Le mani è una suggestiva poesia di Vittorio Sereni (27 luglio 1913 – 10 febbraio 1983) che appartiene alla raccolta d’esordio dell’autore Frontiera, pubblicata per la prima volta a Milano dalle edizioni di “Corrente” nel 1941.
L’intero corpus di Frontiera fu composto prima della Seconda guerra mondiale e il poeta dedicò la raccolta agli amici prima di partire per il fronte. Il titolo dell’opera d’esordio di Sereni fa riferimento a un preciso contesto geografico e familiare: il confine italo-svizzero di Luino, città natale del poeta, ma sottintende anche un’allusione più astratta al confine che all’epoca separava l’Italia Fascista dal resto dell’Europa democratica. Rimarcando l’esistenza di una frontiera Sereni voleva al contempo far luce sullo smarrimento provato dagli intellettuali in quel determinato periodo storico: uno stato di incertezza e di precarietà esistenziale. Si può leggere tra le righe di Frontiera un continuo riferimento al confine esistenziale, che è anche quello tra giovinezza e maturità e, più profondamente, tra vita e morte.
Come le altre poesie contenute nel volume, Le mani è una lirica ascrivibile alla corrente dell’Ermetismo. La poesia ermetica di Sereni tuttavia tradisce una dimensione oggettiva che, anche in età giovanile, era propria della produzione del poeta. Vi è una peculiare attenzione per i dettagli, un tentativo di far aderire le parole alle cose che è tipica di una ricerca di concretezza narrativa. L’ermetismo di Vittorio Sereni non è quindi “poesia pura”, ma una ricerca del linguaggio che vuole descrivere stati metafisici e dati oggettivi in una commistione originalissima che sarà poi alla base della produzione poetica dell’autore che giungerà al culmine nel capolavoro Gli strumenti umani (1975).
Scopriamo dunque testo, parafrasi e analisi della poesia Le mani, una delle liriche più celebri e più citate di Vittorio Sereni.
Le mani di Vittorio Sereni: testo
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.
Le mani di Vittorio Sereni: parafrasi
Queste tue mani poste a protezione di te, ora mi fanno ombra sul viso. Le tue mani quando lente le schiudi nel risveglio dinnanzi alla città, mentre fuori il giorno si tinge di colore rosso e divampa come un fuoco. Proteggeranno il mio sonno futuro come le persiane della finestra quando tra le loro sbarre trapela timida la luce esterna del sole mattutino. E sono consapevole che, quando le tue mani si allontaneranno da me, perderò per sempre quel senso di abbandono, quel sapore di terra e di vento. Saranno solo tue quando le riprenderai.
Le mani di Vittorio Sereni: analisi
Nella poesia Sereni si concentra su un momento infinitesimale di realtà quotidiana descrivendo una parte del corpo che abbiamo costantemente sotto gli occhi e che spesso non vediamo: le mani. Il poeta però non descrive le sue, ma quelle della donna amata e le carica di una valenza simbolica profonda tanto che le mani diventano la personificazione stessa della donna. Sono quelle mani a parlare al lettore, più dei suoi occhi, e da sole dicono tutto: la malinconia, l’angoscia, il sollievo, la protezione e persino le carezze dell’amore.
Le mani evocate da Sereni sono suggestive, metafisiche, sembrano muoversi in un presente eterno. L’attimo sospeso descritto dal poeta sembra costantemente accadere.
Le mani della donna diventano così una difesa, una protezione dai mali del mondo. Il poeta le sente sul viso come “sera” un’espressione che rimanda al campo semantico dell’ombra, della notte, ma anche a quello del riposo. Come se solo accanto a lei potesse trovare pace e conforto. Quando la donna solleva le mani infatti si rivela, aldilà delle sue dita che sembrano schiudersi come le persiane di una finestra, la luce accecante del mondo fuori con il sole che tramonta rosso sulla città.
Le mani della donna lasciano filtrare la luce piano, rendendola tenue, soffusa come il lume di una candela: una luce che non acceca, che non ferisce. Sono, ancora una volta, quelle mani a proteggere il poeta come il supremo gesto d’amore.
L’espressione “sonno futuro” associa nuovamente due sfere semantiche diverse: non vi può essere riposo nel futuro, ma azione. Con questo accostamento tra i due termini il poeta forse vuole alludere al fatto che le mani della donna sono capaci di proteggerlo dal mistero del domani: non vi è male capace di scalfirlo finché lei gli è accanto. Persino il futuro, la dimensione per eccellenza dell’ignoto, può essere vissuto con la serenità e l’abbandono di un dormiente con lei vicino. Le mani diventano schermo e difesa nella rappresentazione suprema dell’amore: un atto di cura.
Nel finale il poeta è consapevole che, quando la donna si allontanerà da lui, avrà perso per sempre quel sentimento di abbandono genuino, totale, quasi infantile e incondizionato che profuma di terra e di vento e tutti gli elementi primigeni, vitali, che forgiano il mondo. Le mani della donna, allontanandosi, apparterranno solo a lei e non saranno più percepite dal poeta come un prolungamento del proprio corpo. Emerge nel verso conclusivo la paura della perdita che contraddistingue ogni amore quando è puro e vero.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le mani”: la poesia ermetica di Vittorio Sereni
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