
A fine anno in TV abbiamo avuto un adattamento televisivo del Conte di Montecristo e a gennaio ne è stato trasmesso un secondo, con attori e regista di importanza internazionale.
Se le trame nel complesso si assomigliano - più libera la prima dalla trama del romanzo - l’interpretazione del sentimento di vendetta differisce.
Dantès nel romanzo di Dumas: una calcolata vendetta


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La prima parte del romanzo Il conte di Montecristo è forse quella più intrigante e di più facile lettura. Nella seconda parte, quando Dantès si trasferisce a Parigi per attuare la sua vendetta, la trama si infittisce di personaggi, le cui vicende sono talora difficili da seguire.
Una volta la seconda parte non veniva consigliata ai giovani proprio perché impregnata di un sentimento di vendetta, contrario alla cultura cristiana e anche al viver civile.
Ma chi non ha mai subito un qualche torto da una persona più potente? E quindi tutti ci identifichiamo in Dantès, nel momento in cui mette in atto la sua vendetta nei confronti di persone che sono diventate le più illustri di Francia. D’altra parte tutti ci siamo identificati nella figura di Zorro o di Robin Hood e forse anche in quella di Rambo e di tanti altri solitari eroi americani.
Nel romanzo la vendetta viene portata a termine da una persona che ha sì una ricchezza illimitata, ma che la sa usare e ha a disposizione degli informatori degni dei servizi segreti; inoltre, riesce a portare a processo un eroe nazionale, riesce a fare fallire un grande banchiere e infine riesce anche a rendere pubblico un odioso crimine commesso dal quarto dei suoi accusatori, un procuratore.
Nel romanzo Dantès appare come un freddo calcolatore che affascina con la sua ricchezza ma anche con la sua perfetta capacità di muoversi nel mondo degli affaristi, che sono riusciti a diventare ricchi e nobili da poveri che erano, mettendo in moto quell’ascensore sociale che si era creato nella Francia del primo Ottocento e che sino al secolo precedente sarebbe stato impensabile.
I sentimenti di Dantès ci vengono svelati raramente e solo alla conclusione del romanzo. Ai personaggi di cui si serve, truccandosi, per fare le buone azioni è lasciato il resto.
Anche il camuffarsi e presentarsi come altra persona era un elemento presente nelle rappresentazioni teatrali delle epoche precedenti e non verrà mai del tutto abbandonato. Vi farà ricorso nel secolo scorso quel ladro gentiluomo di Arsenio Lupin, che si diverte ad abbindolare la polizia. Edmondo Dantès invece non si diverte per nulla.
“Il Conte di Montecristo” in tv: gli ultimi adattamenti televisivi
Il film in due puntate trasmesso alla fine dell’anno scorso - è un film francese del 2024 scritto e diretto da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte - presenta un Dantès che si sostituisce a Dio Onnipotente, che ha la colpa di non aver saputo fermare delle persone che non sono solo suoi nemici ma colpevoli di altri misfatti.
Nel secondo invece - una miniserie televisiva franco-italiana diretta da Bille August e scritta da Greg Latter e Sandro Petraglia, che vede Sam Claflin come protagonista - il suo mentore, l’abate Faria, dice che
la vendetta alla lunga non dà nessuna gioia.
E lui non riesce a ritrovare l’amore della sua giovinezza, Mercedes, che ha sposato Mondego - suo accusatore - ma da cui ha avuto un figlio e che vuole solo dimenticare ritirandosi a vita privata.
Così Dantès sposa Haydée, la ragazza che lui ha liberato a Costantinopoli e che ha condiviso con lui la voglia di vendetta nei confronti di Mondego, il quale aveva tradito suo padre, pascià di Giannina, e si era appropriato dei suoi beni, destinando lei e la madre alla schiavitù nell’impero turco.
La mutazione della vendetta, dal romanzo allo schermo
Nel romanzo la vendetta paga? Non del tutto, ma è quasi un’operazione necessaria.
Nelle ultime due serie televisive - le ultime due di tante che le hanno precedute -, la vendetta riempie a tal punto il protagonista che alla fine è completamente svuotato e si rende conto di aver superato ogni limite nella prima serie, mentre è quasi da condannare nella seconda serie.
La vendetta di Dantès ha il sapore della giustizia, ma si consuma poco alla volta. È ben diversa dalla vendetta popolare che risolve tutto con l’assassinio o con quella più sofisticata ordita da una congiura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il tema della vendetta nel “Conte di Montecristo”: differenze tra il romanzo e gli ultimi adattamenti televisivi
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