Il 7 novembre 1913 nasceva a Mondovì, in Algeria, Albert Camus. Insieme a Jean-Paul Sartre è considerato il padre dell’esistenzialismo moderno e fu il massimo esponente della teoria dell’assurdo, portando in letteratura lo spietato dissidio tra la costante ricerca di senso dell’uomo e l’insensatezza ontologica della vita.
Nel 1957 fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura per le sue opere letterarie capaci di illuminare i “problemi della coscienza umana del nostro tempo”.
Camus è ricordato più frequentemente per la sua tragica morte, avvenuta in un grigio mattino di gennaio del 1960: morì a soli quarantasette anni in un incidente d’auto, insieme al suo editore Michel Gallimard. Proprio lui che aveva scritto che un incidente stradale era “il modo più assurdo di morire”.
Ma chi era Albert Camus? Viene definito un filosofo, un libero pensatore, un giornalista, spesse volte queste attribuzioni sovrastano la definizione comune di “scrittore”, perché lui aveva sempre posto l’Uomo al centro della sua riflessione filosofica facendosi portatore, attraverso la sua penna, di valori civili, esistenziali e soprattutto morali.
Albert Camus, tuttavia, fu prima di tutto un pied-noir, nato francese in terra straniera, condannato a subire il peso della propria condizione di “straniero” per tutta l’infanzia e la giovinezza. “Pied-noir” era un’espressione dispregiativa con cui in Algeria si indicava chi era legato per origine alla madrepatria pur essendo nato nella colonia francese. La sradicamento fu dunque una costante nella vita di Camus e forse quel sentimento che lo spinse a scrivere i suoi libri, diversi da tutte le altre opere scritte fino a quel momento. La letteratura di Camus era un’indagine sull’esistenza che non perveniva a risposte certe né consolatorie, ma trascinava il lettore alla scoperta di quel “senso dell’assurdo” che, come una tempesta, è sostanza stessa della vita.
Albert Camus: la vita
Albert Camus, dunque, nacque in Algeria il 7 novembre 1913. Era figlio di Lucien, originario dell’Alsazia, un comune impiegato in un’azienda vinicola, e di Catherine Sintés, una donna di origini spagnole.
Camus rimase orfano di padre nella primissima infanzia, in seguito alla Battaglia della Marna. Fu quindi cresciuto dalla madre e dalla nonna materna. Era un bambino fragile, difficile, di salute cagionevole. Crebbe nella miseria, come raccontò spesso nei suoi libri; la tubercolosi l’avrebbe colpito presto e sarebbe rimasta una sgradita compagna per gran parte della sua vita.
Era, però, uno studente modello, una mente brillante. Ad avvicinarlo alla letteratura fu il suo professore di filosofia, Jean Grenier, che gli consiglio di leggere La Douleur di André de Richaud in seguito rimase suo amico per tutta la vita. A causa dei suoi problemi di salute Camus dovette abbandonare gli studi scolastici e proseguire da privatista; si laureò in filosofia all’Università di Algeri nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant’Agostino. In quegli anni aveva iniziato a maturare il suo pensiero sull’esistenzialismo, avvicinandosi inoltre al movimento antifascista e al partito comunista francese.
In seguito avrebbe lavorato come commerciante, commesso, impiegato, attore nella compagnia di Radio Algeri. Ma la sua dimensione era la scrittura. Terminati gli studi iniziò a scrivere i primi saggi, tra cui ricordiamo Il rovescio e il diritto, e a collaborare per diverse redazioni come giornalista e critico specializzato. Lavorò come cronista per Alger-Républicain e, dopo essersi trasferito a Parigi, divenne redattore di Paris Soir e poi direttore di Combat (1944-48), giornale simbolo della Resistenza francese nella Seconda guerra mondiale. A quegli anni parigini risale anche la sua amicizia con Jean-Paul Sartre. Nel 1941 pubblicò il suo primo romanzo, Lo straniero, presso la casa editrice Gallimard. Pochi anni dopo avrebbe dato alle stampe il suo capolavoro, La peste (1947).
Camus sarebbe tornato diverse volte in Algeria per testimoniare, in qualità di cronista, le ribellioni del popolo alla madrepatria: il popolo arabo, scriveva nei suoi editoriali, voleva la democrazia. In seguito la sua salute difficile e lo stato avanzato della malattia - la tubercolosi aveva ormai intaccato entrambi i polmoni - lo costrinsero a rimanere in Francia e non fece più ritorno ad Algeri né a Orano.
