

È davvero singolare che una definizione della poesia ce la consegni Boris Pasternak, poeta nella sua giovinezza, che acquistò fama ancora maggiore, in Russia e nel resto del mondo, per il suo romanzo-testamento Il dottor Zivago per il quale gli era stato assegnato il Premio Nobel che, poi, fu costretto a rifiutare.
Una definizione della poesia ce la aspetteremo, infatti, da un critico letterario, da un filosofo, da uno studioso di estetica piuttosto che da un poeta, per questo è indispensabile contestualizzare questo testo poetico nella vita e nel percorso letterario di Boris Pasternak.
Riscopriamo allora, insieme, testo, storia e significato di Definizione della poesia, una lirica di Boris Pasternak che, come un manifesto di poetica, rivela tutta la peculiarità della sua scrittura e della sua arte.
Определение поэзии di Boris Pasternak: il testo originale russo
Это – круто налившийся свист,
Это – щелканье сдавленных льдинок,
Это – ночь, леденящая лист,
Это – двух соловьев поединок,Это – сладкий заглохший горох,
Это – слезы вселенной в лопатках,
Это – с пультов и флейт – Фигаро
Низвергается градом на грядку.Все, что ночи так важно сыскать
На глубоких купаленных доньях,
И звезду донести до садка
На трепещущих мокрых ладонях.Площе досок в воде – духота.
Небосвод завалился ольхою.
Этим звездам к лицу б хохотать,
Ан вселенная – место глухое.
Definizione della poesia di Boris Pasternak: la traduzione italiana
È un fischio che si estende acuto d’improvviso,
è lo scricchiolio di ghiacci soffocati,
è la notte che fa intirizzire la foglia,
il duello di due usignoli.È il tonfo soave del pisello,
è l’universo in lacrime in un guscio,
è Figaro – dal podio e dai flauti –
che si frange come grandine sull’aiuola.È quel che la notte deve ricercare
Sul fondo oscuro delle vasche,
e la stella porgere al vivaio
coi palmi umidi e tremanti.Più piatta di una tavola è l’afa.
Il firmamento è travolto dall’ontano,
toccherebbe alle stelle esplodere in risate.
Ma l’universo è un luogo spento.(traduzione di Angelo Maria Ripellino)
Definizione della poesia di Boris Pasternak: storia della poesia
Definizione della poesia appartiene alla più celebre raccolta poetica dello scrittore russo, Mia sorella la vita, che viene pubblicata nel 1922 ma che accoglie componimenti realizzati nel 1917, anno cruciale per la storia della Russia e non solo.
In quel momento Boris Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Mosca, 30 maggio 1960) era già un poeta riconosciuto: negli anni precedenti aveva studiato pianoforte, per poi concentrare le sue attenzioni alla filosofia che, nel 1912, aveva studiato anche all’università tedesca di Marburgo, sotto la guida del filosofo Hermann Cohen che gli aveva proposto di intraprendere la carriera accademica, alla quale il giovane aveva rinunciato.
È dall’anno successivo che lo vediamo dedicarsi alla poesia, prima con la frequentazione del gruppo legato alla rivista «Centrifuga», composto da futuristi moderati, che ancora apprezzavano il simbolismo della generazione precedente e che non disdegnavano l’eredità del passato, come dimostrano i frequenti riferimenti mitologici e il ricorso agli arcaismi che ritroviamo anche nella prima raccolta di Pasternak, Il gemello tra le nuvole.
Dopo questa breve esperienza, però, il giovane poeta si avvicina però ai più radicali cubofuturisti, i poeti più ribelli e innovativi di quel periodo, che trovano i loro migliori rappresentanti in Chlebnikov e Majakovskij e che, secondo Pasternak, riuscivano ad esprimere nel modo più valido le speranze e le ansie della sua generazione. La caratteristica più originale dei cubofuturisti è l’uso che essi fanno della parola: non è più un mezzo per ricercare corrispondenze metafisiche (come nel simbolismo) o uno strumento per descrivere un mondo oggettivo (come nel naturalismo) ma diviene un elemento autonomo, di cui si sperimenta tutta la libertà, talvolta attraverso virtuosismi verbali e linguistici, talvolta scollegandola dal suo significato.
