C’è chi insinua che il successo letterario di Edith Wharton sia figlio non del talento, ma di un’esistenza privilegiata. Nata a New York il 24 gennaio 1862 la scrittrice era l’unica figlia femmina di George Frederic Jones, direttore della Chemical Bank of New York, sul quale era stato coniato il celebre detto “Stare al passo con i Jones” per celebrare il patriarca come esempio virtuoso da seguire.
La principale conseguenza della ricchezza fu, per Edith, quella di avere accesso a un’ottima educazione - cosa niente affatto scontata per una giovane donna negli anni tumultuosi della Guerra Civile americana - e di poter attingere a piene mani ai volumi contenuti nella biblioteca paterna. Inoltre, la giovane Wharton ebbe la fortuna di crescere in Europa, dove si trasferì con la famiglia a causa del lavoro del padre, respirando un’aria cosmopolita e le vibrazioni della rivoluzione culturale in atto.
Ora, è vero che Edith Wharton non sarebbe diventata la scrittrice leggendaria che conosciamo senza un certo tipo di studi, di letture, di viaggi; tuttavia è più che legittimo pensare che una signorina dell’alta società nella sua condizione avrebbe anche potuto avere ben altri grilli per la testa: ad esempio i vestiti di lusso, i gioielli e i corteggiatori, invece la giovane Edith per la testa aveva soltanto i libri, erano la sua unica distrazione.
A sedici anni pubblicò la prima raccolta di poesie e, nel frattempo, iniziò ad appassionarsi alla traduzione delle opere europee - spagnolo, francese, tedesco - che scopriva durante i suoi viaggi. In breve possiamo dire che Edith Wharton fu la prima donna Premio Pulitzer della storia perché non si accontentò di essere una brava signorina dell’alta società: graziosa, educata, maritata, ma cercò sé stessa attraverso la scrittura. Se non fosse stata un’avida lettrice, una traduttrice, una scrittrice costante che suda e fatica nella scelta della giusta parola non sarebbe mai diventata Edith Wharton. L’eccelsa educazione ricevuta di certo le giovò, ma non sarebbe stata sufficiente senza un briciolo del suo coraggio.
Sarà per questo motivo che i personaggi creati da Edith Wharton continuano a catturare, anche a distanza di secoli, un vasto consenso di pubblico. Dovrebbero essere ritenuti personaggi antichi, stereotipati, ridotti a macchiette, invece continuano ad accalappiare l’attenzione dei lettori e a risultare, oltre ogni aspettativa, estremamente moderni.
Nel 1902 dopo vari tentativi Edith pubblicò il suo primo romanzo, The Valley of Decision (La valle della decisione), dopo averlo sottoposto al giudizio di un suo caro amico, un certo Henry James. Il grande scrittore statunitense espresse un parere positivo, ma invitò anche la giovane scrittrice a parlare di ciò che conosceva a fondo, ovvero dell’alta società americana e della città di New York. Edith seguì il consiglio, e da quel momento avrebbe inanellato una serie di capolavori che miravano a demolire il perbenismo di facciata dell’America dell’epoca, segnando così il principio di una rivoluzione di pensiero che trovava nelle parole la sua arma fondamentale.
Scopriamo quali sono i 5 migliori libri di Edith Wharton.
1. L’età dell’innocenza
Lo definiscono un “romanzo sulla libertà, che non ha mai esaurito il suo potere sovversivo”. Con L’età dell’innocenza, suo capolavoro, Edith Wharton fu la prima donna della storia a vincere il Premio Pulitzer nel 1921. Si trattava, in effetti, di un romanzo molto anticonvenzionale per l’epoca. Il personaggio della contessa Ellen Olenska è a suo modo innovativo e rivoluzionario: Wharton descrive una donna agiata e bellissima che è capace di ribellarsi alle convenzioni, di ammettere la sua infelicità e fuggire da un matrimonio finito sputando in fronte, senza vergogna, alla società e alla sua ipocrisia. L’amore impossibile tra Ellen e il suo giovane avvocato, Newland Archer, è il sottofondo malinconico dell’intera narrazione: lei non vuole essere un impedimento alla felicità di lui e dunque rinuncia al proprio sentimento per permettere al ragazzo di andare incontro al suo futuro e mantenere la promessa fatta alla promessa sposa.
Dal libro di Wharton è stato tratto il bellissimo film di Martin Scorsese con protagonista Michelle Pfeiffer e Daniel Day-Lewis.
