AI 2041. Scenari dal futuro dell’intelligenza artificiale di Kai-Fu Lee, Chen Qiufan

Stiamo indubbiamente vivendo un momento storico particolare, siamo nel pieno di cambiamenti epocali, dovuti alla velocissima crescita della tecnologia algoritmica.
Kai-fu Lee, per trent’anni nella ricerca e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e Chen Qiufan, uno dei più famosi scrittori di fantascienza cinesi, hanno unito le loro innegabili capacità per dar vita a questo bel libro dal titolo evocativo

AI 2041. Scenari dal futuro dell’intelligenza artificiale

(Luiss University Press, 2023).

Quando mi sono imbarcato in questo nuovo libro mi sono quindi chiesto: cosa posso fare per raccontare storie sulla IA in un modo che le renda ancor più diffusamente attraenti?
La risposta ovviamente era di lavorare con un buon narratore!

Dieci racconti che inseriscono i lettori in un futuro non troppo distante, nel quale la tecnologia è perfettamente inquadrata nella società, e dove la sua pervasività è ormai accettata.
Come lo stesso autore scrive, le prime sette storie sono state progettate per coprire le applicazioni tecnologiche e le implicazioni etiche e sociali, le ultime tre invece si concentrano più sulle questioni sociali e geopolitiche poste dalla AI.
Al termine di ogni racconto segue una proficua analisi delle tecnologie menzionate, spiegate in maniera da poter essere comprese anche dai “non tecnici”, sebbene si diano per scontate alcune nozioni di base necessarie.
Un modo nuovo e “intelligente”, appunto, per avvicinare i lettori a una migliore comprensione del fenomeno e delle sfide che sta già ponendo.

Personalmente, le storie che ho preferito sono state “I passeri gemelli”, “Il pilota santo” e “L’isola della felicità”, in quanto son quelle nelle quali meglio si esplorano le opportunità ma anche i pericoli che si annidano in un possibile futuro utilizzo indiscriminato e non vigilato di sistemi cosi “familiari” da nascondere bene le proprie insidie.

Non c’è miglior chiosa di quella citata nell’ultimo racconto, un proverbio aborigeno australiano, che dice:

Chi perde i sogni è perduto.