La "Ballata delle donne" è un testo poetico di Edoardo Sanguineti (1930-2010), pubblicato nella raccolta di poesie "Senzatitolo" edita da Feltrinelli nel 1992. Si tratta di una poesia di grande forza espressiva dedicata alla donna, emblema carnale, generatrice e custode della vita umana e del suo senso più profondo.
In occasione della Festa della donna, ecco testo e analisi della poesia.
Ballata delle donne di Edoardo Sanguineti: testo
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Analisi della poesia
Poeta, professore universitario di Letteratura italiana nelle Università, nonché traduttore, drammaturgo e critico letterario (particolarmente significativi i suoi studi nell’ambito della filologia dantesca), Edoardo Sanguineti è stato tra i fondatori e personalità di spicco del movimento di neo-avanguardia "Gruppo ’63".
In questo testo composto in forma di ballata, strutturato in una sequenza di quattro sestine più un distico in chiusura e scandito da un ritmo martellante, percussivo determinato dalla modulazione di rime baciate (per inciso fa pensare a una variante laica, profana ma altrettanto solenne del metro e dello stile dei manzoniani "Inni Sacri"), Sanguineti ci invita a riflettere che nel tempo umano in cui si svolge la nostra esistenza la costante che ci accompagna, che ci nutre, che ci sostiene è proprio la donna.
Se la nostra vita è infatti scandita da un tempo circolare (evocato dalla ritmica del testo) e conchiuso in un orizzonte materialistico (nascita, crescita, morte) e questo tempo è suddiviso in epoche e periodi (l’infanzia, la maturità, la vecchiaia), per ognuna di queste epoche e il suo portato di problemi ansie e difficoltà c’è sempre stata, c’è e ci sarà una donna che ci accompagna e ci sostiene.
Innanzitutto, la madre, quando siamo piccoli, indifesi e abbiamo paura e bisogno di tutto:
"Le vecchie madri che ci hanno portato"
(nel grembo durante la gestazione)
Dopo, appena un po’ più in là nel tempo, ormai adolescenti, la prima cotta il primo battito del cuore:
"poi le ragazze, che furono amore";
Ancora dopo, in età adulta:
"le mogli, e le figlie, le nuore".
C’è sempre una donna che scandisce e rende importante il nostro tempo umano, come sottolinea il ritornello
"femmina penso se penso la gioia"
E ancora:
"femmina penso se penso la pace"
Mentre gli uomini storicamente fanno le guerre, sono le donne che in loro assenza si prendono cura della casa e dei figli durante le loro lunghe assenze. Sono le donne che portano la pace. Ci sono dei casi (la seconda guerra mondiale ad esempio), quando abbiamo dovuto combattere contro una minaccia mostruosa (Il Nazismo, i totalitarismi), in cui molte donne hanno saputo combattere per difendere la libertà di tutti; ed è vero che molte donne divennero partigiane, imbracciando le armi e rischiando la loro vita per tutelare la vita propria e dei figli dalla violenza efferata di una dittatura violenta e inumana, Quindi, anche quando prendono le armi, le donne lo fanno per difendere l’amore e la pace contro l’inciviltà e la morte.
La vita umana è dunque nel segno della donna, dall’inizio alla fine - È "culla", con il suo ventre, quando veniamo generati e nasciamo. E diventa "cassa" quando arriva la fine e ce ne dobbiamo andare, ma anche allora ci sarà una donna ad accompagnarci e ad affidarci serenamente alla morte, che è anche essa in fondo di genere femminile.
Nel tempo umano, passato, presente futuro, la donna è seme che dà senso alla nostra vita.
Rovesciando l’immagine consolidata di una lunga tradizione lirica che vuole la donna come una creatura celestiale legata al Cielo che richiama Dio, (la Beatrice di Dante), in questo testo invece la donna è "di terra", è essa stessa terra, vale a dire che la donna non è un ideale ma è reale e la sua bellezza e il suo fascino stanno proprio nella sua consistenza materiale e terrena, e come la terra genera e alimenta ogni forma di vita.
ӏ questa terra, che io fui seminato, vita ho vissuto che dentro ho piantato,"
Da qui l’insistenza in tutto il testo sul termine "femmina" anziché "donna".
L’uomo è frutto della potenza tellurica e materica della "femmina": esiste solo e veramente grazie a lei, come un frutto della terra che è stato ben seminato, coltivato, cresciuto. La vita è dunque il dono di una donna.
Ricordiamo che i nostri antenati romani veneravano tra tante divinità la Dea Gea che è proprio la terra, che era femmina, considerata la madre di tutti, di ogni forma vivente.
Nel distico finale, la sintesi perfetta di tutto il discorso.
"Femmina penso se penso l’umano./ La mia compagna, ti prendo per mano."
La donna non è completamento o contraltare della figura egemone maschile, ma ne è piuttosto la compagna, generatrice e custode, sicura e affidabile, dell’essenza più profonda della vita umana in tutto il suo trascorrere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La “Ballata delle donne” di Edoardo Sanguineti: testo e analisi della poesia
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Splendida esegesi dell’altrettanto splendida poesia sanguinettiana. Complimenti vivissimi all’autore: tanto per aver scelto questa bella e profonda poesia sulla donna, proprio nella Giornata odierna, quanto per l’altrettanto bella e profonda esegesi. Grazie!