La filosofia di Aristotele è uno dei capisaldi del pensiero occidentale: considerare le 5 cose da sapere più importanti su di essa permette di avere alcuni concetti chiave utili anche alla conoscenza dei filosofi successivi.
In particolare, le 5 cose da sapere sul pensiero di Aristotele possono aiutare a comprendere meglio gran parte della filosofia successiva, soprattutto medievale, come, anche, tanta parte della letteratura europea, basti pensare alla Divina Commedia di Dante Alighieri che riprende molti concetti della filosofia tomista (improntata sul pensiero di Aristotele) e della cosmologia tolemaica.
Nato nel 384 a.C. e figlio di un medico, Aristotele si formò all’Accademia platonica dove fu prima discepolo e poi collaboratore di Platone e dove vi insegnò retorica e dialettica. Autore di dialoghi giovanili, oggi perduti, dopo l’uscita dall’Accademia, alla morte di Platone, si dedicò a studi di biologia e divenne precettore di Alessandro Magno (343 a.C.).
In seguito si spostò ad Atene dove fondò una propria scuola, il Liceo, per poi tornare, dopo la scomparsa di Alessandro Magno, nel 323 a.C., a Eubea, sua città natale, l’anno prima della morte.
Pur continuando a ritenere, come Platone, di massima importanza il mondo intelligibile e spirituale, la maggiore innovazione di Aristotele, rispetto al maestro, è quella di dare pari dignità anche al mondo materiale e di ritenere sostanza (ciò che realmente è) anche la materia sensibile.
Aristotele distingue il sapere in tre ambiti: le scienze teoretiche, le scienze pratiche e le scienze poietiche. Le prime coltivano un sapere fine a sé stesso e spiegano quale sia il vero essere, che cosa realmente è; le seconde, coincidenti con l’etica e con la politica, definiscono il comportamento retto dell’uomo; le scienze poietiche, infine, si occupano del fare, inteso come l’attività che modifica il mondo materiale, l’arte ma anche le tecniche.
La metafisica e la fisica
La metafisica, scienza prima e fondamentale (perché fonda tutte le altre) nasce dallo stupore umano, da una tendenza naturale dell’uomo a conoscere, in modo disinteressato la verità, ossia quale è il senso della sua esistenza e che cosa è realmente. Tale scienza, che non ha alcun fine pratico ma il solo scopo di conoscere la verità.
Aristotele intende la metafisica in diverse accezioni: come scienza delle cause prime (aitiologia) attraverso la quale individua quattro generi di cause:
- La causa materiale o materia è il sostrato indeterminato, ovvero la componente materiale che soggiace a ogni ente;
- La causa formale è la forma, ciò che secondo Aristotele specifica e determina la materia facendo essere le cose ciò che effettivamente sono (la forma del cavallo differisce da quella del bue e rende il cavallo tale e non altro);
- La causa efficiente (o efficace, o agente) è ciò che, in un’azione determina un effetto ovvero la causa, propriamente detta;
- La causa finale o fine è lo scopo, ciò verso cui tende una cosa che ha avuto una qualche causa;
Mentre la materia e la forma sono intrinseci a una cosa e non si possono, quindi, scindere da essa, la causa efficiente e quella finale sono estrinseche, ossia vengono prima e dopo una determinata cosa.
La metafisica è, per Aristotele, anche ontologia, ovvero la scienza che studia l’essere in quanto essere, ovvero ciò che è in ogni cosa, e i differenti significati nei quali lo si può intendere. L’essere è allo stesso tempo uno, ossia identico in cose diverse, e molteplice, ossia equivoco. L’essere “cavallo” è una proprietà identica (uno) in due diversi cavalli, mentre l’essere “polo” è una proprietà che assume sensi totalmente diversi (molteplice), riguardo alla maglietta e agli estremi del pianeta. Dell’essere però bisogna sottolineare anche l’analogia, ovvero che lo stesso essere, la stessa proprietà si dice riguardo a enti diversi: “sano” può essere detto di una persona o di un cibo.
L’essere ha anche delle leggi, dei principi fondamentali, indimostrabili e autoevidenti a cui soggiace: il principio di identità, di non-contraddizione e del terzo escluso, in base al quale è impossibile che la stessa cosa sia e non sia nello stesso tempo e nello stesso rispetto (è impossibile che una maglietta sia e non sia di colore arancio in un determinato momento, anche se, in un altro momento, dopo un lavaggio sbagliato, la stessa maglietta potrebbe essere diventata di colore rosa).
