Antonella Landi nasce a San Giovanni Valdarno il primo giorno di febbraio del 1966. Insegna nelle scuole medie inferiori finché un giorno, rientrata a casa dopo una mattinata piuttosto impegnativa, apre un blog: Profe mi giustifico! In poco tempo, l’incredibile crescente popolarità del blog segna la svolta: viene contattata dalla Mondadori e nel 2007 viene pubblicato il suo primo libro, “La Profe. Diario di un’insegnante con gli anfibi”. Nel 2008, esce “Storia (parecchio alternativa) della letteratura italiana”, una rivisitazione dei mostri sacri della letteratura in chiave ironica che, dando per scontate vicissitudini storiche studiate al liceo, raccoglie tantissimi aneddoti riferiti agli aspetti più insoliti di poeti e scrittori, che risultano umanizzati rispetto all’immagine che se ne dà tipicamente a scuola. Antonella sta attualmente lavorando al suo terzo libro, un romanzo.
Antonella, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere come piacciono a me.
- Prima chiacchiera: ll tuo blog in poco tempo ha raccolto migliaia di lettori giornalieri, tanto da far arrivare la voce all’orecchio di Mondadori. Televisione, radio e giornali si litigavano la tua presenza, finché, a breve dall’uscita del tuo secondo libro, hai deciso di smettere di aggiornare il blog, concludendo l’ultimo post con: “Occhio ai nuovi blog (rigorosamente anonimi, anarchici e ribelli) in cui v’imbatterete: uno di quelli potrebbe essere il mio.” Perché questa decisione e quanto ha gravato il peso di un personaggio, forse ad un certo punto divenuto ingombrante?
Non voglio cominciare questa intervista senza averti prima ringraziato di avermi contattata e di avermi proposto questa interessante chiacchierata. Ecco, ora veniamo pure a noi. La mia vita, prima di arrivare alle librerie con le due pubblicazioni, era la rappresentazione di quella che con un ossimoro definirei “una vivacissima tranquillità”. Vivevo nella città che non mi ha dato i natali ma che amo e rincorro da sempre, facevo il lavoro a mio avviso più appagante del mondo, condividevo tempo libero, interessi e goduria con un uomo pelato ma bello, più giovane di me ma maturo, appassionato di calcio ma dolce e sensibile; dal 2005 avevo un blog frequentato da persone in gran parte virtuali ma incredibilmente divenute per me così importanti da potersi dire amici a tutti gli effetti. Il blog era anarchico, libero, privo di ogni pelo sulla lingua, ma soprattutto anonimo e questo (lo avrei scoperto di lì a poco) aiutava molto. Perché quando sono uscita allo scoperto e ho firmato “La profe. Diario di un’insegnante con gli anfibi”, alcune cose non sono state più le stesse. Per alcuni aspetti sono migliorate: la pubblicazione era un sogno della mia vita, le offerte e le opportunità da quel momento sono state numerose e interessanti, le soddisfazioni insomma sono state notevoli. Ma non avevo più la mia vita di prima, e questo ha iniziato ben presto a mancarmi molto. Quello che avevo potuto scrivere nelle vesti de “la profe”, inoltre, non potevo più scriverlo come Antonella Landi. Ora non ho più il vecchio blog, però ho un sitino discreto e silenzioso in cui mi rifugio volentieri e soprattutto ho recuperato tutto quello che mi mancava tanto.
- Seconda chiacchiera: Nel tuo ultimo libro hai provato a raccontare la storia della letteratura da un’angolazione diversa, fissando l’occhio sul personaggio/persona piuttosto che sulla biografia, intesa come insieme di date ed accadimenti da ricordare, o sull’analisi del testo, o sulla poesia da imparare a memoria, che è poi l’approccio scolastico. Il tuo vuole essere anche un segnale, un invito a portare tra i banchi un po’ di quella frizzante ironia della vita che ci metti in ogni scritto, oppure a scuola va bene così?
