I miti greci vengono spesso richiamati per indicare situazioni che si verificano frequentemente nella vita comune. È il caso della sindrome di Medea, che viene spesso menzionata quando una madre, per motivi di rancore verso un familiare, uccide i propri figli. Esistono altri modi di dire che si rifanno alla mitologia. Uno di questi è la «sindrome di Cassandra». Chi era Cassandra, e a cosa si allude quando la si cita?
Cassandra era la figlia di Primo, re di Troia. Era una ragazza bellissima, al punto che persino il dio Apollo in persona si innamorò di lei. Per indurla a concedersi, Apollo le donò il potere di fare profezie. Egli, infatti, era proprio il dio dei vaticini (oltre che della musica, dell’arte e della poesia) e molto famoso era il suo santuario presso Delfi, dove durante l’antichità molte persone si recavano per conoscere il futuro e fare le più disparate domande.
La principessa, nonostante il dono, rifiutò di soddisfare i desideri di Apollo, il quale quindi si vendicò (era un dio e non poteva di certo perdonare lo smacco subito) vanificando il dono che le aveva elargito in precedenza. Cassandra continuò a prevedere il futuro, ma da quel momento ebbe la sciagura di non essere più creduta.
Infatti, invano esortò Paride a non partire per Sparta (dove avrebbe rapito Elena causando così la guerra di Troia); altrettanto inutili furono i suoi avvertimenti a non accogliere nella città il famoso cavallo che conteneva i soldati achei. Diverse furono le sue profezie su futuri eventi negativi, ma non furono mai prese in considerazione.
“Essere una Cassandra” significa quindi prevedere situazioni sgradevoli, ma non essere creduta. Questo modo di dire è molto diffuso anche a livello giornalistico. Prendiamo, per esempio, una frase dell’Huffingtonpost:
“Attacchi a Parigi: la profezia di Oriana Fallaci, la Cassandra dell’Informazione”.
In psicologia, la sindrome di Cassandra designa invece una vera e propria patologia, relativa ad un comportamento eccessivamente pessimista e dallo sfondo ossessivo-maniacale, che porta a prevedere costantemente disgrazie per sé o per altri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è la "sindrome di Cassandra"? Dal mito al modo di dire
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