Voglio fare il traduttore, quali sono le lingue più richieste oggi?
È una delle domande più frequenti, fra quelle poste da coloro che vogliono avviarsi alla professione di traduttore.
In questi mesi, tanti giovani stanno scegliendo la facoltà universitaria che dovrà accompagnarli verso il mondo del lavoro. Analizziamo in breve alcuni sviluppi recenti del magma linguistico.
Inglese, spagnolo e... cinese
Bisogna innanzitutto sfatare il mito dell’inglese come «lingua internazionale». Da un rapporto della Banca centrale europea del gennaio 2012 emerge che la lingua più studiata al mondo è ormai il cinese. In rapida
crescita anche lo spagnolo.
Un recente sondaggio di Federlingue, associazione che raggruppa un numero molto rappresentativo di società italiane di servizi di traduzione e di formazione linguistica, ha confermato il progressivo calo delle richieste per le traduzioni e i corsi di lingua in inglese a favore, soprattutto, di cinese e turco.
L’inglese resta una lingua di comunicazione indispensabile, per chi sceglie una professione «internazionale», ma il mondo sta cambiando. I Paesi che detengono il controllo della crescita economica (i cosiddetti BRIC,
Brasile, Russia, India e Cina, con l’aggiunta di Sud Africa e Turchia) non si riconoscono nell’inglese né nei valori che sottende. Lieve eccezione è l’India, che usa l’inglese come lingua dell’amministrazione a fianco però di numerose lingue ufficiali locali, e sviluppa una cultura propria sempre più autonoma dal passato coloniale anglofono.
Turco e russo
Un’altra area in fortissima crescita è quella delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale (Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, per citarne alcune). Alcuni di questi nuovi Stati indipendenti stanno vivendo un rapido sviluppo grazie alle risorse petrolifere o alla strategicità della loro posizione tra Cina ed Europa. Le lingue di comunicazione in quella parte del mondo sono il turco e il russo. Il primo, perché molte di quelle Repubbliche, dopo la caduta dell’Unione sovietica, hanno reintrodotto le loro lingue nazionali, di ceppo
turco; il secondo perché, nonostante la partenza dei russi alla fine dell’era sovietica, resta di fatto una lingua unificante per ragioni storiche e culturali in tutta l’area.
Portoghese
Da non trascurare il portoghese, la cui importanza aumenta parallelamente alla crescita del Brasile, senza dimenticare che la comunità lusofona conta nel mondo più di 200 milioni di parlanti in Paesi giovani e, con l’eccezione del Portogallo, in dinamico sviluppo.
Tedesco
Nella vecchia Europa e in particolare in Italia, il tedesco resta la lingua meno reperibile sul mercato del lavoro. La Germania è il principale partner commerciale dell’Italia, eppure lo studio del tedesco è generalmente trascurato nella Penisola, dove si coltiva l’illusione che i rapporti con i propri vicini si possano tenere efficacemente anche in inglese. È solo parzialmente vero: le aziende italiane che hanno personale in grado di parlare tedesco vengono spesso favorite nelle trattative con i partner d’oltralpe e la conoscenza
della lingua diventa rapidamente indispensabile, quando il business con la Germania cresce. Le aziende, però, faticano a trovare personale davvero capace di esprimersi a buon livello nella lingua di Goethe.
Come scegliere le lingue da studiare
Nella scelta della lingua da studiare non ci si può limitare però a considerazioni di carattere economico.
Il traduttore vive in simbiosi quotidiana con la lingua e la cultura nella quale lavora. Per questa ragione deve scegliere il proprio percorso di studi e di vita innanzitutto in base alle proprie aspirazioni. Lavorare in una lingua che non si sente profondamente propria può diventare una condanna insopportabile. Al traduttore, oggi, è richiesta una competenza sempre più elevata. Anche la conoscenza linguistica dev’essere avanzatissima e costantemente aggiornata, in un continuo lavoro di perfezionamento e «immersione» nell’altra cultura, possibile solo se con la lingua scelta si avverte una profonda sintonia interiore.
Articolo di Luca Lovisolo, traduttore giuridico e pubblicista, per anni consulente di commercio internazionale. Luca Lovisolo è autore della guida "Tredici passi verso il lavoro di traduttore" e di "Ridere per non piangere". I suoi corsi di diritto per traduttori, tenuti via Internet, raccolgono partecipanti da tutta Europa.
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e del Giapponese cosa mi dite ? è richiesta dalle aziende ?
Visto che - salvo la totale distruzione atomica (Dio ce ne scampi!) - il mondo è destinato a unirsi in una sola repubblica democratica federata sul tipo per esempio della Germania, del Brasile, degli USA..., è giocoforza che ci vorrà per tutti una lingua veicolare unica, a fianco di lingue e culture locali che spero riescano a sopravvivere con tutta la ricchezza culturale che contengono e rappresentano.
La domanda è: quale lingua prevarrà sulle altre?
Internet, che è nato negli Usa ed è governato dagli USA, spinge decisamente per l’American-English (lo stesso fa Babylon, pur con base in Israele). Ora, Internet, lo sappiamo bene, è il primo e più formidabile standard di comunicazione internazionale.
Passerà in mano d’altri? Come?...
E quale altra agenzia mondiale ha il potere di Internet? I mercati? Le economie? E quale economia prevarrà?...
