Come si diventa grafico e impaginatore in una casa editrice? Di cosa si occupa esattamente questo professionista? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Maglia, che lavora da anni nel settore editoriale. Ex impaginatore per la Sandro Teti Editore, collabora attualmente come freelance per case editrici di elevato spessore come la Armando Editore e la Franco Angeli.
- Ciao Antonio, prima di tutto dicci di che cosa si occupano un grafico e un impaginatore all’interno di una casa editrice. In che parte del processo produttivo del libro intervengono e con quali altre figure hanno a che fare?
Innanzitutto bisogna distinguere tra grafico e impaginatore: uno è un lavoro di creatività, anche se inserito in determinati schemi, l’altro è un lavoro tecnico; comunque ormai prende sempre più piede l’espressione “grafico editoriale” per connotare chi si occupa di impaginazione nelle case editrici. L’impaginatore è colui che insieme alla redazione si occupa del lavoro “artigianale” relativo al libro, quello che lo lavora facendolo entrare negli schemi propri della casa editrice, sia per ciò che riguarda il libro, sia per ciò che riguarda la copertina (lavorando ovviamente a contatto con i grafici), per questo prima dicevo che è un lavoro tecnico: l’impaginatore si muove entro schemi fissi, propri di ogni casa editrice, in maniera tale da rispettarne la linea grafica, e rendere il libro riconoscibile al lettore fin dal primo sguardo in libreria.
- Quali competenze tecniche deve avere un grafico impaginatore? Quali programmi di impaginazione e grafica utilizza? Quali caratteristiche personali deve avere per poter svolgere al meglio il lavoro?
La prima caratteristica che deve avere un impaginatore, ma che deve avere chiunque voglia lavorare in questo settore, è un’ottima conoscenza della lingua italiana, e non è un semplice luogo comune: si deve avere un costante aggiornamento leggendo molto, visitando i blog dei linguisti, leggendo gli articoli dell’Accademia della Crusca. Per ciò che riguarda le conoscenze tecniche vere e proprie, un impaginatore deve avere un elevato grado di conoscenza dei programmi di impaginazione QuarkXpress e Adobe Indesign, in quanto sono i migliori e i più usati nelle case editrici.
Inoltre in relazione a Indesign, è necessario avere una buona conoscenza dell’intera suite creative della Adobe, composta da Photoshop e Illustrator, poiché sono programmi che aiutano a gestire l’alta qualità grafica che deve avere un libro da mandare in stampa.
In generale comunque un impaginatore deve costantemente tenersi aggiornato su nuovi software o su nuove tecniche, come ad esempio la creazione e la gestione degli E-book, ormai sempre più richiesti dai lettori.
- Che percorso formativo hai seguito per diventare grafico/impaginatore?Potresti consigliare delle scuole, dei corsi universitari o dei master che ti preparano a questo mestiere?
Dopo la laurea in Lettere Moderne, ho seguito il corso per redattori editoriali dello studio Oblique, uno studio molto radicato nel mondo editoriale romano e che offre una preparazione davvero eccellente in questo campo. Ma per ciò che riguarda l’area strettamente tecnica di questo lavoro, la formazione è soprattutto una sorta di avviamento, il resto lo devi mettere da te, nel senso che devi avere una forte propensione a “smanettare”, a cercare soluzioni, a risolvere problemi. Le scuole sono comunque numerose, e variano sia per preparazione sia per costo: nell’ambito romano probabilmente la migliore formazione è offerta dal master biennale in editoria tenuto dalla Luiss, ma il costo di 32mila euro lo rende estremamente elitario… Fortunatamente cominciano a nascere in Italia corsi di laurea nel settore editoriale, in maniera tale da dare una buona formazione anche a chi non può permettersi le università private.
- Quali sono le opportunità lavorative oggi per un grafico/impaginatore che vuole lavorare in una casa editrice? È meglio lavorare come freelance o all’interno di una sola redazione? Che consiglio ti senti di dare a chi sta per iniziare questo percorso?
