Alcyone è una raccolta poetica di Gabriele D’Annunzio, pubblicata nel 1903 e composta nei quattro anni precedenti. È il terzo libro delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi e appartiene a un progetto complesso che prevedeva sette libri, ciascuno intitolato con il nome di una delle stelle della costellazione delle Pleiadi. I libri che arrivarono al pubblico furono però solo cinque: Maia, Elettra, Alcyone, Merope e Asterope.
La stagione poetica inaugurata dalle Laudi è vissuta da D’Annunzio stesso come alternativa a quella dei grandi romanzi (tra cui Il Piacere) che l’aveva preceduta. Tutte le Laudi, e Alcyone in particolare, presentano la piena maturazione creativa e umana del poeta, colto qui nel suo momento più alto.
Come sono organizzati i testi della raccolta? Di cosa parlano? Scopriamo insieme struttura e temi di Alcyone.
Alcyone: i temi della raccolta
Lo sviluppo degli 88 componimenti in cui si articola la raccolta segue lo sviluppo dell’estate, da giugno a metà settembre, e si presenta come una celebrazione della stagione e del suo valore simbolico.
Il proemio che apre la raccolta, La tregua, la lega alle due precedenti e segna una pausa da esse, una tregua, appunto, dall’impegno prima eroico e poi civile del superuomo, attestati rispettivamente in Maia ed Elettra.
L’allontanarsi dall’impegno eroico e civile lascia spazio alla fusione panica con la natura, cardine dell’intera raccolta. Sebbene già diffusa nella cultura europea (in Germania già dal romanticismo), questa concezione del rapporto tra io e natura era inedita per gli italiani, che avevano dato maggior rilievo al razionalismo e alla retorica di stampo latino. Poeti e filosofi romantici tedeschi, invece, avevano scelto la via greca, ispirandosi in particolare a presocratici e neoplatonici. Da loro era nata così una diversa interpretazione del classicismo, incentrata su vitalismo e panismo, che faceva della natura il luogo di manifestazione del divino. A questa concezione faceva riferimento anche Nietzsche, tramite fondamentale perché arrivasse infine a D’Annunzio.
Al poeta, nella sua fusione con la natura, è concesso di vedere epifanicamente qualcosa che al resto degli uomini è precluso. Questo fa sì che la parola impiegata in Alcyone sia sempre evocativa e analogica e mai direttamente referenziale. Non indica qualcosa di tangibile e visibile, indica sempre se stessa, ha il compito di trasmettere delle sensazioni.
Per questo motivo la lingua poetica predilige determinate aree semantiche, che hanno a che fare con la sfera uditiva e visiva. Suoni, luci e colori sono fondamentali per provare a ricreare su carta l’esperienza vissuta dal poeta.
Altrettanto importante è il ricorso al mito: i riferimenti a figure e personaggi mitologici sono frequentissimi. La conseguenza è che le poesie sono ambientate in un tempo sospeso, in cui il presente del poeta è in realtà il presente perenne e mitico della poesia. Anche lo spazio è uno spazio mitico, in cui al paesaggio toscano si sovrappone costantemente il modello classico: campagne e pinete sono sempre travestite da Grecia classica e arcaica.
La raccolta presenta un ampio spettro di riferimenti culturali classici italiani, greci e latini. In un momento storico di rottura con il passato, D’Annunzio sceglie la via del rinnovamento proprio tramite il ricorso al classico. La sua operazione, però, non ha l’obiettivo di riaprire il pubblico ai classici, ma di inserire la propria figura nel solco da essi tracciato. Scrivere nella lingua di Dante e Petrarca significava, in parte, riproporsi come Vate di una nazione sprovvista di tale ruolo guida.
Il recupero dei classici italiani due e trecenteschi è evidente fin dalle scelte che riguardano la struttura metrica e ritmica dei componimenti. Prevalente è la scelta di strofe di endecasillabi, in cui le rime vengono però sostituite da assonanze. Altrettanto presente è la scelta di articolare i propri componimenti con strutture metriche e retoriche ricorrenti, con simmetrie e parallelismi, anafore, ripetizioni e frasi interrogative retoriche.
Riassumendo, i temi generali dell’opera possono essere sintetizzati in tre punti:
- Fusione panica con la natura
Il poeta, superiore rispetto agli altri uomini, ha la possibilità di fondersi con la natura, perdendo la propria identità circoscritta e assumendo l’identità infinita del paesaggio che lo circonda (la fusione avviene sia con piante sia con animali). L’obiettivo di questa identificazione totale è ascoltare la voce della natura per carpirne i segreti. - Recupero del mito
Perché la natura possa trasmettere al poeta i suoi segreti, deve essere una natura vergine, vitale, mitica. Il mito è seguito da D’Annunzio su un doppio binario: da un lato, tramite il recupero diretto di grandi miti naturali, dall’altro vivendo in termini mitici la sua stessa vicenda individuale. - Esaltazione della parola poetica
La parola poetica è in grado di ripristinare il contatto perduto tra l’io e la natura e trasmetterne i segreti. Tramite di essa il poeta può cogliere i miti e crearne di nuovi e proprio da questa sua capacità di indagare i misteri della natura derivano il privilegio artistico del poeta e la sua funzione di Vate.
La struttura
La raccolta è composta da un totale di 88 poesie, suddivise in modo simmetrico in cinque sezioni.
La prima sezione, ambientata tra Firenze e la campagna circostante, è densa di riferimenti duecenteschi e trecenteschi e di recuperi classici (da Virgilio a Esiodo). I suoi componimenti presentano una struttura cronologica che si articola nell’arco di una giornata, seguendo quattro momenti: tramonto, sera, mattina e pomeriggio.
Di questa sezione fanno parte, oltre al già citato proemio La tregua, La sera fiesolana, Beatitudine e L’opere i giorni.
La seconda sezione è ambientata sul litorale tra i fiumi Arno e Serchio, tra fine giugno e la prima settimana di luglio. In questa sezione i riferimenti culturali diminuiscono per lasciare spazio al naturalismo panico, che ha qui il suo picco massimo. Tramite l’ascolto e le epifanie improvvise, il poeta entra in contatto con la natura e si fa tutt’uno con essa.
A questa sezione appartengono la celebre La pioggia nel pineto, insieme a Le stirpi canore, Innanzi l’alba e Meriggio.
La terza sezione copre il passaggio tra luglio e agosto e si concentra sulla descrizione delle Pinete alla foce del Serchio. Dedicata al mito di Glauco (narrato nelle Metamorfosi di Ovidio), la sezione si riapre al superuomo: il poeta entra pienamente in dialogo con la natura, sia essa marittima, equestre o venatoria.
Tra i componimenti: L’oleandro, Bocca di Serchio e Il cervo.
La quarta sezione è dedicata a fine agosto, prosegue la precedente e si conclude con un ciclo scultoreo e allegorico. L’estate è giunta ormai al suo culmine: non resta che rifugiarsi nell’arte e nella poesia, due miti ancora disponibili.
Fanno parte di questa sezione: Feria d’agosto, L’arca romana e la serie Madrigali d’estate.
La quinta e ultima sezione, ambientata nelle prime due settimane di settembre, si apre al tema del sogno e della memoria. Con la fine dell’estate è necessario ripiegare sul ricordo, constatando la fuga inesorabile del tempo.
Appartengono a essa le poesie Sogni di terre lontane e Il commiato, ultimo componimento dell’intera raccolta, che contiene un saluto e una dedica a Pascoli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alcyone di D’Annunzio: struttura e temi della raccolta
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