A Parigi erano nati i suoi due figli, i gemelli Jean e Catherine, avuti dalla moglie Francine Faure, una pianista francese, nota per le sue splendide esibizioni di Bach.
Sarebbe stata proprio la figlia Catherine a ritrovare l’ultimo manoscritto del padre, un testo di centoquarantaquattro pagine cui fu dato il titolo Il primo uomo, dopo la sua tragica morte. Sarebbe stata sempre Catherine a ricostruirlo, con metodo filologico, e a darlo alle stampe.
Ora Albert Camus e Francine Faure sono sepolti insieme al cimitero di Lourmarin, in Provenza.
Il discorso di Albert Camus per il conferimento del Nobel
Albert Camus fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1957, appena tre anni prima della sua morte prematura. Le sue condizioni di salute erano già molto precarie all’epoca, ma lui aveva molti progetti e disse ad André Malraux di aver intenzione di dirigere un teatro sperimentale.
Il suo discorso a Stoccolma, in occasione della consegna del Premio Nobel, sarebbe entrato nella storia. Non si trattava di un semplice discorso, ma di un testamento spirituale che conteneva anche delle importanti raccomandazioni per le generazioni a venire.
Camus fece anzitutto luce sulla sua missione di scrittore, definendo la propria arte come un talento al servizio dell’umanità tutta:
L’arte non è ai miei occhi gioia solitaria: è invece un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie di tutti. L’arte obbliga dunque l’artista a non isolarsi e lo sottomette alla verità più umile e più universale. E spesso chi ha scelto il suo destino di artista perché si sentiva diverso dagli altri si accorge ben presto che potrà alimentare la sua arte e questo suo essere diverso solo confessando la sua somiglianza con tutti.
Infine pronunciò delle parole che oggi risuonano ancora con maggiore forza, in questo mondo in subbuglio, non poi molto diverso dalla realtà che si affacciava davanti agli occhi di Albert Camus nel lontano 1957. Lo scrittore parlava di un mondo “minacciato di disintegrazione”, ma vedeva nell’umanità la possibilità di costruire una solida “arca di alleanza”. Chi definiva Camus un nichilista, probabilmente non l’aveva capito affatto. Nell’epilogo del Mito di Sisifo, uno dei suoi saggi più belli e acuti, del resto diceva: “Bisogna immaginare Sisifo felice”.
Camus non era solo un uomo, era un “pensiero” e il suo pensiero costruiva una “civiltà”. La sua ricerca affannosa - le sue domande ostinate e insolute - puntavano prima di tutto a un’unione morale.
Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga. Erede di una storia corrotta in cui si fondono le rivoluzioni fallite e le tecniche impazzite, la morte degli dei e le ideologie portate al parossismo, in cui mediocri poteri, privi ormai di ogni forza di convincimento, sono in grado oggi di distruggere tutto, in cui l’intelligenza si è prostituita fino a farsi serva dell’odio e dell’oppressione, questa generazione ha dovuto restaurare, per se stessa e per gli altri, fondandosi sulle sole negazioni, un po’ di ciò che fa la dignità di vivere e di morire. Davanti ad un mondo minacciato di disintegrazione, sul quale i nostri grandi inquisitori rischiano di stabilire per sempre il dominio della morte, la nostra generazione sa bene che dovrebbe, in una corsa pazza contro il tempo, restaurare fra le nazioni una pace che non sia quella della servitù, riconciliare di nuovo lavoro e cultura e ricreare con tutti gli uomini un’arca di alleanza.
Albert Camus: le opere
- Lo straniero (1942)
- La peste (1947)
- Il mito di Sisifo (1942)
- Caligola (dramma teatrale scritto nel 1938, rappresentato nel 1944)
- L’uomo in rivolta (1951)
- L’estate (1954)
- La caduta (1956)
- La morte felice (pubblicato postumo, 1971)
- Il primo uomo (pubblicato postumo nel 1994 da Gallimard per volere della figlia Catherine)
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Il mistero della tragica morte di Albert Camus
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Albert Camus: vita e opere dello scrittore dell’assurdo
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