Come scrive Angelo Maria Ripellino:
“Come per tutti i cubofuturisti, anche per Pasternak l’universo comincia a vivere solo nei suoni. Persino le nomenclature e la mitologia hanno nelle sue pagine […] una funzione acustica. […] Tuttavia sono rare le pagine in cui egli fa sfoggio di locuzioni incongruenti per amore del puro suono”
Pasternak deriva da questi futuristi estremi la passione per gli aspetti tecnici legati alla parola poetica, come la ricerca di spiccate sonorità e il frequente utilizzo delle metafore, oltre che un metodo che privilegia la frammentazione. Si differenzia però per una poesia sempre carica di significato concettuale.
È soprattutto ne Il simbolismo e l’immortalità, il testo di una conferenza pubblica tenuta da Pasternak nel 1913, che ritroviamo gli elementi teorici che stanno alla base della sua poetica. Qui egli afferma che la soggettività o, meglio, l’intersoggettività, non è una prerogativa dell’uomo singolo quanto, piuttosto, una qualità sovra individuale, propria dell’intero genere umano, grazie alla quale il poeta diviene partecipe della vita dell’umanità e della storia. Come in Husserl non si dà cesura tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto ma è nella loro relazione, inscindibile, nell’atto di conoscenza che affiora la verità e, quindi, l’immortalità. Mentre il poeta è e rimane un individuo mortale, le emozioni che egli canta trovano nelle sue opere una consacrazione che le rende immortali: il poeta, allora, è solo una condizione per la manifestazione di quei sentimenti, di quelle qualità, di quella soggettività libera e immortale. Proprio per questo quella di Pasternak è una poesia lirica priva di un io lirico, sembra non esserci un autore nelle sue poesie e pare che sia la natura o, comunque, la materia cantata a parlare con una voce propria. Ciò perché in quella conoscenza intuitiva il soggetto e l’oggetto non si scindono mai, non c’è un soggetto che conosce, e descrive i propri stati d’animo, ma un atto di conoscenza, una relazione, da cui l’uomo viene vissuto; il poeta, dunque, è dietro e dentro a quest’esperienza, a questo incontro.
Questa premessa spiega anche perché in questi anni scriva anche componimenti che sembrano offrire descrizioni oggettive piuttosto che percezioni soggettive: oltre al nostro componimento, ad esempio, anche Definizione della creatività.
Analisi e significato di Definizione della poesia di Boris Pasternak


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Come anticipato Definizione della poesia, insieme alle altre liriche di Mia sorella, la vita, viene composta nel 1917, in estate, quindi tra la rivoluzione di febbraio e la rivoluzione d’ottobre. Come spiega lo stesso Pasternak in una lettera del 1922 al poeta Valerij Brjusov, la raccolta
“esprime lo stadio della rivoluzione più vicino al cuore e alla poesia – l’alba della rivoluzione e il suo erompere, quando essa riporta l’uomo alla sua vera natura e vede lo stato con gli occhi della legge naturale”
Non troviamo neanche una parola dedicata agli eventi storici e alla rivoluzione in questi componimenti, perché il poeta si mette in ascolto di tutto ciò che esiste, nella sua mutevolezza e nella sua iridescenza, ne offre impressioni elementari, immagini primordiali; secondo la poetessa Marina Cvetaeva tutta la silloge è “un acquazzone di luce” perché mostra il movimento del divenire e, con esso, l’esperienza della caduta.
Pasternak rivela qui una sensibilità affine a quella di Rilke: si meraviglia dell’esistente nella sua quotidianità, volge il suo sguardo attonito all’ordinario quasi fosse la prima volta che lo contempla, convinto che valga la pena attraversare tutto e vivere tutto.
Anche rispetto alla poesia, che è l’oggetto e il soggetto del canto, troviamo questo sguardo originario: Pasternak ce ne dà una definizione ostensiva, ce la mostra nelle sue varie morfologie, nelle occasioni che possono suscitarla, senza alcun giudizio parziale o soggettivo.