La risposta è tanto banale e secca quanto vera: c’è la crisi! Purtroppo solo in Italia i momenti di crisi coincidono con un enorme abbassamento degli standard culturali, quindi il settore editoriale è tra i primi ad avere meno soldi e peggiori condizioni lavorative. La cosa migliore è sempre cercare di avere un reddito fisso, quindi lavorare in una casa editrice ed essere parte del suo percorso culturale, ma attualmente la piccola e media editoria tende sempre più spesso allo sfruttamento dei giovani, quindi molto lavoro, pochi soldi, e soprattutto pochissima stabilità.
Il lavoro da freelance, come in qualsiasi altro settore, è particolarmente altalenante, e alterna periodi di grandi guadagni e grandi soddisfazioni a periodi di estrema povertà e lavori poco gratificanti. L’unico consiglio che posso dare a chi vuole iniziare questo percorso è di stare molto attenti: la strada non è per niente facile e breve, e può offrire allo stesso tempo sia grandi soddisfazioni che grandi delusioni; dipende tutto da quanto vi piace questo lavoro e da quanto siete disposti a crederci, e da quanti bocconi amari siete disposti a ingoiare. Citando gli AC/DC, it’s a long way to the top if you wanna rock’n’roll…
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come diventare grafico/impaginatore in una casa editrice: intervista ad Antonio Maglia
Salve. Sono un’impaginatrice di ventennale esperienze, ho realizzato sia libri scolastici/parascolastici/universitari/libri per bambini/fitness/yoga ecc.
Trovo molto giusto quello che dice Antonio Maglia, è un lavoro si che puoi imparare ma lo devi avere nel sangue come c’è l’ho io.
Dopo tanti anni di lavoro in proprio e di dura esperienza ingoiando bocconi dolci e anche amari, ora sono freelance e collaboro con case editrici medio/piccole della mia zona.
Il mio sogno sarebbe collaborare con case editrici di una certa importanza.
È una lavoro bellissimo che io faccio con tanto "amore" perché ho avuto anche molte soddisfazioni.
Saluti
martina
Ha ragione Antonio Maglia. Ci vuole passione. E tanto spirito di sacrificio. Soprattutto come freelance, quando il committente fa il suo prezzo e tu devi valutare se accettare o meno (e alla fine accetti perchè altrimenti in coda c’e’ qualcun altro che quel lavoro lo prende senza problemi) e poi valuti le spese (la partita iva è costosa) e in tasca ti resta poco (i periodi di grandi soddisfazioni e di estrema povertà). Ma ci vuole passione.
Sono art director e visual designer. Ma io mi vedo come un semplice disegnatore che senza aver studiato alcuna tecnica di disegno, è andato avanti seguendo un suo sogno, puntando tutto sul suo talento.
"Quando disegni fai le magie!" mi disse una ragazza mentre scarabocchiavo un personaggio buffo con tanto di ramazza e secchio d’acqua li sul libro di diritto pubblico. Mollai scienze politiche. Optai per Disegno industriale dopo un corso intensivo di Grafica e prestampa.
Oggi, dopo 2 partite iva aperte e chiuse, 1 studio di comunicazione aperto nel 2009 e chiuso nel 2015, mi ritrovo disoccupato senza percezione di sussidio, ed un curriculum denso di esperienza, superqualificato, e in "ferie forzate". La passione non si è scalfita. Anzi, mentre scrivo, guardo quei fogli bianchi li accanto al mio pc, la matita, una 3B...perdonatemi. Torno a disegnare. Nonostante tutto.
Bellissima intervista e bello anche il commento di Salvatore Pagano.
Quando disperato/a e coi soldi contati ti metti ancora alla scrivania a realizzare i tuoi piccoli grandi miracoli, capisci qual è il vero senso del tuo "lavoro".
La conoscenza della lingua è utile ma la laurea non serve. Quella serve al redattore. L’impaginatore di solito ha un indirizzo di isituto d’arte, liceo artistico e a volte nemmeno quello ma un attestato di formazione in grafica o ha imparato il mestiere in aziende grafiche e editoriali. Conta smanettare ma solo dopo aver lavorato in una di queste aziende.