Per celebrare l’anniversario della liberazione d’Italia dalle forze d’occupazione nazifasciste avvenuto il 25 aprile 1945, torna in libreria “Breve storia della resistenza italiana” (Neri Pozza 2016, pp. 336, euro 16,50) di Massimo Salvadori Paleotti (Londra, 16 giugno 1908 - Northampton, 6 agosto 1992), che l’autore, storico e antifascista, fratello di Joyce Lussu e cognato di Emilio Lussu, pubblicò sempre per Neri Pozza nel 1955.
“Breve storia della Resistenza italiana occupa un posto di spicco nel panorama storiografico del 1943-45. Alla sua comparsa era un libro inattuale, poiché alla metà degli anni Cinquanta la guerra fredda rendeva improponibile la rievocazione della collaborazione tra partigianato comunista e missioni Alleate. Oggi la testimonianza di un combattente per la libertà e le sue analisi sul movimento antifascista, troveranno finalmente maggiore circolazione e considerazione, restituendo nuova vita a un libro utilizzato dalla parte più attenta della storiografia resistenziale come fonte imprescindibile”
Così scrive lo storico Mimmo Franzinelli nell’Introduzione a questa edizione per focalizzare un periodo storico fondamentale del nostro passato recente da sempre fonte di dibattiti, polemiche e revisionismi. L’autore con lucida coerenza rievoca quei giorni, i compagni di lotta e le battaglie che permisero al nostro Paese il ritorno alla democrazia dopo vent’anni di dittatura fascista e cinque di guerra.
Emblematica la vita di Massimo Salvadori Paleotti. Figlio del conte Guglielmo Salvadori Paleotti e di Giacinta Galletti di Cadilhac, giovane antifascista, Max aveva seguito la famiglia nell’esilio svizzero dopo un’aggressione degli squadristi a Firenze nel 1924. Il giovane era stato bastonato mentre tentava di soccorrere il padre, attaccato per i suoi articoli pubblicati sulla stampa inglese, critici verso il regime. Laureatosi a Ginevra nel 1929, Max aveva aderito al movimento “Giustizia e Libertà”, tornato in Italia mentre collaborava alla diffusione della stampa clandestina, aveva conseguito una seconda laurea all’Università di Roma. Arrestato nel 1932, con altri circa quaranta compagni, in una “crisi di profondo scoraggiamento, fece atto di sottomissione al regime” senza compromettere nessuno degli arrestati. Condannato a cinque anni al confino di Ponza, l’atto di sottomissione al regime fascista consentì a Salvadori di scontarne solo uno e per questo fu poi inviato al domicilio coatto a Fermo.
Nel 1933, utilizzando il passaporto britannico, Salvadori espatriò nuovamente in Svizzera e poi in Inghilterra. Nel luglio del 1943, con una missione aggregata all’VIII Armata, Massimo Max Salvadori torna in Italia dopo un’assenza di quasi dieci anni. In Sicilia e a Napoli incontra i vecchi amici, conosciuti durante il periodo clandestino, al confino o in esilio. Agevola l’arruolamento nel n. 1 “Special Force” di giovani quali Alberto Cianca, Aldo Garosci, Leo Valiani, Alberto Tarchiani e Giaime Pintor, decisi a combattere gli occupanti tedeschi e i collaborazionisti della Rsi. Partecipa agli sbarchi di Salerno e di Anzio e, ai primi di febbraio del 1945, viene paracadutato nella zona occidentale delle Langhe in qualità di comandante una banda infiltrata dietro le linee nemiche. Nell’aprile del 1945, quale ufficiale di collegamento Alleato presso il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, rivendica con forza agli italiani il diritto di decidere della sorte di Mussolini, catturato dalla 52esima Brigata Garibaldi “Luigi Clerici” comandata da Pier Luigi Bellini delle Stelle. Terminata la Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione degli anni della lotta partigiana diviene per Salvadori un assillo e una priorità.
Nel 1955 con la pubblicazione del testo “Breve storia della Resistenza italiana” l’autore desidera mostrare che non è possibile comprendere il successo della Resistenza nel 1943-45, e quelli che sono stati gli insuccessi politici nel dopoguerra, se non si ha chiara la relazione con l’antifascismo degli anni precedenti. Per cogliere le peculiarità delle due fasi cruciali della storia italiana, il 1920-22 e il 1943-45, Massimo Salvadori Paleotti non esita a ricorrere al concetto di “guerra civile” scatenata dai fascisti nell’autunno del 1920, con l’esplicito appoggio di gruppi imprenditoriali, e riaccesa dalla Repubblica sociale italiana, sorta per volontà di Hitler. Il partigianato diventa così, nella sua ricostruzione, il braccio armato dell’antifascismo sconfitto nel 1922.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 25 Aprile, Festa della Liberazione: torna in libreria "Breve storia della Resistenza italiana" di Massimo Salvadori Paleotti
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