È morto Gianni Vattimo, il filosofo che i colleghi filosofi ricordano per le sue opere di interpretazione del pensiero di Heidegger e Nietzsche.
Il mondo della cultura invece lo ricorda per l’espressione da lui coniata di “pensiero debole”.
Cos’è il “pensiero debole”, teorizzato da Vattimo
Pensiero debole è una posizione filosofica che rinuncia a fornire un’interpretazione metafisica della realtà e a presentarsi come un’ideologia che fornisce una interpretazione onnicomprensiva. Queste posizioni si trovano, per essere più chiari, nel Positivismo, nel Marxismo, nell’Idealismo.
Sono posizioni che hanno caratterizzato il pensiero occidentale che si è per molto tempo basato su delle solide convinzioni - che a volte si scontravano con altre altrettanto solide. Come è stato per lungo tempo in Italia nell’eterna diatriba fra pensiero laico e pensiero cattolico.
Il pensiero debole è anche frutto di quel movimento culturale che va sotto il nome di postmoderno.
Il termine “postmoderno” proviene dal mondo dell’arte, ma si è diffuso anche nel mondo letterario e culturale in genere. Racchiude tutte quelle avanguardie che magari non avevano una lunga durata e nemmeno radici solide, ma che, nel loro complesso, hanno messo in discussione i canoni del bello più o meno codificati per percorrere nuove strade.
Il mondo contemporaneo ha i suoi dogmi: molti derivano dalla tutela dell’ambiente o della fauna, che spesso viene portata avanti con la convinzione di una fede religiosa.
Oppure l’antirazzismo: il razzismo purtroppo esiste, ma l’antirazzismo assume le connotazioni di rivisitazioni linguistiche o gestuali che non si possono non condividere.
Gli stessi diritti politici - così sentiti nel Dopoguerra - sembrano essere passati in secondo piano.
In ogni caso queste convinzioni non fanno parte di una nuova ideologia - e quindi rientrano nel pensiero debole - anche se a volte il mainstream le trasmette come dei postulati che non si possono disconoscere.
Abbiamo solo cercato di chiarire la conseguenza nel mondo della cultura del pensiero del filosofo. Come filosofo i suoi studi erano rivolti a un tentativo di deideologizzare i pensieri forti. Era cristiano di un cristianesimo senza il pensiero metafisico, che si fondava sulla carità per gli altri.
Gianni Vattimo era un interprete dei grandi filosofi del secolo scorso, dunque, ma anche il fondatore di un nuovo pensiero, che forse non andava teorizzato.
Era amico di Umberto Eco. Entrambi si presentarono e vinsero un concorso Rai nel 1954. Lasciarono la Rai non appena ottennero cattedre universitarie.
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