Marzo è il mese dell’attesa affermava la poetessa di Amherst, Emily Dickinson, in una delicata lirica scritta nel 1877.
Si tratta del componimento 1404 dal titolo March is the Month of Expectation, contenuto nei raccolta The Complete Poems che racchiude tutti i componimenti originali della Dickinson.
In questa breve ed evocativa lirica la poetessa sembra festeggiare l’arrivo imminente della primavera di cui il mese di marzo si fa annunciatore.
Le giornate si allungano e i raggi del sole illuminano il mondo con una nuova intensità: Dickinson riesce a ritrarre questa particolare atmosfera tramite dei brevi versi cadenzati che esprimono la gioia pomposa e la miriade di emozioni variopinte che esplode nel cuore con l’arrivo della primavera.
Di seguito riportiamo testo originale della poesia, traduzione italiana, analisi e commento.
“March is the Month of Expectation” di Emily Dickinson: testo originale inglese
March is the Month of Expectation.
The things we do not know —
The Persons of prognostication
Are coming now —
We try to show becoming firmness —
But pompous Joy
Betrays us, as his first Betrothal
Betrays a Boy.
“Marzo è il mese dell’attesa” di Emily Dickinson: traduzione italiana
Marzo è il mese dell’attesa.
Le cose che ignoriamo
E le persone del nostro presagio
Sono in cammino.
Ci sforziamo di fingere fermezza
Come si deve, ma la gioia solenne
Ci tradisce, così come tradisce
Il giovanotto appena fidanzato.
(Traduzione a cura di Margherita Guidacci)
“Marzo è il mese dell’attesa” di Emily Dickinson: analisi e commento
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Emily Dickinson accosta l’inizio del mese di marzo all’arrivo della primavera che sembra risvegliarci dal lungo torpore dell’inverno.
La nuova stagione risveglia i nostri sensi con le sue lusinghe, predispone il nostro animo a un’attesa impaziente che mette il cuore in tumulto. Marzo preannuncia infatti la primavera ormai imminente, un momento di rinascita per la natura terrestre e di rinnovamento per le nostre energie.
Nel mese di marzo, mentre nuovi virgulti fioriscono, anche l’anima umana si predispone all’apertura, come un fiore in boccio. Non è la prima poesia che la poetessa dedica a questo mese; lo stesso senso di aspettativa ritorna anche in Caro marzo (Dear March, Ndr), in cui il primo mese primaverile viene festeggiato e celebrato alla stregua di un gradito ospite, invitato a posare il suo cappello. Alcuni critici dell’opera della poetessa di Amherst hanno ravvisato nel mese di marzo una personificazione: il gradito ospite sotteso sarebbe il reverendo Charles Wadsworth, con il quale Emily Dickinson intrattenne una fitta corrispondenza epistolare. Il sottotesto amoroso non è dunque da escludere, come esplicitato anche dal riferimento dell’ultimo verso al “giovinetto appena fidanzato”. Nella stagione nuova si esprime tutta la vulnerabilità e l’innocenza, candida e trepidante, del primo amore.
Dickinson fa quindi riferimento alla primavera come stagione dell’amore e la lega alla stessa attesa impaziente di un nuovo inizio. Anche se proviamo a mantenere fermezza e ad esibire un’appropriata serietà, la gioia tumultuosa ci tradisce; proprio come l’ardore di un giovanotto al suo primo fidanzamento, spiega la poetessa con un’adeguata metafora. Le possibilità offerte dal primo sole della stagione nuova sembrano infinite, si dischiudono proprio come una radiosa promessa di eternità.
L’attesa predisposta dal mese di marzo dunque è un’attesa piacevole, un senso di aspettativa che non sarà certo deluso. Emily Dickinson riesce a ritrarre in pochi versi questa piacevole vibrazione dell’aria di marzo, il senso di aspettativa vorticante che quasi dà alla testa dalla felicità e fa sentire tutti più giovani e più vivaci, pronti a rinascere con la stagione nuova.
Perché la primavera torna sempre e non tarda mai ad arrivare. È come una promessa racchiusa nel ciclo eterno delle stagioni.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Marzo è il mese dell’attesa”: chi l’ha detto? Testo e autrice della poesia
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