Nel romanzo Al mare (Fazi, 2024, traduzione di Teresa Ciuffoletti) la scrittrice Dörte Hansen descrive con velata malinconia la vita su un’isola del Mare del Nord, le esistenze scandite dalle maree, ma anche dal crescente turismo a cui quel luogo è soggetto.
Su un traghetto per un’isola da qualche parte nello Jutland, nella Frisia o nella Zelanda, c’è un uomo che molla e assicura gli ormeggi ed è sempre troppo poco vestito per il freddo salato e ferroso di un porto del Mare del Nord.
Ecco l’incipit del romanzo; un inizio che conduce i lettori in luoghi freddi, a contatto con una natura non sempre benigna ma alla quale comunque gli isolani sono profondamente “legati”.
Da tempo immemorabile la famiglia Sander lì dimora: Hanne, sull’isola, ha cresciuto i tre figli, quasi un viaggio “in solitaria” perché il marito Jens ben presto ha lasciato la famiglia. Hanne è rimasta in quella:
“Casa da calendario, smagliante oltre la recinzione e i meli cotogni”.
Con lei sono rimasti i tre figli: Ryckmer, ora marinaio troppo incline al bere e per questo retrocesso dalla plancia di una petroliera a un barcone che fa la spola sul Mare del Nord, Eske, infermiera in una casa di riposo e Henrik, il più solitario, quello che ogni mattina raccoglie ciò che il mare ha depositato sulla riva per lui.
Hanne è sempre impegnata:
Hanne Sander ha sempre stroncato sul nascere le malattie dell’attesa, la malinconia e la stanchezza di vivere perché non voleva diventare una di quelle donne che smettono di lavarsi i capelli e vanno in giro con le calze bucate. Che parlano da sole e maledicono il marito, la navigazione e il mondo intero.
Hanne, da sempre molto attiva. Nei mesi estivi la sua casa, nel passato, diventava una residenza temporanea per i turisti, e i suoi tre figli dovevano rinunciare alle loro stanze. Il lavoro non l’aveva certo avvicinata a Jens ma lei non era indietreggiata nelle sue scelte. Ora è anche impegnata nel curare le attività di un museo locale e ogni sua giornata è intensa.
Nell’isola molto è cambiato: è finito il tempo in cui si viveva di caccia alle balene. Ciò è palese quando un capodoglio si spiaggia e nessuno sa come affrontarlo
Jens Sander sente il gorgoglio delle sue viscere, la compassione che prova è pari all’orrore. Vorrebbe andarsene e al tempo stesso non sa se può andar via. Si sentirebbe come uno che abbandona un congiunto in riva al mare.
In un romanzo fatto emotivamente di alte e basse maree Dörte Hansen racconta di vite che cambiano, che tornano alle origini, che svelano passioni mai dette ma anche di esistenze che si perdono in mare aperto.
I personaggi, insieme all’isola, sono il punto cardine del romanzo. Tutti i protagonisti sono dotati di profondità psicologica. Il loro destino muta come la vita isolana che da ambiente aspro ma avvezzo alle ostilità della natura diventa luogo aperto ai turisti ma perde la propria autenticità.
In Al mare il sentimento di malinconia pervade gli animi delle persone perché c’è chi dopo lungo tempo si ritrova, ma c’è anche chi perde un compagno e chi la vita.
In quel luogo, solo in parte toccato dalla mondanità, tutto potrebbe essere più semplice, più ovattato eppure il destino non risparmia asperità ai personaggi del narrato.
Dörte Hansen riesce a raccontare storie intime e individuali, ma allo stesso tempo affronta argomenti molto generali e attuali, quali i cambiamenti climatici e sociali.
Le vicende, sia dei personaggi principali che di quelli secondari, sono descritte in modo a volte lieve, a volte più toccante e l’intera narrazione è una delicata esplorazione di destini personali.
Al di là di quest’aura malinconica e fredda il romanzo Al mare tocca vivamente e caldamente chi s’immerge nella lettura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Al mare” di Dörte Hansen: un libro che è esplorazione dei destini personali
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