

Aguzzare la vista. I maestri del cartellonismo nei classici del cinema italiano
- Autore: Paola Biribanti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
- Anno di pubblicazione: 2025
Scorgere i manifesti pubblicitari nei film che hanno fatto la nostra storia del cinema non è solo saper aguzzare la vista, ma individuare lavori artistici della storia recente italiana firmata dai più grandi maestri del cartellonismo e dell’illustrazione, da Marcello Dudovich a Gino Baccasile, da Bruno Munari ad Armando Testa. Il cinema e la pubblicità, scrive Paola Biribanti, hanno radici fortemente intrecciate, sono “figli della modernità” nati dall’unione tra spettacolo e industria. Dagli anni Cinquanta in poi, inserire manifesti pubblicitari nei film divenne una consuetudine; erano inquadrature che avrebbero valorizzato il marchio o il prodotto. Lo studio dell’autrice è un lavoro meticoloso e accurato di notizie, curiosità e dettagli sul cartellonismo italiano, un tempo unici strumenti di comunicazione. Si creavano sui set ambientazioni moderne con scritte e insegne, e ben visibili: ad esempio i manifesti della Cinzano, Alemagna e Isolabella, testimoni di un’epoca.
Aguzzare la vista. I maestri del cartellonismo nei classici del cinema italiano (Graphe.it, 2025) è il nuovo saggio di Paola Biribanti, che ha lavorato per diversi anni nel campo dell’editoria dopo la laurea in Storia dell’Arte. Giornalista e scrittrice con la passione per il disegno e l’illustrazione, è una penna prestigiosa nel campo delle arti e studiosa di Storia dell’Illustrazione, e collabora con riviste di settore.
L’intento principale dell’opera di Paola Biribanti, scrive Erik Balzaretti, è realizzare una densa e significativa panoramica sui principali illustratori–autori dell’arte del manifesto merceologico in Italia, tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso. Uno dei più grandi illustratori è stato Marcello Dudovich, padre del moderno cartellonismo dal 1921 al 1956, che ha segnato un’epoca con i manifesti della Rinascente. Iniziò negli anni Trenta in un’Italia fascista piena di fervore tra iniziative e talenti: furono gli anni del Cubismo e del Futurismo. Nel film Uomini che mascalzoni di Camerini, con un magrissimo Vittorio De Sica, si intravedono alcuni dei manifesti più in voga, quello della Fiera del Levante, la Crema Venus oltre a quello della Coca Cola.
La Coca Cola nel 1933 investì moltissimi soldi nella Metro-Goldwyn Mayer, affinché sugli schermi si ponesse la pubblicità del loro marchio. In Grandi magazzini tra i marchi si noterà il manifesto del panettone Motta: un progetto ambizioso, quello di Angelo Motta, da ex fornaio a imprenditore di successo. E rispecchia il periodo storico e drammatico Ladri di Biciclette, in una Roma devastata dalla guerra all’indomani della liberazione, labirintica e con gli attori presi dalla strada voluti fortemente da De Sica; con la bicicletta al tempo unico mezzo per spostarsi, il protagonista, l’imbianchino comunale, nell’affissione al muro di un cartellone che recitava “Gli aiuti d’America”, guarda ammirato l’immagine della diva del momento, Rita Hayworth, nel manifesto del film Gilda. Vengono così messi insieme il cinema americano nel suo periodo d’oro e la tragica realtà italiana di un Paese da ricostruire.
È da ricordare Gino Boccasile, uno dei cartellonisti più richiesti degli anni Trenta, di fede mussoliniana, un’ombra che ancora oggi pesa sul suo ricordo. Fascista sin dalla prima ora, si schierò sempre dalla parte del Duce anche durante i giorni di Salò. Amico della Germania, nel 1944 venne nominato tenente delle SS italiane. Celeberrimo è il suo Sottoscrivete, Si arrenderanno, nel film Due lettere anonime con Clara Calamai, nel quale era rivolto l’invito alle popolazioni di un contributo economico per l’esito favorevole del conflitto.
Boccasile aveva dimostrato di aver messo in campo molti degli stereotipi propagandistici a sfondo razziale diffusi dal Ministero della Cultura Popolare: il fante americano nero, cencioso e scalzo; l’inglese triste e intimidito; il sovietico connotato da fattezze bestiali.
Uno dei manifesti pubblicitari più importanti del tempo, che ha fatto storia, lo ritroviamo nel film Roma 11 con Raf Vallone e Massimo Girotti, quello Riccadonna di Boccasile con la bionda testimonial in un abito di gran lusso, avvinta a una bottiglia di spumante; nel film, le donne che sfileranno davanti al cartellone sono diverse per estrazione sociale, ma uguali per mestizia nell’abbigliamento e disperazione negli occhi.
Un professionista sopraffino della comunicazione visiva che aveva capito benissimo che la pubblicità, prima ancora della merce, vende il sogno.
Il cinema alla fine del Neorealismo tentava nuove strade con film meno impegnati, nel cercare il pubblico che amava le storie hollywoodiane. Il nostro Paese era in ripresa, c’era un cambiamento tangibile, erano “gli anni della resurrezione” e Milano divenne cornice della ripresa economica del Paese e della genialità nella pubblicità. Con il miracolo economico, le città cambiavano aspetto, e anche la vita nei quartieri e nelle famiglie. “C’è il boom economico, un’aria di cuccagna, ognuno bada ai suoi interessi”, scriveva Italo Calvino, e la nostra autrice ne riporta le riflessioni per raccontare Il sorpasso di Dino Risi e un’Italia del benessere e dell’esuberanza. Ai bordi delle strade su cui sfreccia la Lancia Eurelia con alla guida Vittorio Gassman, uno dopo l’altro sono visibili i cartelloni della Singer, Motta, Strega, Agip.
Aguzzare la vista è un saggio interessante non solo per chi ama il cinema; un seducente percorso nei film italiani alla ricerca dei più famosi manifesti pubblicitari, vere e proprie opere d’arte nascoste ma visibili agli occhi attenti, che ripercorrono la storia del costume del nostro Paese.

Aguzzare la vista. I maestri del cartellonismo nei classici del cinema italiano
Amazon.it: 17,57 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aguzzare la vista. I maestri del cartellonismo nei classici del cinema italiano
Lascia il tuo commento