Agostino Ancilotto, il volto di un eroe dell’aviazione
- Autore: Mirko Sernaglia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
L’immagine di un viso quasi imberbe, una storia di guerra e il libro che la racconta: Agostino Ancilotto, il volto di un eroe dell’aviazione, pubblicato nel 2023 da Gaspari Editore (Udine, collana I Gelsi, 80 pagine), a opera di Mirko Sernaglia, con il patrocinio della Provincia di Treviso, la prefazione dell’esperto di storia aeronautica Paolo Variale e l’introduzione dello studioso di storia veneta Silvio Ghedin. Numerose le immagini fotografiche a corredo, provenienti da raccolte pubbliche e private.
L’autore è un ricercatore, collezionista di reperti bellici, cura un piccolo museo della prima guerra mondiale e proprio questa passione per i materiali d’epoca ha originato il volume. Il legame con Ancilotto è stato stabilito attraverso un oggetto del giovane ufficiale trovato casualmente, la prima di tante le coincidenze provvidenziali che hanno assecondato quattro anni di ricerche ostinate del trevigiano Sernaglia. Sostiene che la coincidenza è un filo invisibile che lega cose apparentemente lontane e si direbbe che quel filo lo abbia trovato e ne sia stato guidato costantemente.
Tante le combinazioni fortuite in questa bella iniziativa di un appassionato di storia e cimeli della Grande Guerra. Hanno concorso nell’offrirci un libro piccolo ma un documento raro della componente umana che ha contribuito a scrivere col sangue le vicende di una guerra ancora di forte interesse, nonostante il secolo di distanza. È stata una storia di uomini di tutte le nazionalità, di ragazzi come il tenentino di Cavalleria e osservatore aeronautico oggetto della ricerca di Sernaglia e protagonista del volume.
Non avremmo creduto a quello di cui stiamo per riferire, se non l’avesse raccontato in queste pagine, a cominciare dai particolari: un bracciale aeronautico di riconoscimento, il volto di un ufficiale ventunenne con il grande colletto bianco dei Lancieri di Novara, un sopralluogo fortunato sul ghiaione roccioso nelle Alpi Giulie slovene, in cui il 10 ottobre 1917 cadde un aereo biposto da osservazione del Regio Esercito. E tanto hanno fatto la determinazione di Sernaglia, le sue forti motivazioni, spinte, chissà, da una pulsione inconscia.
Si deve pensare che tutto sia nato per caso, da un oggetto? Com’è finito nelle mani giuste, tra migliaia di appassionati che spulciano i mercatini di Militaria?
Mirko ha acquistato il bracciale il 10 ottobre 2017, anniversario dell’ultimo decollo del SAML S2 dall’aeroporto militare di Campoformido. Non lo sapeva ancora, ma cento anni prima il caporale pilota Enrico Fiore, torinese tra poco ventiduenne e l’ufficiale osservatore Agostino Ancilotto, avevano preso posto nella carlinga del biplano della 114a Squadriglia.
Bracciali di riconoscimento come quel modello “Patria” venivano acquistati privatamente, per svolgere una funzione aggiuntiva ai piastrini appesi al collo con un cordoncino, ritenuti labili e inefficaci. Era un astuccio di metallo, più resistente e a chiusura ermetica. Custodiva i dati sull’identità di chi lo indossava, scritti con inchiostro speciale indelebile sul foglietto protetto dalla celluloide. Cinque anni fa è stato posto in vendita da un giovane, che lo aveva ereditato dal nonno.
L’iscrizione all’interno era perfettamente conservata: Agostino Ancilotto, Sottotenente cavalleria Lancieri di Novara V. Con sorpresa per Mirko, apparteneva al concittadino di un secolo prima citato sulla lapide che lo ricorda in Borgo Cavour a Treviso. Avviata subito la ricerca, aveva scoperto che il giovane conte, nato nel 1896 e figlio di una famiglia di filandieri, era stato decorato come “ardito osservatore dall’aeroplano” ed era parente del famoso asso dell’aviazione militare Giannino Ancilotto.
Sul settimanale l’Illustrazione Italiana, nel 1918, una foto di Agostino mostrava il volto di un giovane, dall’espressione matura, da cui traspariva decisione e fierezza.
Nell’ottobre 1916, aveva fatto domanda di transitare nella nuova specialità degli osservatori d’aereo, contro la volontà dei genitori, che lo sapevano assegnato al deposito dei Lancieri. Non avevano torto, i pericoli legati al nuovo incarico erano notevoli, confermati dalle disavventure aviatorie toccate al giovane nell’anno di servizio in volo.
Dodici mesi dopo, decollati per una ricognizione sulle Alpi Giulie, i due aviatori vennero ostacolati dalla pioggia battente, dai lampi e dal vento. Anche una perdita di potenza del motore fece la sua parte e costrinse il caporale pilota a un atterraggio di fortuna sul ghiaione sotto alcuni pericolosi rilievi. Le rocce frantumarono gran parte del velivolo, Ancilotto rimase incastrato nei rottami, la testa ferita, una gamba rotta gravemente. Fiore non riuscì a estrarlo, ma nonostante i due piedi fratturati si sforzò di scendere a valle per chiedere aiuto, sia pure al nemico.
I due italiani vennero soccorsi e ricoverati, Fiore nell’ospedale di Klagenfurt, da cui fu trasferito nel campo di prigionia di Mauthausen, prima di tornare in Italia nel giugno 1918, in uno scambio di prigionieri feriti. Agostino, che aveva ripreso conoscenza, si aggravò e spirò il 17 ottobre 1917, sepolto due giorni dopo con gli onori militari.
La salma venne riportata in Italia nel 1921 e riposa in un bel sarcofago di marmo nella tomba di famiglia nel cimitero trevigiano di San Lazzaro. Grazie alla dedizione di Mirko, non è più soltanto un semplice nome sopra una lapide. Ha una storia e un volto, di eterno ragazzo in divisa, restituiti dall’ispiratissimo Sernaglia.
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