Ieri sera, martedì 14 giugno 2022, la Libreria Eli di Roma (viale Somalia, 50A) ha dedicato un interessante momento di riflessione a due grandi scrittrici di inizio Novecento, spesso dimenticate dai nostri manuali di letteratura: Sibilla Aleramo e Matilde Serao.
Due amiche amanti dei libri: la lettrice Elisabetta Bolondi (storica collaboratrice di Sololibri.net) e la scrittrice Giulia Alberico hanno approfondito le figure di due donne straordinarie di inizio Novecento, antesignane del femminismo moderno.
Non avrebbero potuto essere più diverse, Sibilla Aleramo e Matilde Serao, eppure i loro più celebri romanzi furono pubblicati nello stesso anno impattando come un’onda di rinnovamento sulla società dell’epoca. L’edizione definitiva de Il ventre di Napoli di Serao fu pubblicata nel mese di gennaio 1906, mentre il capolavoro Una donna di Aleramo a novembre 1906.
I libri non presentavano alcun tratto di somiglianza, proprio come le loro autrici: un reportage giornalistico il primo, un intimistico diario di memorie il secondo. Entrambi, tuttavia, infiammarono le discussioni intellettuali nei salotti dell’epoca poiché contenevano un messaggio latente di denuncia sociale. Serao criticava il governo di De Pretis e mostrava il vero volto di Napoli. Dal canto suo invece Aleramo affermava, per la prima volta, l’importanza di essere donna e la necessità di svincolarsi dalle logiche del patriarcato.
Scopriamo più nel dettaglio la vita di queste due donne rivoluzionarie.
Sibilla Aleramo e la rivendicazione femminista
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Donna ribelle e affascinante, profetessa dello scandalo, Sibilla Aleramo è stata una delle autrici più controverse del nostro Novecento. La sua narrazione autobiografica, scritta con lo stile aulico prettamente ottocentesco, divenne una manifesto femminista ante litteram.
In Una donna Aleramo racconta la storia della propria ribellione a un matrimonio riparatore imposto dalle leggi dell’epoca. Abbandonò il marito e il figlio per trasferirsi a Roma, nel 1902, e lavorare in una rivista. Una decisione impensabile in un’epoca in cui una donna doveva sottomettersi, anima e corpo, al proprio ruolo di madre e di moglie.
La vita di Sibilla fu invece interamente votata alla libertà, alla scrittura e ai suoi numerosi amori. Attraverso il suo romanzo indicò alle donne una strada nuova. Come osserva la scrittrice Giulia Alberico, Sibilla Aleramo fu la prima - a inizio Novecento - a dire che la maternità non doveva essere un sacrificio né il fine ultimo nella vita di una donna. Un’affermazione controcorrente per l’epoca che ancora oggi apre discussioni infinite e irrisolte: l’eredità di Aleramo è più viva che mai.
Matilde Serao e la rivoluzione sociale
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A Matilde Serao le antologie scolastiche dedicano appena cinque righe, osserva piccata Elisabetta Bolondi, ora insegnante di Lettere in pensione.
Eppure fu la grande madre del giornalismo italiano. Candidata sei volte al premio Nobel, non lo vinse mai. Era una stacanovista, una lavoratrice indefessa, capace di dedicarsi alla scrittura per oltre venti ore.
Una donna manager ante-litteram, totalmente votata al proprio lavoro, che seppe essere imprenditrice di se stessa. Mentre l’affascinante Sibilla si concentrava su sentimenti e passioni in una riflessione più intimista, la combattiva Serao dischiudeva la scrittura al campo della politica. Matilde era una femminista anti-femminista, nel senso che delle donne non si occupò mai, la sua battaglia era sociale non di genere. Era una cronista appassionata, la paladina degli ultimi, ma non lottò per l’emancipazione femminile che forse percepiva come un sogno distante e visionario, una necessità meno urgente della miseria.
Il grande reportage capolavoro della Serao, Il ventre di Napoli, ha la forza della verità che si fa letteratura. Nei suoi articoli, che compongono il libro inanellandosi come una serie di racconti, vi è il rifiuto di ogni retorica e l’affermazione più spietata del vero.
La giornalista napoletana - osserva Elisabetta Bolondi - fu la prima a parlare del gioco del lotto come di uno dei grandi mali del capoluogo partenopeo e della sua più diretta conseguenza: l’usura. Bando dunque a colline fiorite e mari cristallini, nella sua opera Matilde Serao raccontava la miseria senza nasconderla.
La sua denuncia resta, a oltre un secolo di distanza, di straordinaria attualità:
Il percorso di lettura di Giulia Alberico ed Elisabetta Bolondi si conclude con un’interessante riflessione che intreccia le scelte di vita delle due autrici novecentesche mettendole a confronto. Emergono così i contrasti tra due donne rivoluzionarie che hanno fatto la storia della nostra letteratura, trasformando la scrittura in un atto politico.
Chissà cosa direbbero Sibilla Aleramo e Matilde Serao della società contemporanea, sarebbe curioso scoprirlo. Ma in fondo il bello degli incontri letterari è anche questo, la possibilità di far dialogare i grandi scrittori del passato con il nostro presente, rievocare le loro parole attraverso le pagine perché interroghino la nostra attualità con domande sempre nuove.
La voce di queste due straordinarie donne di inizio Novecento non si è ancora spenta, come dimostra il dibattito che sono ancora capaci di animare con le loro irripetibili, affascinanti e contraddittorie vite.
Al termine dell’incontro è stato gentilmente offerto un rinfresco, a base di vino e pinsa, dalla libreria Eli di Roma che si propone di promuovere e tenere vivi gli incontri letterari come una moderna officina di idee capace di alimentare ideali e passioni. Perché i libri sono, prima di tutto, strumenti di dialogo e lenti che ci permettono di osservare la realtà attraverso prospettive inedite e sempre diverse: la pluralità di riflessioni suscitata dalla lettura lo dimostra.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sibilla Aleramo e Matilde Serao: una serata letteraria a cura di Giulia Alberico ed Elisabetta Bolondi
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