Milano 31 luglio e 1 agosto 2015 - Sono giunte da ottantatré Paesi del mondo le delegazioni di ministri della Cultura che hanno partecipato alla Conferenza internazionale dal titolo “Cultura strumento di dialogo tra i popoli”. Il giornalista Alberto Matano di Rai1 ha guidato il pubblico dei teleascoltatori attraverso lo svolgersi della seconda giornata che è stata teatro di alcuni fra i momenti culminanti dell’incontro. I ministri dei Paesi presenti si sono riuniti per sottoscrivere un documento per la protezione e la tutela dei beni culturali di tutto il mondo. Ha aperto i lavori il ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini e si sono avvicendati, nei vari interventi, i rappresentanti di ottantatré Paesi.
La mattinata ha avuto inizio con la Lectio magistralis del prof. Umberto Eco che ha così esordito:
Qualcuno potrebbe chiedersi: "Ma oggi i problemi fondamentali di una società globale non sono forse il terrorismo, le guerre che insanguinano parti del mondo, i problemi economici, la fame, i mutamenti climatici?" Allora perché riunire a discutere sui problemi dei vari popoli i ministri della Cultura o dei Beni Culturali? Non è forse vero, come, anni fa, ha affermato qualche politico che "Con la cultura non si mangia?" Basterebbe l’ultima osservazione a farci capire che queste domande sono prive di senso. In molte nazioni i Beni Culturali costituiscono un prezioso incremento anche alle attività economiche… Ma il problema non è solo economico. E’ fondamentale per la convivenza e la mutua comprensione in un mondo dalle diverse culture non ignorarsi a vicenda. Il mondo è sempre stato attraversato da incomprensioni culturali. Fino a quasi due secoli fa l’Europa giudicava barbara l’arte africana, che cosa significassero le statue dell’isola di Pasqua lo sapevano solo le élite colte, deliranti e impudiche venivano giudicate le statue dei templi indiani… Ora qualcosa è cambiato e all’origine non vi è stata solo l’antropologia culturale ma è cresciuto il turismo, non più quello delle classi agiate, bensì quello inteso come migrazione per necessità... In questo momento turisti di tutto il mondo percorrono nuove strade, anche, ma non soltanto, l’Expo. Siamo di fronte a un viavai continuo di popoli che imparano a conoscere…
Da qui in poi un elogio per coloro che vogliono davvero comprendere, che vanno al di là dei “non luoghi”, aeroporti, hotel, spiagge, tutti simili nel mondo, per coloro che desiderano scoprire quanto di sorprendente nel mondo ci sia. Eco ha continuato soffermandosi sul ruolo dello scambio culturale e dell’importanza di tutelare tutte le forme dell’identità di un paese, rivolgendosi ai Ministri quali “diffusori della conoscenza reciproca”. Ha aggiunto, inoltre, che, è proprio in seguito alle sollecitazioni culturali, che si è venuti a conoscenza delle popolazioni in difficoltà e che ad esse si è portato aiuto.
In molti casi la comprensione interculturale può contribuire a mitigare gli scontri, a ridurre le incomprensioni, a far nascere nuove forme di fratellanza. Ecco perché, in un mondo dominato da conflitti economici, anche la diffusione della cultura e la conoscenza reciproca dei Beni Culturali d’ogni Paese può avere una funzione positiva e costituire uno, anche se uno soltanto, fra gli elementi di salvezza di un mondo globalizzato.
Ha fatto seguito l’intervento di Silvia Costa, in rappresentanza del Parlamento europeo, che ha auspicato, da parte dell’intera assemblea, una parola forte nei confronti della Cultura, del dialogo interculturale per il futuro della convivenza e per tutelare ogni popolo da minacce di credo o belliche come ancora avviene in molte parti del mondo.
