Nato a Oneglia nell’ottobre del 1846, Edmondo De Amicis è ricordato soprattutto come l’autore del celeberrimo libro Cuore (1886), ma fu uno scrittore prolifico, un giornalista e un militare.
La fama dell’opera, in questo caso, ha superato quella dell’autore tanto che la figura di De Amicis è stata in qualche modo riadattata e adeguata al romanzo; molti lettori ora credono, erroneamente, che Edmondo De Amicis fosse un maestro. Il libro Cuore, stampato dai Fratelli Treves il 17 ottobre 1886, fu un grande successo editoriale: vendette più di duemila copie, fu tradotto in venticinque lingue e ristampato in quarantuno edizioni. È ritenuto, non a torto, il primo bestseller dell’Italia Unita.
Edmondo De Amicis e il successo del libro “Cuore”
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Il successo del romanzo di De Amicis è certamente dovuto a una fortuita coincidenza di tipo storico-sociale: i temi del libro Cuore intercettarono i bisogni del pubblico popolare dell’epoca. De Amicis parlò di buoni sentimenti, famiglia e amor di patria in un periodo in cui l’Italia stava imparando il significato dell’Unità e le divisioni sociali e territoriali dovevano essere appianate. Nelle pagine di Cuore era custodita, sbriciolata e disseminata la morale di quell’epoca storica: un invito alla fratellanza, al patriottismo, all’alfabetizzazione.
Tutto questo spiega le fortunate coincidenze che hanno reso celebre l’opera di De Amicis, facendone un vero e proprio classico; ma cosa possiamo dire del suo autore? Chi era Edmondo De Amicis?
In occasione dell’anniversario della nascita illuminiamo la sua figura, spostandola dal cono d’ombra proiettato su di essa dalla fama del libro. Esiste un Edmondo De Amicis oltre il libro Cuore e no, non era un maestro.
Edmondo De Amicis: la vita e le opere
Edmondo De Amicis nacque a Oneglia, in Liguria, nell’ottobre del 1846. Da giovanissimo entrò nell’Accademia militare e ne uscì nel 1865 con la carica di sottotenente. Combatté nella battaglia di Custoza e fu ufficiale di fanteria nella Terza guerra di indipendenza. Era, insomma, un uomo in divisa, abituato a maneggiare le armi e la cui vita si svolgeva essenzialmente sul campo di battaglia, ben lontana dai banchi di scuola. De Amicis conservava, però, segrete ambizioni letterarie. Indossava la divisa, ma intanto iniziava a scrivere bozze sulla vita sotto le armi.
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La sua segreta vocazione letteraria, che covava come un fuoco sotto la cenere, ebbe una svolta quando, nel 1867, a Firenze ebbe l’opportunità di dirigere il giornale Italia Militare. L’anno successivo avrebbe dato alle stampe il suo primo libro, intitolato appunto La vita militare (1868). Fu quel primo volume a dargli una certa notorietà tanto che, poco tempo dopo, poté abbandonare la carriera militare e dedicarsi totalmente al giornalismo, alla scrittura e alla saggistica.
Dal 1870 in poi scrisse soprattutto reportage di viaggio come corrispondente per “La Nazione”, tra le sue opere di quel periodo ricordiamo Spagna (1873), Ricordi di Londra (1874), Marocco (1876), Ricordi di Parigi (1879).
Memorabile e certamente degno di nota il suo viaggio in America, in cui tenne in diario in seguito pubblicato con il titolo Sull’oceano: si tratta di un documento molto interessante anche dal punto di vista storico e sociologico, perché numerose pagine sono dedicate alle condizioni dei migranti italiani.
In questo stesso periodo compose la poesia Ode al mare, in cui riflette la visione - oggi molto contemporanea - del mare come “tomba”.
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L’ode al mare di Edmondo De Amicis
La stagione girovaga e itinerante dei viaggi finì e De Amicis fece ritorno in Italia. Si inaugurò così una nuova fase della sua vita, quella forse oggi più nota. L’autore iniziò a scrivere di saggistica e a interessarsi all’ambito pedagogico. In questi anni scrisse i suoi romanzi più famosi, tra cui il celeberrimo Cuore, seguito da Il romanzo di un maestro (1890), Tra scuola e casa (1892) e La maestrina degli operai (1895). Il suo operato in ambito pedagogico fu consacrato dalla pubblicazione del saggio L’idioma gentile (1905), dedicato alla lingua italiana considerato dall’autore la “vera gloria dell’Italia”.
Edmondo De Amicis ebbe un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione della popolazione; il suo libro Cuore svolse una funzione pedagogica non inferiore a quella dell’opera manzoniana, fu un grande romanzo popolare capace di istruire generazioni. De Amicis, del resto, fu un grande sostenitore di Manzoni e della sua tesi di una lingua popolare, priva di classicismi e retorica: anche lui, a proprio modo, provvide a “sciacquare i panni in Arno”.
Nel libro Cuore scrisse:
L’educazione d’un popolo si giudica innanzi tutto dal contegno ch’egli tien per la strada. Dove troverai la villania per le strade, troverai la villania nelle case. E studiale, le strade; studia la città dove vivi; se domani tu ne fossi sbalestrato lontano, saresti lieto d’averla presente bene alla memoria.
Recensione del libro
Cuore
di Edmondo De Amicis
La sua fama letteraria non si discute, ma la vita privata di De Amicis fu tutt’altro che felice. Nei suoi ultimi anni fu colpito da una serie di sciagure: divorziò dalla moglie Teresa, con cui la convivenza era diventata impossibile a causa delle continue liti, e assistette al suicidio del figlio Fulvio.
Edmondo De Amicis si spense in Liguria, a Bordighera, l’11 marzo 1908, a soli sessantadue anni. Oggi viene spesso ricordato come “lo scrittore Maestro”, sebbene nella sua vita non si sia mai trovato effettivamente dietro una cattedra dinnanzi a una classe piena di alunni; eppure, forse, per tutti noi lettori lo è stato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Edmondo De Amicis: la vita e le opere dello scrittore che non fu davvero “Maestro”
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