Le mie lezioni (e questo ci tengo a ribadirlo) sono serie, attendibili e professionali. Non è che vada a scuola pensando di andare a fare cabaret. Lo dico perché c’è stato qualcuno che ha immaginato i contenuti delle mie lezioni identici nei toni alle pagine del mio secondo libro. Certo, l’aneddoto lo racconto, la battuta la faccio eccome, perché l’ironia e il sorriso sono componenti irrinunciabili della mia vita. E come piace, ai ragazzi, seguire rilassati una lezione, lasciarsi coinvolgere, interagire con l’insegnante. Come piace, agli studenti, immaginarsi vivi gli scrittori, dare ai poeti connotati umani. Chi se ne frega da che giorno a che giorno Foscolo sostò a Milano? A me interessa che ai ragazzi arrivino le passioni provate da quell’autore, perché quelle lui mise in versi. Sono stata studentessa anch’io e me li ricordo bene, i professori che mi coinvolgevano, che mi travolgevano, che mi lasciavano impresso il segno del loro del passaggio nella mente. Non li ho mai dimenticati e ricordo ancora le loro parole, perché le associo a una gestualità particolare, a uno sguardo realmente partecipe nei nostri confronti e nei confronti di quello che spiegavano. Ho sempre odiato quegli insegnanti algidi e indifferenti, che ci trattavano da numeri e mentre guardavano noi palesemente pensavano a tutt’altro, non vorrei mai che questa fosse l’immagine che di me avessero i ragazzi che frequento ogni mattina. Per il resto, penso di essere anche molto più arcaica e tradizionale di molti altri miei colleghi: quando li interrogo gli faccio il mazzo e pretendo anche le poesie a memoria. A giorni comincerò Leopardi: li aspetta “A Silvia”, “Il passero solitario”, “Il sabato del villaggio”, “Alla luna” e “L’infinito”. Mi malediranno. Ma da grandi mi ringrazieranno. E in ogni caso, figli miei su cui vendicare la loro ira non ne ho, quindi sto tranquilla!
- Terza chiacchiera: Molti sono stati i casi letterari scoppiati sulla Rete. Vedi Pulsatilla pescata da Castelvecchi, Elastigirl di "Non solo mamma", autrice per TEA, Duchesne di "Studio illegale", appena uscito per Marsilio. Gli editori sono sempre più attenti ai blogger che riescono a conquistarsi una grossa fetta di lettori, ma i critici sembrano snobbarli come se non fossero scrittori. Cosa rispondi e qual è la tua idea di letteratura di qualità?
Spiegherei l’atteggiamento snobistico di alcuni critici nei confronti dei blogger con una certa loro impreparazione ad affrontare il rivoluzionario fenomeno della scrittura in rete. Il blog è quanto di più democratico possa esistere: tu scrivi, ma solo se comunichi qualcosa e lo fai curando anche la scrittura vieni individuato, seguito e semmai pubblicato. Forse la critica ufficiale è ancora legata al vecchio modo di intendere l’editoria. Io trovo che oggi ci siano molte più opportunità per chi scrive bene e che finalmente si sia tutti meno schiavi di un meccanismo perverso di accosti, conoscenze e favoreggiamenti. La letteratura è di qualità quando non è banale, quando arricchisce sempre, quando fornisce nuovi stimoli per addentrarsi sempre più nei suoi sentieri impervi. La letteratura è di qualità quando è scritta bene.
- Quarta chiacchiera: Da giovane studentessa pensavi che l’unica cosa che mai e poi mai avresti voluto fare nella vita era l’insegnante. Cresci, ti ritrovi professoressa e t’innamori della tua professione. Diventi scrittrice di successo, giornalista, hai insomma la possibilità di lasciar perdere la scuola e dedicarti a tempo pieno “a fare” letteratura... e invece torni a insegnarla. Perché?
Perché la scuola è maledettamente bella. E solo se ne pensi questo vale la pena andarci ogni mattina. Solo se si amano e si stimano i ragazzi merita stare accanto a loro tutti i giorni. Se si ha di loro un’opinione negativa, se si crede che “erano meglio quelli di una volta”, che oggi sia tutto cecità, vuoto e indifferenza, meglio lavorare in un ufficio e dedicare il nostro tempo a delle carte mute, perché i ragazzi hanno bisogno di fiducia e di ottimismo, di credibilità e interesse, di sintonia e di simpatia. Io sono innamorata dei ragazzi. Il primo giorno che li vedo mi sembrano tutti uguali, un blob uniforme e confuso di volti, abiti e voci. Dopo una settimana diventano unici e so che li riconoscerei anche tra mille. Se non andassi a scuola ogni mattina, mi sembrerebbe di vivere senza un braccio. Sono consapevole però di un fatto: non avrò fino alla pensione tutta l’energia indispensabile per entrare in classe e rapportarmi con tanti ragazzi diversi. Quando mi accorgerò che non sono più adatta per stare in mezzo a loro in maniera costruttiva ed entusiasta, lascerò perdere la scuola e mi dedicherò unicamente alla scrittura, che comunque è il mio grande amore.
Questa era l’ultima chiacchiera: ti saluto e ti ringrazio per aver accettato il mio invito. A presto e, se volessi lanciare un brevissimo messaggio estemporaneo al mondo, qui puoi farlo.
Un messaggio al mondo?! Maremma che impegno grosso, lasciami pensare. Forse direi quello che dico sempre a scuola ai miei ragazzi: di credere nelle proprie potenzialità e di far proprio il motto di Vittorio Alfieri: “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”.
Sono io che sinceramente ringrazio te e tutta la redazione di Sololibri, grazie davvero.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Antonella Landi
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