In Cavalleria rusticana, una delle novelle più celebri di Giovanni Verga, tornano al centro della trama due dei temi più cari allo scrittore siciliano, l’amore e la gelosia, intesi come passione cieca, primordiale, brutale e rovinosa.
Anche in questo caso l’artista si propone di indagare i meccanismi più profondi dell’animo popolare osservandoli dall’esterno attraverso la lente dell’oggettività che caratterizza il verismo.
Ne risulta un’opera ben costruita, possente, di forte impatto emotivo
Vediamone il riassunto e analizziamone i temi fondanti.
“Cavalleria rusticana”: riassunto della novella di Verga
Il protagonista della novella è il giovane Turiddu Macca.
Reduce dall’esperienza militare, egli non fa che pavoneggiarsi nell’ambito del piccolo borgo natio dove, per l’esperienza fatta, rappresenta per gli altri una interessante novità tutta da scoprire.
Lontano da casa Turiddu ha acquisito movenze prima sconosciute e, soprattutto, ha portato con sé oggetti che suscitano l’attenzione degli altri, come una pipa con sopra intarsiato un re a cavallo che sembra vero.
L’aria e l’atteggiamento esotici lo rendono il partito preferito dalle ragazze ma il suo cuore batte per una sola di esse, la bella Lola.
In verità lui se ne era invaghito da tempo ed ora, dopo la parentesi militare, intende riconquistarla.
Tuttavia, suo malgrado, Turiddu deve fare i conti con la realtà: lei, in sua assenza, "si è fatta sposa con uno di Licodia", compare Alfio, tanto ricco da avere ben "quattro muli in stalla".
Il ragazzo va su tutte le furie e si sfoga intonando insulti sotto la finestra in cui la sua bella abita.
La gelosia, inoltre, è accresciuta dal fatto che Lola non si è sposata per amore ma solo per avere una vita agiata mentre a lui, per guadagnare, tocca fare il "camparo", cioè il guardiano delle terre.
A questo punto a Turiddu non rimane altro da fare che rendere la pariglia all’amata.
Egli rivolge le sue attenzioni a Santa, figlia del ricco Cola, suscitando, come nelle intenzioni, le ire di Lola, che alla fine diventa la sua amante.
Ormai, in tal modo, è stata imboccata la strada di non ritorno verso la disfatta.
Ferita nell’orgoglio, Santa rivela ad Alfio il tradimento della moglie, provocando in lui il desiderio di vendetta.
Secondo le leggi non scritte della "cavalleria rusticana", infatti, l’affronto deve essere punito e l’onta del tradimento va lavata con il sangue.
Il duello finale si svolge in mezzo ad un campo di fichi d’india.
Dopo aver gettato sugli occhi di Turiddu un pugno di polvere, Alfio ferisce mortalmente quest’ultimo in un’immagine di alta drammaticità che rimanda ai "vinti" verghiani, che nulla possono contro la sorte avversa e sono destinati, inevitabilmente, a soccombere.
Analisi della novella: la tragicità della passione e il movente economico
In Cavalleria rusticana torna centrale un tema caro a Verga, già ampiamente trattato nei romanzi precedenti, ovvero Eva, Storia di una capinera e Una peccatrice: la tragicità del sentimento amoroso.
Lungi dall’essere considerato qualcosa di auspicabile e positivo, nelle opere verghiane l’amore produce sempre una forza distruttiva che conduce inevitabilmente alla rovina chi lo prova.
Esso è strettamente connesso alla passione cieca, insensata e fatale, tanto da sfociare ineluttabilmente in tragedia.
La gelosia è parte integrante ed immancabile dell’amore, di cui rivela la natura primordiale e nefasta.
In Cavalleria rusticana nello specifico, la rabbia per il matrimonio di Lola porta Turiddu ad infrangere le leggi non scritte dell’onore e, alla fine, a restare vittima delle sue stesse azioni.
Nel mondo arcaico siciliano inoltre, sussiste fin dalla notte dei tempi uno sciagurato legame tra il sentimento e i moventi economici, attraverso i quali principalmente le donne, cercano di migliorare le proprie condizioni materiali di vita.
Il cosiddetto "buon partito" resta uno degli scopi principali, se non il più importante di tutti, nell’esistenza di qualsiasi ragazza del luogo.
Lo sventurato connubio fra amore e desiderio di scalata sociale, come ben mostra la storia narrata in Cavalleria rusticana, è foriero di disgrazie che quasi mai concedono scampo.
Lo stile e il lessico in “Cavalleria rusticana”
Per quanto riguarda lo stile, la novella rispecchia pienamente i canoni della poetica verghiana e verista in genere.
La storia sembra raccontarsi da sé, l’autore ne resta fuori ed utilizza l’espediente dell’impersonalità, pertanto la terza persona, per conferirle maggiore oggettività.
"I vicini se lo mostravano con un sorriso", quindi i contadini del posto abituati a parlare e a sparlare degli altri, appaiono come i reali narratori delle vicende di Turiddu.
Anche il lessico, come sempre accade in Verga, risponde all’esigenza dell’imparzialità e dell’estraneità.
Tre gli aspetti essenziali da rimarcare sotto questo punto di vista:
- l’uso di proverbi e detti popolari, che rimandano all’antica saggezza contadina che va ormai scomparendo (ad esempio "la volpe quando all’uva non ci poté arrivare...");
- l’abbondanza del discorso diretto nei frequenti dialoghi, che dà autenticità e spontaneità al racconto;
- termini e frasi nel dialetto locale, necessari per rendere più veritieri i personaggi descritti.
In Cavalleria rusticana, Verga lascia la parola ai contadini, di cui intende riportare fedelmente i moti del cuore così come le dinamiche personali e sociali che caratterizzano il mondo in cui vivono, amano e lavorano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Cavalleria rusticana” di Verga: riassunto e analisi della novella
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