Riguardo all’essere Aristotele distingue anche quattro significati fondamentali, ovvero quattro sensi:
- ideale, quando dell’essere si distingue il vero e il falso;
- reale, in base al quale dell’essere si distingue la potenza e l’atto;
- l’essere accidentale proprio di ogni realtà particolare di ogni evento concreto che può accadere ma potrebbe anche non accadere;
- l’essere secondo le categorie (sostanza, qualità, quantità, relazione, luogo, tempo, giacere, avere, agire, patire) che in Aristotele vanno intese come generi sommi dell’essere (e non come generi sommi del pensiero, come avviene in Kant);
La sostanza è la categoria fondamentale perché essa sussiste, ossia sottostà, sta alla base degli accidenti che, invece, ineriscono la sostanza; la sostanza ha anche alcune caratteristiche specifiche che la connotano: l’unità, la determinatezza, l’indipendenza e l’attualità. Dati questi presupposti anche se Aristotele crede nella realtà della materia, questa non può essere detta propriamente sostanza (dal momento che non è determinata e non è in atto) come, d’altra parte, non può essere detta sostanza la forma che, nelle sostanze corporee, non è indipendente. Vera sostanza è, quindi, solo il sinolo, l’unità di materia e forma che si incontra negli enti del mondo fisico.
Nello studio delle varie sostanze Aristotele assegna un’importanza fondamentale al Motore Immobile, ovvero alla sostanza prima, la cui esistenza viene dimostrata partendo dall’incessante divenire del mondo fisico che deve avere una causa eterna e incausata. Il Motore Immobile è definito come atto puro e pensiero di pensiero, ovvero come una pura forma, una pura perfezione, che contempla se stessa.
Se la Metafisica si occupa dell’essere nella sua completa estensione, la Fisica si occupa solo del mondo sensibile, la cui caratteristica principale è il movimento. Tutto il mondo fisico è fatto di sostanze che constano di materia e forma, ossia di sostanze che divengono, per questo nella definizione di movimento (o divenire) Aristotele individua sempre qualcosa che cambia e qualcosa che resta e qualcosa che causa il cambiamento (una causa efficiente). Vengono inoltre distinti quattro diversi tipi di cambiamento (spaziale, qualitativo, quantitativo, sostanziale)
Il cambiamento è proprio della sfera terrestre, nella cosmologia aristotelica al di sopra di essa si danno le sfere celesti: tale mondo è composto di un elemento differente (l’etere) da quelli dell’universo fisico (aria, acqua, terra, fuoco) che è incorruttibile e, per questo, soggetto solo a movimento (cambiamento spaziale) e non agli altri tipi di mutamento.
Lo spazio viene concepito come finito e viene definito come il limite del corpo contenente mentre il tempo, strettamente connesso al divenire, è definito come “la misura (il numero: αριθμoς) del movimento secondo il prima e il poi”; il tempo, inoltre, non ha avuto né inizio né fine perché il mondo è eterno. L’appetito razionale o volontà è, invece, definita come la capacità di tendere al bene che l’intelletto riconosce come tale.
L’anima e la gnoseologia
Riguardo agli esseri viventi Aristotele individua la loro caratteristica principale nella capacità di muoversi da soli ovvero, nella presenza di un principio interno del movimento che è possibile solo grazie all’anima, definita come “entelechia (forma) prima di un corpo fisico che ha vita in potenza”. L’anima in altri termini è una speciale forma sostanziale, ovvero la forma specifica dei corpi degli esseri viventi: se l’anima vegetativa è propria dei vegetali (funzioni organiche: accrescimento, nutrizione, riproduzione) e l’anima sensitiva degli animali (coscienza del mondo esterno attraverso i sensi, reattività al mondo esterno, pulsioni e appetiti), la caratteristica peculiare dell’uomo va individuata nell’anima intellettiva.
Secondo Aristotele l’anima intellettiva è espressa nell’intelletto passivo, nell’intelletto attivo (o agente) e nella volontà: mentre il primo rimane impressionato dagli oggetti sensibili conosciuti, il secondo permette di cogliere gli elementi universali presenti nei dati sensibili elevando così la conoscenza dal livello sensoriale a quello razionale.