L'età dell'innocenza
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2. Ethan Frome
Un romanzo cupo, tragico, perfetto da leggere in una sera d’inverno. Ethan Frome, scritto nel 1911, ci racconta un’altra storia d’amore ostacolata dalle convenzioni. Stavolta ci troviamo in un villaggio del New England, immerso nella neve. Il protagonista è un povero contadino di nome Ethan Frome, che vive e lavora in una fattoria non molto produttiva insieme alla moglie Zeena. La vita ordinaria e scialba della coppia è sconvolta dall’arrivo di Mattie Silver, venuta per aiutare la cugina nelle faccende domestiche. Ethan si innamora di Mattie, riconoscendo in lei un’anima affine, ma la purezza del sentimento sarà ostacolata da Zeena che subito percepisce cosa sta accadendo e decide di fare di tutto per scongiurarlo.
Un libro breve che è un piccolo gioiello e vi avvolgerà nella sua atmosfera indimenticabile, straziandovi con un finale drammatico e ingiusto.
Ethan Frome
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3. La casa della gioia
Un altro ritratto spietato della società newyorkese dei primi del Novecento. In La casa della gioia, scritto nel 1905, Edith Wharton formula un’altra critica sferzante al matrimonio inteso come contratto economico.
La protagonista, Lily Bart, è una giovane donna cresciuta nel lusso che, in seguito al tracollo economico della sua famiglia, decide di fare di tutto pur di accalappiare un marito facoltoso in grado di garantirle la vita agiata che desidera. Ormai si trova alla soglia dei trent’anni e per una donna non ci sono alternative: o un buon matrimonio o una vita segnata dal decadimento e dai pettegolezzi. Ciò che Lily non ha valutato nel suo piano, tuttavia, è l’irruzione dei sentimenti veri che scombinano le carte in tavola. Ciò che Lily teme più di tutto è la discesa nell’inferno della povertà, ma una serie di vicissitudini le dimostrerà che in fondo ciò che realmente conta nella vita non è né la ricchezza né l’apparenza, ma la sua integrità morale.
La casa della gioia
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4. Estate
Scritto nel 1917 Estate fu subito giudicato dai critici “troppo spregiudicato e provocatorio”. Queste pagine ci trasportano di nuovo nel paesaggio rurale del New England, nel villaggio di North Dormer, dove la giovane Charity conduce una vita noiosa e sembra praticamente condannata a sposare il suo tutore, l’avvocato Royall. Nel suo cuore, però, la ragazza cova una ribellione mai sopita. Le cose cambiano quando in un giorno d’estate fa irruzione nella biblioteca in cui lavora un giovane straniero, che sembra portare una ventata di cambiamento molto attesa.
Estate
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5. La ricompensa di una madre
Scritto nel 1925, La ricompensa di una madre, è una delle opere più mature della Wharton.
Ancora una volta l’autrice tratta un tema scandaloso. La protagonista del libro è infatti una madre colpevole di aver abbandonato la figlia, la piccola Anne, in tenera età per fuggire con il suo giovane amante. Al centro della storia vi è proprio questo problematico rapporto madre-figlia che ora la donna, quarantaquattrenne, cerca di ricucire tornando a New York. La protagonista Mrs Kate Clephane è una figura complessa, dalla psicologia frammentata come molti dei personaggi femminili della Wharton. Scrutiamo nella sua psiche dilaniata tra desideri, aspirazioni, mentre nel suo cuore pulsa un impellente istinto di ribellione che deve confrontarsi con un lacerante senso di colpa. La verità è che del suo “peccato d’adulterio” Kate non si è affatto pentita, anzi, è ancora innamorata del suo giovane amante.
Il percorso esistenziale della protagonista diventa per l’autrice un ulteriore mezzo per condannare le ipocrisie e le leggi tribali dell’alta società newyorkese alla quale apparteneva.
La ricompensa di una madre
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Nei romanzi di Edith Wharton possiamo ritrovare un riflesso della stessa vita dell’autrice che, per tutta l’esistenza, si sentì soffocata dalle aspettative e dai doveri impostale dalla sua classe sociale. L’esistenza cosiddetta “privilegiata” che fece di lei una grande scrittrice, fu anche la sua condanna, il suo fardello innominabile, la sua croce. Ogni riga esprimeva una ferma condanna contro quella società benestante che le donava ricchezza e potere ma al contempo la imprigionava con i suoi doveri, le sue aspettative, i suoi obblighi.
Sposata in giovane età con Edward Wharton, rampollo di una facoltosa famiglia di Boston, Edith ebbe un solo grande amore nella vita: Walter Berry. Si erano conosciuti da ragazzi, ma lui, considerato un dongiovanni impenitente, non aveva mai chiesto la sua mano gettandola, di fatto, nelle braccia del corteggiatore facoltoso designato dalla famiglia: Edward Wharton. Tra Edith e Walter vi fu un rapporto soltanto platonico, si scrissero lunghe lettere appassionate sino alla morte di lei.
Ora sono sepolti l’uno accanto all’altra nel Cimitière des Gonards di Versailles, in Francia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Edith Wharton: 5 libri da leggere per scoprire la scrittrice
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