Oggi il nostro cuore è insieme ad Aleppo, Palmira, Mosul ma il pensiero va alle tante chiese cattoliche distrutte fra Africa e Iraq, alle moschee e alle sinagoghe devastate insieme alle loro comunità, in nome di una “delirante pulizia culturale”, la stessa che sta togliendo il nome ad artisti e persone di valore. La cultura, purtroppo è ancora troppo poco presente nei programmi delle politiche economiche e dello sviluppo sostenibile, nelle strategie educative e nelle relazioni internazionali di sicurezza. Per questo ci battiamo perché la cultura e l’educazione siano pilastro per lo sviluppo.
L’arte nelle sue varie forme, tra cui pittura, scultura ma anche teatro e cinema sono tutte manifestazioni culturali è ad esse stato dato ampio spazio durante le due giornate dell’incontro.
Durante la trasmissione televisiva è stato trattato anche il tema del valore della lettura e si è cercata una risposta alla domanda “ Perché si legge così poco? ”. E’ intervenuto, al tal proposito, Romano Montroni, direttore del Centro per la lettura del libro, che afferma che il problema, in particolare, è del Paese Italia, uscito da un analfabetismo del dopoguerra e che, attraverso la diffusione di notizie della televisione e il ruolo della scuola, ha cercato di superare questo gap. Negli ultimi vent’anni, però, la situazione si è fatta disastrosa. La scuola non riesce ad avere più la stessa funzione comunicativa, quella di far capire che “ Leggere è un piacere e non un dovere ”. Bisogna rigenerare, nei ragazzi, questo desiderio di leggere che non può essere costrizione. Su questo intervento, assai interessante, ci sarebbe molto da commentare perché non sono solo degli altri Paesi le strategie coinvolgenti, quali quella della lettura ad alta voce o delle biblioteche scolastiche. Anche molte scuole della nostra Italia (tanti insegnanti potrebbero testimoniarlo) tentano di fare proposte in merito ma il momento è difficile. Si auspica, comunque, come dice Montroni, che si ritrovi la gioia del leggere, che non ci si limiti a un libro all’anno o addirittura a nulla. Bisogna crescere, non far passi indietro, rendere reali anche da noi quei miglioramenti culturali già in atto in altri Paesi europei. Interessanti le notizie sulle attività svolte dal Centro per la lettura del libro tra cui quella “In vitro” dedicata ai più piccoli e “Libriamoci” rivolta ai ragazzi di migliaia di scuole italiane per coinvolgerli nella lettura, per sviluppare una curiosità nei giovani lettori che li porti poi a non abbandonare più i libri entrando nella logica della lettura del piacere, ciò che, per ora, provano solo “i lettori forti” il cui numero, si auspica, vada crescendo. Anche se l’avvento dei media ha un po’ sovvertito le modalità di informazione e conoscenza, la vera “formazione” è sempre legata alla lettura. La formazione implica sottrarsi dal meccanismo di rumore in generale e mettersi in silenzio per immergersi nelle conoscenze più profonde che interiorizzano ciò di cui i media informano e di cui il cinema, mezzo comunque potente ed efficace, racconta.
Gli incontri all’Expo si sono rivelati davvero interessanti e si sono conclusi con una dichiarazione congiunta sottoposta ai delegati dal Dario Franceschini. Si legge in essa
“I ministri esprimono la loro più ferma condanna all’uso della violenza contro il patrimonio culturale mondiale ed esortano al rispetto ed alla tolleranza reciproca quale strumenti idonei al dialogo fra i popoli. Essi esprimono la loro solidarietà alle nazioni colpite da catastrofi naturali. Per questo esortano la comunità internazionale ad adoperarsi per la salvaguardia ed il recupero dei beni culturali”.
Inoltre
“I ministri della cultura rivolgono un appello alle Nazioni Unite e all’UNESCO affinché i principi del dialogo tra le culture, il rafforzamento della tolleranza ed il rispetto reciproco fra popoli e culture diverse siano mantenuti al centro dell’azione della comunità internazionale”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Expo: la cultura come strumento di dialogo tra i popoli
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri
Lascia il tuo commento