Lettere sugli scritti e il carattere di Jean Jacques Rousseau-Riflessioni sul suicidio
- Autore: Madame de Staël
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Colta, decisa, pasionaria ante litteram, Madame de Staël, in realtà, si chiamava Germaine Necker. Due episodi, giocoforza, ne indirizzarono il destino: il fatto di essere figlia del ministro-economista Jacques Necker, e quello di essere nata nel 1766. In tempo, cioè, per assistere coi propri occhi ad alcuni passaggi-cardine della Storia, rivoluzione francese e avvento e caduta dell’impero napoleonico in primis. Una pagina di storia Madame de Staël l’ha vergata a sua volta con i libri che ha scritto, coagulo di suggestioni di pensiero liberale e retaggi della tradizione repubblicana. Il trait-d’union rintracciabile, a guardar bene, nella netta avversione per ogni forma di dispotismo.
”Lettere sugli scritti e il carattere di Jean Jacques Rousseau-Riflessioni sul suicidio”, il volume della scrittrice che la Casa Editrice Bibliosofica manda ora in libreria è, in tal senso, indicativo. Riproposti in una nuova traduzione due saggi risalenti al 1814.
Il primo - Lettres sur les ècrits de Jean-Jacques Rouseeau - pubblicato quando Rousseau non era ancora Rousseau (1788), ma ritenuto dagli stessi illuministi alla stregua di un paria delle chiare lettere, di un fallito, uno svitato, un insoddisfatto dalla vita e dai suoi stessi scritti, al punto da progettare e porre in essere il suo suicidio (autentiche dicerie). Il saggio della de Staël rende giustizia al filosofo pur senza agiografie, ritenendolo “il più eloquente” tra gli scrittori di lingua francese senza sottacerne i limiti come teorico di caratura politica.
Il secondo degli scritti contenuti nel volume è antecedente al testo di difesa rousseauiana: si intitola Rèflexions sur le suicide e lascia trasparire una fede religiosa di chiara impronta protestante, una fede che prescinde cioè dalla mera dottrina dei preti. Muovendo dall’obiettivo principale di interrogarsi sulle ricadute che l’esistenza di Dio - secondo il cristianesimo - può avere sugli esseri umani, arriva ad inquadrare il gesto suicida come figlio di una visione ristretta, interamente concentrata sul caso personale. In altre parole, il suicida altri non sarebbe che un egoista, simbolo di un agire limitato alla propria infelicità, contraltare all’operare altruistico vagheggiato invece dalla de Staël. Antitetico a quella “dedizione” che sfocia nel bene di tutti.
”Lettere sugli scritti e il carattere di Jean Jacques Rousseau-Riflessioni sul suicidio”, curato puntualmente da Livio Ghersi, potrebbe costituire una lettura alternativa all’andazzo - sterilmente popolare (dare un’occhiata alle classifiche dei libri più venduti per credere) - dei nostri giorni.
Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau. Riflessioni sul suicidio
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