In occasione della Giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore vi proponiamo una bella riflessione sulla lettura scritta dal poeta e filosofo bengalese Rabindranath Tagore. Si intitola Chi sei tu lettore? e attraverso questo interrogativo ne dipana molti altri, proponendosi come un nobile elogio dell’attività di lettura.
Rivolgendosi al suo ipotetico destinatario - colui che leggerà i suoi versi forse tra cent’anni - Tagore formula uno splendido inno poetico che declama l’immortalità della parola scritta. Perché ciò che è scritto rimane, ma potrà continuare ad esistere solo finché ci sarà qualcuno in grado di leggerlo, decifrarlo, e quindi dargli vita.
Rabindranath Tagore fu il primo non occidentale a essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1913 per la “profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei suoi versi.” Versi che oggi giungono sino a noi che, proprio come il suo lettore designato, li leggiamo dopo cent’anni ma ne ritroviamo intatta l’essenza.
Chi sei tu lettore? è tratta dalla raccolta Il giardiniere (titolo originale Gitanjali, Ndr) (1913), un compendio di poesie sofisticate e al contempo essenziali che ci insegnano a fermarci a contemplare ogni piccola cosa cui non diamo importanza e a riflettere sull’eccezionalità dell’attimo transitorio che chiamiamo vita.
In questa poesia Tagore si rivolge a ciascuno di noi con il tono struggente di chi sa che il tempo dell’oblio un giorno passerà anche sulla sua persona, ma non sulle sue opere. Il poeta morirà, le sue spoglie mortali diverranno polvere, eppure le sue parole continueranno a vivere e fioriranno nelle menti di chi le leggerà come germogli appena sbocciati in un lontano mattino di primavera.
Chi è dunque il lettore? secondo quanto spiega Rabindranath Tagore, nella sua malinconica poesia, è colui che può ancora avvertire il profumo delle primavere trascorse cogliendone i frutti non appassiti nel tempo.
Scopriamone testo, analisi e commento.
Chi sei tu lettore? di Rabindranath Tagore: testo
Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.(Traduzione di Brunilde Neroni)
Chi sei tu lettore? di Rabindranath Tagore: analisi e commento
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La parola di Tagore è impregnata di sensibilità e in questa semplice poesia riesce a far vibrare ogni corda del nostro animo come un’arpa.
Le parole si fanno tangibili, prendono vita, non sono più segni astratti su carta ma diventano fiori dal fragrante profumo capaci di inebriarci con la loro fragranza.
La domanda iniziale che apre la poesia Chi sei tu lettore? diventa occasione per schiudere molti altri interrogativi posti in maniera indiretta.
Il primo, in realtà, è l’unico quesito che abbia risposta certa perché i lettori siamo noi, proprio noi che ora leggiamo le parole a un secolo esatto da quando sono state scritte. Rimane un mistero invece l’essenza delle parole scritte, capaci di travalicare le epoche, i luoghi e le dimensioni restituendoci intatta l’impressione di un momento e il bagliore, implacabile, di una mente. Come lettori siamo dotati di un enorme privilegio, possiamo abbeverarci alla fonte di una saggezza millenaria vivendo epoche lontane, sperimentando diverse esistenze e una pluralità di sentimenti che ci attraversano pagina dopo pagina.
Che meraviglia, che sortilegio, la lettura che ci può far sentire ancora intatta la voce chiara di un uomo ormai scomparso. Leggiamo le parole di Tagore e riviviamo la sua eterna primavera, risentiamo il battito pulsante di una vita che batte all’unisono con la nostra. Il potere sprigionato da un libro è quasi ultraterreno e ci offre una lezione inestimabile sul concetto di eternità.
Per esprimere l’eredità sempiterna della lettura Rabindranath Tagore si serve, non a caso, di una metafora perfetta: ci parla della primavera, la stagione della rinascita. Tutti noi quando leggiamo, in fondo, rinasciamo per un attimo in un’altra vita sperimentando ciò che non ci appartiene eppure, per il tempo breve delle pagine, diventa nostro in maniera assoluta. Quando leggiamo abbiamo la possibilità di guardare il mondo attraverso gli occhi di un altro, così profondamente da avvertire i suoi stessi pensieri. È un privilegio raro che Tagore ci restituisce attraverso l’immagine di una primavera in eterno divenire. Chi sei tu lettore? domandava il poeta, rivolgendosi all’unicità singolare e irripetibile dell’individuo, ma forse in fondo consapevole di rivolgersi a un’implacabile corrente di vite chiamata Umanità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Chi sei tu lettore?” La poesia di Rabindranath Tagore per la Giornata mondiale del Libro
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