Lo scrittore Carlo Fruttero è morto il 15 gennaio 2012 nel luogo che aveva scelto di salutare per ultimo, quella Roccamare di Castiglione della Pescaia per cui aveva lasciato la sua città natale, Torino. È morto verso le 17.30, accudito dalla figlia Carlotta e dai parenti più stretti. Il necrologio lo ha scritto da solo, "stringato", e il suo ultimo desiderio è stato quello di essere seppellito accanto a Italo Calvino.
Carlo Fruttero: come descriverlo? (Auto-)Ironico e geniale fino alla fine, come quando nel 2007 arrivò ultimo nella cinquina finale selezionata alla premiazione del Campiello con "Donne informate sui fatti", secondo libro scritto senza l’amico di sempre, Franco Lucentini, suicidatosi nel 2002 dopo una lunga malattia che lo costringeva all’immobilità. Furono polemiche, quell’anno, che Fruttero si divertì ad alimentare: lui in fondo sapeva che la vita, in fondo, era tutto uno scherzo, tant’è che 3 anni più tardi la giuria del Campiello gli consegnò il premio alla carriera, quasi per scusarsi, o per omaggiarlo due volte.
Fruttero fu colui che garantì al genere fantascientifico la promozione nella serie A della letteratura italiana curando la straordinaria raccolta di racconti "Le meraviglie del possibile" e poi dirigendo assieme a Lucentini la collana Urania (chi non se la ricorda con un po’ di nostalgia?).
E i libri scritti poi, quelli redatti a 4 mani, che la critica ufficiale quasi non gli perdonava mai come se a scrivere potesse esserci solo uno e uno soltanto. Fruttero non ci badava, faceva il suo mestiere, non si curava di nessuno, guardava, passava, scriveva, fumava e viveva. Senza le Gauloises, non ci sarebbe stata penna che si sarebbe mossa, e senza penna che si fosse mossa, non ci sarebbe stata vita.
Fruttero era un italiano come tanti, un "insider" (quando lavorava per Einaudi) che voleva essere "outsider", innamorato così tanto della vita da non bastargli quella che aveva: lui creava e leggeva, e ora in tanti racconteranno la sua storia e in tanti la leggeranno, ora che se n’è andato.
"Già", sembra quasi sentirlo dire, "me ne sono andato, e proprio per questo, in fondo, che me ne importa?"
Addio Carlo Fruttero e grazie per il tempo che ci hai regalato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio Carlo Fruttero, funambolo della letteratura
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