

Immagine che ritrae Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana di Firenze / Public domain, via Wikimedia Commons
Oggi, 16 febbraio, ricorre la nascita di Coluccio Salutati: tra i primi umanisti italiani, nella sua vita seppe testimoniare compiutamente quell’ideale di vita attiva che divenne, poi, un carattere distintivo anche di molti uomini del Rinascimento, oltre a configurarsi come un tema di costante elaborazione teorica.
Nelle sue opere Coluccio Salutati riprende e fa propri alcuni fondamentali motivi della riflessione di Francesco Petrarca: anche grazie alla solerzia dei suoi copisti, attraverso vari testi, diede un impulso fondamentale a quell’Umanesimo civile che sancì la definitiva crisi del paradigma medievale e rinnovò profondamente la cultura, oltre che la mentalità italiane.
Coluccio Salutati, fu poi a lungo cancelliere della Repubblica fiorentina e protagonista di eventi storici di primaria rilevanza; soprattutto egli operò negli anni in cui, prima dell’avvento della signoria medicea, nel capoluogo toscano divenne tangibile quell’idea di libertà che è un’altra delle cifre del Rinascimento italiano.
A 692 anni dalla nascita riscopriamo insieme la vita, le opere e il pensiero di Coluccio Salutati.
La vita e le opere di Coluccio Salutati
Coluccio Salutati nacque nei pressi di Pistoia (Stignano, 16 febbraio 1332 – Firenze, 4 maggio 1406) ma abbandonò giovanissimo la Toscana per seguire il padre a Bologna, dove studiò Giurisprudenza e divenne notaio, per poi intraprendere la carriera politica comune a molti suoi contemporanei che, per questo, vennero definiti Umanisti cancellieri. Assunse, quindi, questa prestigiosa carica prima a Todi e a Lucca, poi, dal 1375 fino alla sua morte, a Firenze.
In questa sede si trovò di fronte a eventi di assoluto rilievo nella storia italiana: ebbe, infatti, il difficile compito di gestire il capoluogo toscano durante e il tumulto dei Ciompi e fronteggiò l’avanzata di Gian Galeazzo Visconti, che voleva assoggettare tutta la penisola al suo controllo.
Sul piano culturale, oltre alla cura di una biblioteca particolarmente ricca per l’epoca, è particolarmente degna di nota la promozione degli studi umanistici portata avanti da Coluccio Salutati che si considerava un discepolo di Petrarca ed ebbe tra i suoi allievi Leonardo Bruni. Nel 1397 fu lui a istituire la prima cattedra di Greco a Firenze, affidandola al dotto bizantino Michele Crisolora, favorendo concretamente quel recupero dei classici che era un elemento cardine del progetto umanista.
Oltre alle molte Epistole, sia pubbliche che private, e a scritti di argomento politico, letterario e mitologico, tra le opere principali ricordiamo:
- De seculo et religione (1381-1382);
- De fato, fortuna et casu (1396)
- De nobilitate legum et medicinae (1399)
Coluccio Salutati: la critica delle scienze naturali e la preminenza delle arti liberali
Riprendendo riflessioni che Francesco Petrarca aveva già sommariamente svolto nel De sui ipsius et multorum ignorantia per contrastare i seguaci di Averroè, Coluccio Salutati, nel trattato De nobilitate legum et medicinae, afferma la supremazia delle arti liberali, e in particolare della Giurisprudenza, sulle scienze naturali e sulla medicina, ricondotta a queste ultime.
Per comprendere questa posizione occorre ricordare che nella concezione medievale le scienze non trovavano un’applicazione tecnica, e quindi pratica; esse consentivano solo di contemplare meglio l’opera di Dio e dunque appartenevano a un ambito del tutto astratto.
Secondo Coluccio Salutati le leggi civili spiegano e regolano il mondo umano, il mondo della città, hanno perciò una chiara finalità pratica e possono trovare applicazione non solo per regolare l’azione umana ma anche per correggerla e punirla, qualora sia malevola. Inoltre esse rimandano al divino perché non sono mere convenzioni umane ma, come già aveva affermato Cicerone, possono essere definite come “comune bonum”, come dei valori condivisi, comuni a tutti, che favoriscono il bene di tutti, perché si fondano su principi inscritti in tutti gli uomini, principi innati (oggi diremo leggi naturali) che, pertanto, possiamo conoscere con certezza.
Le scienze naturali e la medicina, invece, si servono dei sensi per conoscere, per questo elaborano conoscenze incerte, che talvolta possono risultare anche ingannevoli, si fondano su principi che gli uomini derivano dall’esterno e che non sono colti in maniera immediata, e danno luogo a una serie di conoscenze particolari e settoriali, prive di una visione d’insieme.
