Quando si verificano importanti fatti di cronaca vengono spesso citati i miti greci, che da sempre popolano il nostro immaginario collettivo. Tuttavia, non sempre ci si ricorda esattamente il significato di certe espressioni, che vengono insistentemente riportate dai giornali e ripetute in televisione. Una di queste è “la sindrome di Medea”, che viene menzionata soprattutto quando una madre uccide i propri figli. Prendiamo, per esempio, una frase del Fatto Quotidiano:
“purtroppo la prassi insegna che la sindrome di Medea è molto diffusa e forse bisogna iniziare a tenerne conto”.
Ecco il titolo dell’articolo del Messaggero per l’ultimo triste infanticidio della piccola Elena Del Pozzo nei fatti di cronaca di questi giorni:
Chi era Medea e perché viene spesso citata nei casi di infanticidio?
Medea è uno dei personaggi più celebrati della mitologia greca, soprattutto per il suo carattere forte e volitivo, sicuramente inconsueto per le donne dell’epoca; ma ripercorriamo la sua storia sin dall’inizio.
Partiamo dall’etimologia del nome; Medea in greco significa “scaltrezze”, e questo dice già molto del carattere del personaggio che, per raggiungere i suoi fini, non esita a commettere con deliberata astuzia i più atroci delitti. Medea, una maga capace di realizzare ogni sorta di stregoneria, era figlia di Eeto, re della Colchide. Questa terra richiama alla memoria la spedizione degli Argonauti, di cui faceva parte Giasone, l’uomo a cui era stato affidato il compito di recuperare il Vello d’Oro, ossia la pelle di un ariete magico.
Com’è facile intuire, Medea si innamorò di Giasone e lo aiutò a conquistare il vello; dopo l’impresa, i due fuggirono per la Grecia. Il re Eeto inseguì i due amanti, ma Medea, per impedirgli di raggiungerli, decise di mettere in atto un orribile crimine: uccise il proprio fratello, Absirto, tagliò il suo cadavere e ne disperse i pezzi, in modo che il padre si impegnasse nel loro recupero e cessasse di inseguirli.
Nei primi tempi, la storia d’amore fra Medea e Giasone procedette bene; la coppia mise al mondo anche due figli. Purtroppo, Giasone ebbe in seguito l’impudenza di innamorarsi di un’altra donna e per giunta molto più giovane di Medea: Creusa, la bellissima figlia del re di Corinto. Poteva Medea lasciare impunito un simile affronto? Certo che no. Infatti, la maga decise subito di vendicarsi nella maniera più truce: uccise i suoi due figli avuti da Giasone.
Ecco perché Medea viene spesso citata quando una madre uccide i propri figli, specie se lo fa per vendicarsi del partner traditore. La cronaca nel 2011 ci ha anche presentato il triste caso di un padre che, per vendicarsi dell’abbandono della moglie, ha fatto sparire le due bambine gemelle avute da lei. In questo caso, si è spesso parlato di una “Medea al maschile”.
È bene sottolineare che Medea è diventata famosa non solo per i suoi crimini; la Medea di Euripide è stata spesso ricordata negli anni Sessanta e Settanta dai movimenti femministi, per aver descritto, nell’omonimo dramma, l’infelice condizione della donna in Grecia:
“Di tutte le creature che hanno anima e cervello, noi donne siamo le più infelici; per prima cosa dobbiamo, a peso d’oro, comprarci un marito, che diventa padrone del nostro corpo - e questo è il male peggiore... Quando si stanca di stare a casa, l’’uomo può andarsene fuori e vincere la noia... noi donne invece dobbiamo restare sempre con la stessa persona”.
Passionaria e invincibile, Medea fa discutere perché esprime i lati più bui, sommersi e nascosti della nostra personalità; è un personaggio controverso, che non smetterà mai di affascinarci e, allo stesso tempo, di ripugnarci.
Nell’immagine in alto: Quadro di A. Feuerbach, Medea, 1870
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è la “sindrome di Medea”? Nella mitologia la storia di una madre che uccide i figli
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