Cosa si può fare per amore della cultura? Fin dove può arrivare il sacrificio di chi crede che l’arma da utilizzare contro chi fa delle armi il proprio baluardo sia la cultura? E’ quello che hanno dimostrato i 32 volontari giunti lunedì da tutta la Turchia per ricostruire una biblioteca di Kobane. L’ultimo selfie, quello in cui sorridenti, mostravano i loro volti fiduciosi, l’ultimo prima di un gesto folle, l’ennesimo di questa guerra mai dichiarata, a cui nessuno ha accettato di prendere parte e che pure miete vittime tra i civili senza distinzione di sesso o età, è diventato virale: un attentato posto in essere da due giovani, di cui uno ancora ricercato. Poco importa, in questa sede, il nome o la biografia perché non farebbero che sottrarre spazio a chi lo merita: questi ragazzi che, ingenuamente, hanno creduto di poter portare umanità laddove il genere umano sta provando a distruggere se stesso. Loro non morranno mai, mentre il nome di queste due bestie finirà nel dimenticatoio presto o poi.
Commozione in tutto il Mondo per il selfie scattato dai parenti dei caduti che, fieri, sfoggiano il segno di Vittoria. Sì, chi ha vinto in questa guerra sono loro: ragazzi morti con le loro T-shirt, i loro sogni e tanta voglia di fare che ricordano al Mondo quanto scrive George Orwell in "1984": ogni parola in meno è una "contrazione delle coscienze"; ogni libro non letto una diminuzione della ricchezza interiore di ciascuno; i barbari che impediscono la diffusione delle librerie... per loro non esiste etichetta.
Non è il primo gesto d’amore sconfinato verso i libri, anche nelle barbarie; non il primo tentativo di rivendicare la propria umanità dove qualcuno nega il diritto ad essa nelle guerre dei giorni nostri: circa un anno fa, il Mondo è stato scosso dalla ragazzina che salvava libri dalle macerie dopo un bombardamento in Siria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Attacco terroristico: uccisi giovani volontari per la biblioteca di Kobane
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