Credo che sia prematuro il tempo per dare una risposta univoca, sicura.
Solo, mi auguro, che non scompaiano le lingue europee (come quelle di altri Continenti); ma quelle europee soprattutto (insieme a quelle ufficiali di tutta l’America): perché sono le uniche che hanno - anche se sembrano non rendersene più conto - radici ebraico cristiane (oltre che greche). E, senza cristianesimo, francamente non vedo un futuro per il mondo diverso dall’implosione.
Spero di sbagliarmi...
@Diego. L’interscambio tra Italia e Giappone resta relativamente poco sviluppato, per tante ragioni, nell’ultimo triennio è persino lievemente arretrato. Per esperienza di aziende che ho seguito come consulente posso confermarle che commerciare con il Giappone non è sempre cosa facile.
Le recenti catastrofi naturali e gli eventi di Fukushima sono destinati a influire durevolmente sull’economia del Giappone, in modalità in parte ancora sconosciute. Il giapponese è una lingua poco studiata in Italia, se la sceglie non dubito che Le offrirà delle opportunità, sebbene prevedibilmente inferiori rispetto al cinese. In bocca al lupo! (LL)
@Predi. Quanti analisti vorrebbero avere le Sue certezze! Se si osserva lo sviluppo delle lingue negli ultimi decenni, da quanto è iniziata la cosiddetta «globalizzazione» si nota che le lingue locali (almeno alcune) e persino i dialetti vivono una nuova primavera. A determinare le lingue dominanti non sono le tecnologie ma la capacità degli Stati che le parlano di imporsi economicamente e politicamente. Internet è un mezzo: parla la lingua che le si mette dentro. Oggi, l’inglese è usato in Internet da poco meno del 27% degli utenti, mentre il 24% parla cinese, seguito dallo spagnolo (7%). La situazione è talmente fluida (da poco è possibile registrare domini anche in caratteri cirillici) che l’equazione Internet = inglese può ben dirsi superata.
Il cinese deve la sua crescita anche al vertiginoso aumento degli Istituti Confucio in tutto il mondo, sostenuti dagli ingenti investimenti del Governo cinese per la lingua e la cultura. I Cinesi comprendono che un ruolo di preminenza economica si basa anche sulla presenza culturale (a differenza di noi europei, che tendiamo a snobbare la cultura, salvo poi lamentarci che le nostre lingue e le nostre economie arretrano). La Cina è tornata a influenzare i destini del mondo, e non intende certo farlo parlando la lingua di qualcun altro.
Analogo discorso può valere su un altro piano per il turco: avrà notato anche Lei che la questione dell’adesione della Turchia all’Unione europea è scomparsa dall’agenda internazionale, negli ultimi anni. La Turchia sta ora volgendo le sue attenzioni verso l’area caucasica, dove può giocare il ruolo di "fratello ricco" di molte Repubbliche ex sovietiche che parlano lingue molto simili al turco. E’ lì (oltre che nei Paesi delle cosiddette "primavere arabe", dove noi Europei sembriamo capaci di fare poco più che applaudire alla caduta dei dittatori, non senza un’ormai stucchevole retorica) che la Turchia sta ritagliandosi il suo ruolo guida, che significa anche preminenza culturale e linguistica. Lo fa con una tale decisione che la Russia ha recentemente rispolverato l’unione economica con le Repubbliche caucasiche ex-sovietiche, interessata com’è alle ingenti risorse naturali e al controllo sulle vie di trasporto di energia, in particolare petrolio e gas, presenti nell’area. Le sorti della battaglia tra russo e turco, in quelle zone, dipenderà anche da questi conflitti economico-diplomatici, oltre che da una serie di variabili indipendenti, ad esempio di ordine religioso. A differenza di Lei, però, non credo che la tradizione ebraico-cristiana (se ha un senso, questo distico) protegga il mondo dall’implosione. Mi preoccupa di più che i Paesi che detengono la crescita economica non hanno vissuto la stessa evoluzione dello Stato di diritto come l’abbiamo vissuta in Europa, e potrebbero notevolmente condizionarci nel godimento di libertà che ci siamo conquistati con battaglie secolari (dia un’occhiata all’attualità, gli esempi, dall’India alla Siria, dalla Russia al Brasile non mancano!)
Sono solo alcune rapide considerazioni che Le dicono quanto sia pericoloso semplificare: certo è che chi inizia a studiare oggi ed entrerà nel mondo del lavoro tra cinque, sette o dieci anni si confronterà con equilibri globali molto diversi da quelli odierni, che a ben guardare cominciano a profilarsi piuttosto chiaramente. Quanto alla nascita di una Federazione Mondiale... mi sento senz’altro di rassicurarla, il panorama del mondo sembra destinato a restare ancora a lungo molto variegato e (purtroppo) alquanto litigioso. Cordiali saluti. LL
Io il tedesco lo so e mi è stato molto utile per trovare i lavori che ho fatto fino ad ora. Ma non si tratta di semplici traduzioni...
Il sogno resta quello di utilizzare la lingua straniera per le traduzioni letterarie che però mi risultano essere tra le meno pagate in europa, è vero?
vorrei fare il traduttore ma non so che cosa devo fare e adesso studio la lingua italiana nel centro CLID (centro di lingua italiana di douala) in CAMERUN.e mi piace molto questo quindi vorrei che vi darmi consigli per favore.