Dove finisce l’arcobaleno è una lirica struggente dello scrittore sudafricano Richard Rive, che sembra evocare un paradiso perduto, un mondo altro, dove davvero è possibile la pace e la fratellanza tra i popoli. Il grande compositore Ennio Morricone si ispirò proprio alla poesia di Rive per comporre il brano Voci dal silenzio, dedicato alle vittime degli attentati delle Torri Gemelle. Perché quando ogni parola appare vuota e superflua, incapace di abbattere un muro di silenzio, allora spetta alla poesia e alla musica prendere il sopravvento.
Viviamo in un mondo diviso, in un mondo che preferisce concentrarsi sulle differenze anziché sui tratti che uniscono le persone. Viviamo in un mondo che disegna confini, istituisce limiti e detta leggi per organizzare la realtà in modo efficiente, dimenticando l’importanza dei diritti civili e umani.
Diventa difficile, in un contesto del genere, comprendere il significato di una parola come “fratellanza”: un concetto sulla bocca di tutti, spesso abusato, la cui importanza è ripetuta fino allo sfinimento, ma che raramente viene messo in pratica.
Lo scrittore sudafricano Richard Rive è riuscito a esprimere il senso della fratellanza attraverso una poesia, che è come una sad song, una canzone triste capace di commuovere con l’intensità propria delle cose impossibili. Perché l’unione fraterna tra tutti gli uomini è una prospettiva quasi utopica, che non trova alcun corrispettivo sulla terra dove le persone sembrano essere impegnate in una continua battaglia, divise dall’odio, dall’invidia, dal rancore.
Scopriamo testo e analisi della poesia di Richard Rive e il brano di Ennio Morricone da essa ispirato.
Where the rainbow ends di Richard Rive: testo originale
Where the rainbow ends
There’s going to be a place, brother,
Where the world can sing all sorts of songs,
And we’re going to sing together, brother,
You and I, though you’re white and I’m not.
It’s going to be a sad song, brother,
Because we don’t know the tune,
And it’s a difficult tune to learn.
But we can learn, brother, you and I.
There’s no such tune as a black tune.
There’s no such tune as a white tune.
There’s only music, brother,
And it’s music we’re going to sing
Where the rainbow ends.
Dove termina l’arcobaleno di Richard Rive: testo
Dove termina l’arcobaleno
Deve esserci un luogo, fratello,
Dove si potrà cantare ogni genere
di canzoni,
E noi canteremo insieme, fratello,
Tu ed io, anche se tu sei bianco e io
non lo sono,
Sarà una canzone triste, fratello,
Perché non sappiamo come fa,
Ed è difficile da imparare,
Ma possiamo riuscirci, fratello, tu e io.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello,
Ed è musica quella che canteremo
dove termina l’arcobaleno.
Dove termina l’arcobaleno di Richard Rive: analisi e commento della poesia
Dove termina l’arcobaleno di Richard Rive (Where the rainbow ends nell’originale, Ndr) è una poesia che sfuma nella melodia musicale.
In questi versi lo scrittore sudafricano sembra far proprio il repertorio della musica afroamericana: dal canto spirituale del gospel al ritmo malinconico del jazz. Ne risulta una lirica struggente che si legge cantando. Il riferimento a una canzone è infatti presente nel testo, che viene definito dall’autore come una “sad song”, una canzone triste.
La fratellanza è un concetto difficile da imparare in un mondo diviso, per similitudine ecco che si riflette in una canzone difficile da cantare in coro con voci dai timbri diversi. Il risultato è un canto un poco stonato che evoca il suono cacofonico, spesso disarmonico, del mondo in cui parlano tante culture diverse, tante genti provenienti da ogni dove, uomini e donne, vecchi e bambini.
Sarà forse questa la musica cantata in un ipotetico Paradiso, laggiù nel luogo in cui termina l’arcobaleno, dove finalmente gli uomini impareranno a deporre le armi e a vivere assieme come fratelli, senza più notare le differenze di pelle, di colore, di genere, di identità.
La scia di colori che riluce nella trasparenza dell’aria evoca il luogo dello spirito e dell’anima, diventando così metafora potente di un cambiamento possibile. Un invito a guardare l’interiorità e non l’esteriorità: perché è nel cuore che è custodito il nocciolo dell’umanità, ciò che ci rende uguali gli uni agli altri.
Nella poesia si riflette infatti la speranza che l’umanità non sia più concentrata sulle cose che dividono, ma si focalizzi finalmente su quelle che uniscono.
Richard Rive compose questo scritto nel pieno dell’Apartheid per battersi contro la segregazione razziale.
Quella di Rive fu una voce coraggiosa, controcorrente, che si levò per tutelare le minoranze perseguitate. Il suo canto, purtroppo, fu spento nel sangue. Richard Rive fu accoltellato a morte nella sua casa di Città del Capo nel 1989.
La sua poesia, però, resta. E oggi tutti ci chiediamo se abbia raggiunto la “fine dell’arcobaleno” che aveva evocato in maniera così suggestiva nella sua celebre lirica.
Dove termina l’arcobaleno: l’adattamento di Ennio Morricone
Per comporre il brano Voci dal silenzio, dedicato alle vittime degli attentati delle Torri Gemelle, Ennio Morricone si ispirò al testo della poesia di Rive.
Ne risultò un’esecuzione toccante che ancora adesso tocca le corde profonde del cuore di chi la ascolta. Riportiamo di seguito il video dell’esibizione tenuta dal Maestro Morricone al concerto dell’Onu nel 2007.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dove termina l’arcobaleno: la poesia sulla fratellanza di Richard Rive
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