Oggi 16 giugno si celebra il Bloomsday, la tradizionale ricorrenza dedicata a James Joyce e al suo libro capolavoro Ulisse, considerato un’opera cardine della letteratura del Novecento. Si tratta indubbiamente di un romanzo unico nel suo genere, in cui ritroviamo la peculiare tecnica narrativa del flusso di coscienza che non rispetta le regole tradizionali di punteggiatura, né le coordinate spazio-temporali.
La trama si svolge nell’arco di un’unica giornata, proprio il 16 giugno a Dublino, ed è interamente basata sul monologo interiore del suo protagonista Leopold Bloom. Ne risulta un libro monumentale, composto in totale da 265.000 parole, divenuto celebre come una delle “opere più difficili” scritte in lingua inglese.
Link affiliato
Acclamato dal neonato movimento modernista, che ne fece il baluardo del suo stile anticonvenzionale, l’Ulisse non fu sempre apprezzato: è ormai nota la stroncatura di Virginia Woolf, ma non solo, tanto che l’opera faticò a trovare un editore disposto a pubblicarla.
La prima edizione dell’Ulysses fu stampata a Parigi nel febbraio del 1922 grazie all’intuito di Sylvia Beach, la libraia fondatrice di Shakespeare and Company.
Il libro di Joyce scatenava reazioni forti e polarizzanti nei suoi lettori: si poteva amarlo oppure odiarlo, in ogni caso non esisteva una via di mezzo. L’autore era perfettamente consapevole delle caratteristiche della propria opera, fu James Joyce stesso a dichiarare di aver inserito nella trama così
“tanti enigmi e puzzle che avrebbero tenuto gli studiosi impegnati per secoli a discutere su quello che volevo dire”.
Portare a termine la lettura dell’Ulisse è un vero e proprio atto di resistenza - sono pochi i lettori che si sono cimentati con successo nell’impresa - non solo per la mole del romanzo, ma soprattutto per la difficoltà delle espressioni utilizzate da Joyce spesso fondate su giochi di parole, simbolismi, sperimentazioni linguistiche.
In occasione del Bloomsdayscopriamo il significato di 10 strane parole utilizzate da James Joyce nell’Ulisse.
10 strane parole utilizzate nell’Ulisse di Joyce
James Joyce, proprio come Shakespeare, fu un grande sperimentatore della lingua. Non introdusse solo la novità narrativa del flusso di coscienza, ma anche un grande numero di vocaboli nella lingua inglese. La sua scrittura è infarcita di parole polisemiche, le cosiddette parole macedonia, e neologismi di ogni genere e tipo.
Il linguaggio rivoluzionario e onirico dell’Ulisse è formato da diverse parole che, sotto molti aspetti, appaiono intraducibili. In omaggio all’autore e alla sua invenzione letteraria le riportiamo in lingua originale.
1. Doff
Questo termine è tratto dall’inglese arcaico e fa riferimento all’atto formale di “togliersi un cappello sollevandolo” in segno di rispetto o di saluto. Un gesto ormai passato di moda, così come la parola che lo designava.
2. Sunnywinking leaves
Joyce utilizza questo termine per indicare le foglie che muovono adagio il loro dorso al vento sotto la luce del sole, e sono leggere e sbattono come delle palpebre. In italiano questa parola macedonia è stata tradotta come “sbattipalpebrealsole”, che di certo non le rende giustizia.
3. Smilesmirk
Un altro audace neologismo joyciano che indica un’espressione a metà tra un sorriso e un ghigno sprezzante. Non vi ricorda un po’ l’espressione dello Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie?
4. Lollard
Un termine mutuato dalla teologia cristiana in cui la lollardia indica una forma di scetticismo dottrinale, molto in voga nell’Inghilterra medievale. Deriva dall’olandese “lollaerd” che significa “borbottatore”, indicando una caratteristica propria della dissidenza.
5. Heresiarch
Con questa parola Joyce indica un eretico, nel senso di colui che letteralmente fonda un’eresia e la promulga. Si tratta di un’altra etichetta ecclesiastica, una parola che James Joyce mutua nuovamente dalla teologia. Adattato al linguaggio corrente indica chi è contrario a un’idea o alle credenze consolidate.
6. Smellsip
Con questo neologismo da lui coniato Joyce indicava l’atto di “annusare e sorseggiare contemporaneamente”, lo creò unendo insieme la desinenza dei due verbi. In italiano può essere tradotta solo con due verbi distinti: dovremmo rimediare creando una nuova parola, non trovate?
7. Antiphone
Joyce trasforma la parola comune anche in italiano “antifona” in un verbo, dandogli il significato di “fare da coro alle idee altrui” che in lingua inglese si è mantenuto nel tempo.
8. Eglantine
Questo termine deriva dal latino “aculentus”, e significa pungente. Joyce lo impiegò tuttavia con un doppio significato: come metafora di una situazione disordinata, caotica, e per descrivere le azioni di un personaggio John Eglington.
9. Poppysmic
Questa è una nuova parola creata appositamente da James Joyce. Poppysmic vuole imitare nel suono onomatopeico lo schiocco delle labbra. Le parole d’amore sussurrate nell’Ulisse diventano suoni sussurri: liplapping loudly, poppysmic plopslop.
10. Mumchanciness
Termine utilizzato da Joyce come variante di un’altra parola inconsueta e obsoleta: “mumchanceness” che apparve per la prima volta nel 1910 in un romanzo di Anthony Hope. La parola designava la paura di correre un rischio, intesa anche come l’“essere mammoni”, cocchi di mamma. Joyce vi aggiunse una sillaba e così ne accrebbe il fascino, dandole il giusto suono ripetitivo.
Per finire vi doniamo un’ultima chicca: sapete che la parola Quark, utilizzata dal fisico premio Nobel Murray Gell-Mann per designare le nuove particelle subatomiche costituenti della materia appena scoperte fu tratta da Finnegans Wake di Joyce? Il visionario autore irlandese utilizzò la parola quark come crasi di question mark, certo non immaginando che un giorno sarebbe stata utilizzata per designare una rivoluzionaria scoperta scientifica.
Una ragione in più per leggere Joyce, non solo in occasione del Bloomsday.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 10 strane parole tratte dall’“Ulisse” di Joyce per celebrare il Bloomsday
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri James Joyce Storia della letteratura Aforismi e frasi celebri
"Color canchescappa",
Presa letteralmente da un modo di dire Sardo "colori de cani fuendi"