Soprattutto nella prima parte del componimento troviamo definizioni plastiche, concise, dalla abbacinante semplicità. Sono immagini che sollecitano i sensi e che chiamano in causa il mondo naturale: la poesia può essere un suono (vv. 1, 2 e 5), uno stato naturale (v. 3) o una situazione (v. 4).
Impossibile rendere conto compiutamente di tutte le possibili circostanze in grado di assurgere a materia del canto: la poesia, e con essa la creatività che porta alla nascita di un verso, può darsi in qualsiasi frammento della realtà, in tutto l’universo: ed è proprio la forza vitale dell’universo ad essere descritta con metafore via via più ardite e difficili da comprendere.
Pasternak, infatti, rende omaggio al simbolismo e al futurismo non solo con immagini che possono apparire oscure ma anche con un utilizzo molto originale delle parole principali (“fischio”, “piselli”, “notte”, “lacrime”) che perdono il significato che gli viene generalmente assegnato nel sistema linguistico, per acquisire un significato contestuale. La parola che nella versione italiana qui riportata, al v. 6, viene resa con “guscio”, e che in altre traduzioni è resa con “scapole”, ad esempio, è alla base di una metafora così incomprensibile da essere stata spiegata dallo stesso Pasternak che chiarì che anticamente i baccelli dei piselli giovani venivano chiamati scapole. Ciò ci permette di comprendere meglio il verso che allude all’energia dell’universo, racchiusa anche nei baccelli di un’umile pianta da orto, che prima o poi si apriranno e sprigioneranno la loro vitalità (“lacrime” intese come grida).
Al di là del significato delle singole immagini che trovano posto nelle ultime due strofe del componimento, è opportuno, invece, sottolineare la commistione di espressioni colloquiali (“grandine sull’aiuola”, “risate”) con altre bizzarramente sublimi (Figaro e l’aiuola, il cielo e l’ontano) per mostrare che aspetti alti e bassi della realtà sono inseparabili, come in una coincidenza degli opposti. Lo stesso scopo hanno le personificazioni (“stelle esplodere in risate”, v. 15), usate per sottolineare l’interconnessione di tutti gli elementi dell’universo.
In definitiva, dunque, tutto il componimento ci comunica che la poesia è inseparabile dalla vita stessa; è la vita stessa, la sua parte organica e pulsante, che si esprime nell’opera dei poeti.
Un’opera che, come mostra l’ultimo verso, apparentemente paradossale, spesso non interessa alle persone comuni, che non sono in grado di sentire e comprendere il suono segreto dell’universo e che sovente non si curano affatto di come un poeta si relazioni con la vita.
Metrica e stile di Definizione della poesia di Boris Pasternak
Composta di quattro quartine, Definizione della poesia consta di complessivi sedici versi che presentano una rima incrociata.
Più che la forma sono i mezzi espressivi a conferire ad ogni verso un particolare valore: Pasternak usa con grande sottigliezza la tecnica simbolista dell’allitterazione, scegliendo parole che ripetono le stesse consonanti e donano alla lirica un’espressività speciale.
L’anafora dell’espressione “(questo) è”, ripetuta per ben sette volte è strettamente collegata al titolo, dal momento che introduce le immagini con le quali il poeta rende concreto e tangibile il concetto di poesia. Si tratta di metafore che hanno spesso anche funzione di correlativo oggettivo e vogliono suscitare precise sensazioni o emozioni. La ripetizione frequente del pronome dimostrativo, poi, conferisce alle prime due strofe una particolare dinamicità, frammentando i singoli versi che presentano così significati e definizioni autonome.
In tutto il componimento è presente una chiara influenza simbolista, con un linguaggio che risulta più oscuro con il susseguirsi dei versi e in cui il significato dei termini, in ossequio al futurismo, è spesso lontano da quello abituale, così da conferire ai versi una valenza quasi magica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Definizione della poesia” di Boris Pasternak, da leggere nella Giornata della Poesia
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