Albert Camus. Vivere in tempi di catastrofe
- Autore: Catherine Maubon
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2022
"Filosofo libertario, Don Giovanni, romanziere, Premio Nobel di madre analfabeta, attore e drammaturgo militante, calciatore da ragazzo, tifoso da adulto, di sinistra ‘suo malgrado’, moralista senza moralismo, eroe della resistenza e pacifista convinto, algerino in esilio a Parigi, grande giornalista nonché instancabile polemista, amante della vita libera ma liberamente sottomesso alla disciplina creativa […] Albert Camus è stato questo e ben altro […] Camus è stato e rimane un soggetto ‘incandescente’.” (pag. 31-32)
Così Albert Camus secondo le declinazioni di Catherine Maubon nel saggio che gli dedica per Clichy: Albert Camus. Vivere in tempi di catastrofe. E non è finita qui con le rivelazioni: a pagina 45 si ridiscute, per esempio, persino l’etichetta filosofica che inquadra Camus come un “esistenzialista” tour court. Ancora l’autrice:
“Il guaio è che, suo malgrado, il non ancora trentenne scrittore si è ritrovato dall’oggi al domani ‘profeta dell’assurdo’ e, peggio ancora, esistenzialista. Prova invano a chiarire, in numerose interviste, che non lo è: ‘Sartre è esistenzialista, e il solo libro di idee che ho pubblicato, Il mito di Sisifo, era diretto proprio contro i filosofi detti esistenzialisti."
Da questa parziale presa di distanza dal nulla, discende in Camus l’accezione di “rivolta” come azione di riscatto metafisica e sociale (L’uomo in rivolta).
In presenza di un assurdo appellato come “divorzio tra l’uomo e la sua vita”, il solo fine possibile del vivere e dell’agire umani, secondo Camus risiede insomma nella lotta. Nell’avversare in ambito sociale, tutto ciò che è illegittimo, sopraffacente, inumano, come la pena di morte (“Se la Natura condanna a morte l’uomo, che almeno l’uomo non lo faccia”).
In questo poggiare ostinato sulla rivolta come forza pro-attiva, le riflessioni filosofiche di Albert Camus – attraverso romanzi e saggi filosofici – si caricano di valenze universali; capaci di scavallare i meri ambiti della contingenza storica (di cui Camus è stato tuttavia lucidissimo indagatore), per approdare a una trattazione della condizione umana, fissata attraverso i suoi nuclei fondamentali.
Fronteggiare le "pesti" della guerra, della dittatura, della disparità sociale, è, in altre parole, possibile soltanto all’interno di una prospettica solidale, collaborativa. Uniti dal collante degli ideali positivi (perseguiti e difesi con determinazione), gli esseri umani non devono mai abbassare la guardia, devono piuttosto vigilare nel caso in cui “la peste torni a inviare i suoi ratti” (La peste).
A fare il paio con le luminose analisi contenute nel saggio di Catherine Maubon, anche Vivere in tempi di catastrofe, come gli altri volumi della collana "enciclopedica" Sorbonne, annovera immagini ed estratti dalle opere fondamentali di Camus. Quest’ultima, tratta da L’enigma, riepiloga significativamente la sfida sisifica e il pensiero indomito dello scrittore-filosofo:
“Come tutti quelli della mia età sono cresciuto al suono dei tamburi della prima guerra e la nostra storia non ha cessato poi di essere assassinio, ingiustizia o violenza. Ma il vero pessimismo, ed esiste, consiste nell’aggravare tanta crudeltà e infamia. Da parte mia, non ho mai smesso di lottare contro un tal disonore e non odio che i crudeli. Nei momenti più oscuri del nostro nichilismo, ho cercato soltanto le ragioni per superare quel nichilismo. E non per virtù, né per rara elevatezza, ma per istintiva fedeltà a una luce in cui sono nato e dove gli uomini hanno imparato da millenni a salutare la vita anche nella sofferenza.” (pag. 108)
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