L’appetito razionale o volontà è la capacità di tendere al bene, riconosciuto come tale dall’intelletto.
L’etica e la politica
L’etica di Aristotele è generalmente classificata come un’etica eudemonistica ovvero come un’etica che ha come proprio fine la felicità. Quest’ultima è, per l’uomo, la risultante dell’attuazione della propria natura ovvero della realizzazione della propria perfezione. Dato questo principio generale, occorre specificare che, all’atto pratico, uomini differenti hanno differenti fini ultimi da perseguire per raggiungere la felicità. Nonostante questo Aristotele chiarisce che né il piacere né il denaro o il successo possono realmente permettere di ottenere la felicità; l’unico fine ultimo che l’uomo dovrebbe perseguire, per arrivare alla vera felicità, è ciò che realizza la sua natura più propria (quella intellettiva), quindi la vita teoretica e la contemplazione della verità intelligibile.
Il raggiungimento della felicità è anche legato alla pratica e alla coltivazione delle virtù intese come giusto mezzo tra due eccessi e distinte in dianoetiche (che perfezionano l’intelletto) ed etiche (che perfezionano la prassi).
Le teorie politiche di Aristotele, seppur inevitabilmente datate, restituiscono un quadro esaustivo delle principali posizioni dottrinali presenti nel mondo classico. Per Aristotele l’uomo è un animale politico, è, quindi, caratterizzato da un’innata socievolezza che rende la società un elemento necessario, anche per la realizzazione dei suoi stessi fini.
La teoria politica più nota di Aristotele è, però, quella delle forme di governo; da privilegiare sono quelle che si pongono come un giusto mezzo tra diversi opposti e che consentono di realizzare un non il miglior governo in assoluto ma il governo migliore, rispetto alle specifiche circostanze: la monarchia sulla tirannide, l’aristocrazia sull’oligarchia, la politeia sulla demagogia.
La poetica
Nell’opera omonima Aristotele considera soprattutto i concetti di poesia e di catarsi. La prima ha come oggetto un particolare universalizzabile e verosimile; in altri termini a differenza della storia che ha come proprio oggetto fatti (particolari) realmente accaduti, la poesia e, più in generale, l’arte non debbono preoccuparsi della verità di ciò che narrano ma solo della verosimiglianza di quanto narrato con la realtà. Proprio perché si dà questa verosimiglianza, l’oggetto dell’arte diventa un oggetto particolare che potrebbe ripresentarsi in molti altri casi e che, quindi, diventa universalizzabile.
Quest’ultimo punto implica anche che gli oggetti artistici (siano essi componimenti poetici o rappresentazioni tragiche), proprio per la loro potenziale universalità, possano riguardare chiunque: ogni singolo fruitore può, in altri termini, identificarsi nella vicenda narrata e può, quindi, essere coinvolto da essa, a livello fisico ed emotivo. Riconoscere (con un atto conoscitivo) che una determinato sentimento, veicolato dall’oggetto artistico, può riguardare il singolo fruitore e che, tuttavia, non riguarda solo lui ma interessa l’intero genere umano produce una catarsi, ovvero una purificazione.
La logica e l’Organon
L’Organon è l’insieme delle opere di Aristotele che illustrano la scienza del logos, la scienza dello strumento con cui conosciamo, quindi, le regole del pensiero e del discorso razionale. Aristotele distingue diversi gradi del pensiero:
- il concetto che indica l’idea di un ente o di una qualità (il concetto di macchina, quello di verde) e che può essere definito attraverso il genere prossimo e la differenza specifica (uomo = animale razionale);
- i giudizi, che legano più concetti (ad esempio: questa macchina è verde) e che si distinguo in semantici (i comandi, le preghiere, le esortazioni), che non sono valutabili in base al vero e al falso, e assertori (giudizi di qualità, di quantità, di modo), valutabili in base al vero e la falso;
- i ragionamenti o sillogismi che uniscono più giudizi (le macchine verdi sono veloci, questa macchina è verde, quindi questa macchina è veloce): tra di essi distinguiamo i ragionamenti induttivi che partono da casi particolari per giungere a conclusioni di portata generale e ragionamenti deduttivi che, partendo da affermazioni di portata universale, giungono a conclusioni che interessano un singolo caso particolare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aristotele: 5 cose da sapere per capire il suo pensiero
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