo significato.
Sul lavoro di Kahlil Gibran: testo
Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l’anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l’infinito.Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all’unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo: tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.
E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.E cos’è lavorare con amore?
È tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
È costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
È spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
È diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l’arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d’erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l’elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l’uomo del tutto.
E se spremete l’uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l’uomo sordo alle voci del giorno e della notte.
Sul lavoro di Kahlil Gibran: analisi
La poesia in prosa di Kahlil Gibran non intende solo nobilitare il lavoro in quanto tale, ma rivendicare la necessità di amare il proprio lavoro. Lavorando con passione si ottengono i risultati migliori, in particolare il poeta pone l’accento sulle conseguenze di un lavoro ben fatto che dà un senso alle azioni umane e alla vita stessa.
Tutti i mestieri hanno uguale valore agli occhi del Profeta, sia quelli manuali che quelli intellettuali, purché siano svolti con passione e senso di responsabilità. Quando afferma che “il lavoro è amore rivelato” Gibran sottintende che “lavorare con amore” può avvicinare l’uomo al divino e quindi all’atto stesso della creazione.
Cucire un abito come si stessero annodando i fili del cuore; costruire una casa come se ci dovesse abitare il vostro amato; spargere i semi del raccolto con gioia; tutte le azioni elencate dal Profeta danno un senso alla vita e allora la fatica non è mai fine a se stessa, ma uno strumento che permette di raggiungere un fine superiore e più nobile. Lavorare con passione diventa un modo per apprezzare la vita e accogliere l’esistenza nella sua essenza attiva e fattiva.
Nel brano Gibran pare riprendere una celebre frase del filosofo francese Blaise Pascal:
L’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa.
Il poeta libanese riprende la metafora della “canna pensante” per descrivere l’essere umano, dimostrando che attraverso il lavoro l’uomo può diventare una canna che “suona e canta e vibra” insieme alle altre, cessando così di essere una parte muta e silenziosa della natura.
È l’operare che fa dell’uomo uno strumento, nello specifico nelle parole di Gibran “un flauto” che suona soffiato dal sussurro tempo. Ecco che, nell’operare attivamente per uno scopo, l’esistenza diventa musica vibrante e rompe il silenzio millenario delle epoche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il lavoro è amore rivelato”: il pensiero di Kahlil Gibran espresso nel libro “Il Profeta”
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