L’Umanesimo civile di Coluccio Salutati: l’eloquenza e la vita attiva
Sempre sulla scorta di Petrarca, Coluccio Salutati contrastò il predominio della logica e della dialettica, sintomi inequivocabili di una mentalità freddamente razionale e contemplativa, affermando l’importanza delle humanae litterae e, in particolare, dell’eloquenza già valorizzata da Cicerone.
Sul piano letterario ciò portò Salutati, come molti altri umanisti successivi, a preferire il genere del dialogo, che nel mondo antico aveva vissuto una stagione particolarmente fortunata – si potrebbe citare ancora Cicerone ma anche le Epistole di Seneca o Platone – al trattato, forma principe della filosofia aristotelica, e poi scolastica.
Per questo, poi, Coluccio Salutati intese la filosofia non come un sapere astratto e scollegato dal mondo ma come un messaggio che andava testimoniato e illustrato attraverso la stessa vita (sul modello già praticato da personaggi come Socrate, Cristo o san Francesco).
Questi elementi costituiscono le premesse essenziali per comprendere quel primato della vita attiva sulla vita contemplativa che è uno dei tratti più distintivi di Coluccio Salutati. Come spiega in un passo del De nobilitate legum et medicinae:
“Io, per dire il vero, affermerò coraggiosamente e confesserò candidamente, che lascio volentieri, senza invidia e senza contrasto, a te e a chi alza al cielo la pura speculazione, tutte le altre verità, purché mi si lasci la cognizione delle cose umane. Tu rimani pure pieno di contemplazione; che io possa, invece, esser ricco di bontà. Tu medita pure per te solo; cerca pure il vero e godi nel ritrovarlo… Che io, invece, sia sempre immerso nell’azione teso verso il fine supremo; che ogni mia azione giovi a me, alla famiglia, ai parenti e – ciò che è ancor meglio – che io possa essere utile agli amici e alla patria e possa vivere in modo da giovare all’umana società con l’esempio e con le opere”
E utile agli amici e alla patria Coluccio Salutati lo fu davvero nella sua vita, con una carriera politica tutta spesa come civil servant, a curare il bene comune e a tutelare la forma repubblicana e la libertà dei fiorentini.
La visione umana e religiosa di Coluccio Salutati
Da quanto detto sopra potremmo credere che Coluccio Salutati abbia una visione luminosa del mondo e della vita e che la sua sia una personalità e un’opera che irradiano ottimismo. In realtà questo è vero solo in parte, dal momento che in lui, come in molti altri umanisti, compare anche il tema del contemptus mundi (disgusto del mondo). Per questo dipinge icasticamente il mondo come il dominio del Diavolo, “la palestra delle tentazioni, l’officina dei mali e la fabbrica del vizio”. Questo sentimento porta a un ripiegamento in sé stessi che, però, secondo Salutati, non deve sfociare nell’isolamento materiale o nell’eremitaggio quanto, piuttosto, come aveva già affermato Petrarca valorizzando una massima agostiniana, nell’ “in te ipsum redii”, nel ritorno (interiore) in sé stessi che conforta e consente all’uomo di riscoprire la sua natura più genuina.
In sintonia con la mentalità umanistica e rinascimentale Coluccio Salutati fu, poi, uno strenuo difensore del libero arbitrio, oltre che un convinto promotore della vita attiva. Egli credeva che proprio gli atti di volontà fossero un esercizio e una dimostrazione di libertà, per questo rifiutava, ad esempio, le superstizioni e l’astrologia e negava ogni influsso delle stelle sull’esistenza umana.
Pur professando il libero arbitrio di matrice cristiana, Coluccio Salutati è convinto che le azioni umane a poco servano per la salvezza. Anticipando motivi della Riforma Protestante (che, però, trovano la loro origine nei testi di Paolo di Tarso e di Agostino), egli assegna grande importanza alla predestinazione e ritiene che la salvezza sia frutto della grazia attraverso la fede, che è un dono di Dio, e non la risultante delle opere buone.
Questa fede appare decisiva anche di fronte a un altro tema che occupò spesso la mente del cancelliere: la morte. Egli, diversamente dai medievali, non la intende come un momento di passaggio e come un viatico verso la beatitudine, quanto piuttosto come il peggiore di tutti i mali perché annulla la particolare unione di corpo e spirito che costituisce l’uomo e annichila tutto quel che siamo (e siamo stati) su questa terra. Al cospetto di questo pensiero angoscioso l’unica difesa che possiamo mettere in campo è la fede, nella quale è riposta la speranza di una vita ultraterrena.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Coluccio Salutati, l’umanista che esaltò la vita attiva
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