Oltre al valore artistico in sé, altri aspetti rendono significativa “Fantasticheria”, che apre la raccolta di novelle verghiane Vita dei campi. Innanzitutto si trovano in essa alcuni intenti programmatici che di lì a poco caratterizzeranno il Verismo, in secondo luogo vi si riscontrano in germe alcuni tratti che convoglieranno nella caratterizzazione dei personaggi de I Malavoglia, il romanzo che già stava prendendo forma nella mente dello scrittore.
Ce n’è abbastanza per considerare Fantasticheria un’opera di fondamentale importanza sia nell’ambito della produzione verghiana che di quello della letteratura italiana del secondo ’800.
Analizziamone le tematiche più significative.
“Fantasticheria”: riassunto della novella di Verga
La novella è in forma di lettera. Una signora dell’alta borghesia, che si intuisce essere amica del narratore, si reca nel piccolo borgo siciliano di Aci Trezza, in provincia di Catania, e se ne innamora al punto tale da voler restare un mese. Questo solo all’inizio, però.
Dopo un paio di giorni, esaurita la sorpresa per il bellissimo paesaggio, la signora si annoia, trova di non avere nulla da fare che la appaghi e pertanto prepara le valigie per andarsene.
Al tempo stesso, si chiede come facciano gli abitanti del posto a restare lì per tutta la vita.
A questo punto il narratore, attraverso una serie di digressioni, flashback e intrecci temporali, comincia a raccontare la storia dei Trezzani, quasi tutti pescatori.
Poveri e perseguitati da un avverso destino, il loro più grande sogno è tuttavia quello di poter morire nel luogo natio.
Un principio che lo scrittore definisce "ideale dell’ostrica", ovvero voler restare attaccati al proprio scoglio proprio come il mollusco fa con il suo guscio, anche perché, se e quando decidono di andarsene, inevitabilmente il tumultuoso mare della vita li inghiotte e li porta via.
“Fantasticheria”: analisi della novella
La tematica principale intorno alla quale è imperniata Fantasticheria è la contrapposizione (insanabile) fra il "bel mondo" alto borghese e quello degli umili.
Il primo è rappresentato dall’amica e interlocutrice francese dello scrittore, il secondo dai poveri ma laboriosi pescatori di Aci Trezza.
La distanza incolmabile fra l’ambiente della dama e quello siciliano più rurale, nonché con il pensiero dell’autore, è evidente fin dall’inizio.
La donna appare piuttosto superficiale, come dimostra la fulminea infatuazione per il borgo, che si dimostra solo un capriccio e non volontà reale di conoscere una realtà completamente diversa, ma non per questo poco interessante, rispetto a quella in cui vive.
I suoi atteggiamenti altezzosi e snobistici, così come il desiderio di aspettarsi qualcosa di divertente e insolito da un breve soggiorno in un piccolo paese, sfiorano il ridicolo.
Ben differente è l’approccio dell’uomo verso quella primitività che lo circonda, dalla quale pure lo separa una distanza abissale, ma di cui intuisce un eroismo che chi è fuori da quel tipo di società e mentalità fa oggettivamente fatica a capire.
Per comprenderlo, afferma, è necessario “farci piccini anche noi, chiudere tutto l’orizzonte fra due zolle, e guardare col microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori”, che poi altro non è se non l’enunciazione del progetto alla base di Vita dei campi.
Verga ammira la caparbietà, la tenacia, il coraggio con cui la povera gente, fra stenti e costrizioni, si sforza di migliorare le proprie condizioni di vita.
Sono gli umili eroi che di lì a poco diventeranno i protagonisti de I Malavoglia.
Oltre che attraverso la formulazione dell’"ideale dell’ostrica", lo scrittore usa un’altra metafora per spiegare alla vacua interlocutrice la forza interiore che muove il comportamento dei poveri pescatori di Aci Trezza, paragonandoli a delle formiche che, sgominate dall’ombrellino di una signora, dopo un attimo di smarrimento si ricompongono, si ricompattano e riprendono il proprio lavoro.
La religione della famiglia e del lavoro
Come in tutte le opere verghiane, anche in Fantasticheria la religione della famiglia e del lavoro è dominante.
Sono questi gli unici, grandi valori attraverso i quali, in un mondo arcaico, governato da leggi immutabili, l’uomo può trovare la pace e realizzarsi.
Chi si distacca da esso per curiosità, egoismo o avventatezza, viene divorato dalla vita.
Le società primitive si reggono sull’impegno al sostentamento morale e materiale della famiglia, oltre che sulla solidarietà fra i compaesani, come pezzi, ciascuno, di un unico puzzle.
“Fantasticheria” come manifesto programmatico del Verismo
Pubblicata per la prima volta sul Fanfulla della Domenica il 24 Agosto 1879 e poi inserita in apertura della raccolta Vita dei campi, Fantasticheria è una novella e, al tempo stesso, il manifesto programmatico del Verismo, di cui Verga è il maggiore esponente.
Nel racconto, infatti, l’autore tratta già quelle tematiche che di lì a poco amplierà rendendole il fulcro della propria poetica.
I punti essenziali da sottolineare in proposito sono tre:
- l’intenzione di voler rappresentare la vita dei poveri pescatori trezzani così com’è, senza filtri, in modo oggettivo e quasi scientifico, indagando sulle cause che li spingono a restare in un luogo tanto ostile sotto ogni punto di vista. Per riuscire nell’intento, aggiunge Verga, è indispensabile calarsi nei loro panni, sforzarsi di guardare le cose dal loro punto di vista;
- accenno a quella religione della famiglia che diventerà centrale nelle opere seguenti. L’attaccamento alla casa, alla famiglia, al posto in cui si è nati, ai valori patriarcali, sarà uno degli aspetti su cui maggiormente verteranno le opere successive;
- la teorizzazione dell"ideale dell’ostrica", ovvero quell’attaccamento primordiale, profondo e inattaccabile che induce gli umili a restare ancorati alla condizione di partenza senza allontanarsene mai e senza neppure desiderare di farlo.
Tutti e tre i principi appena elencati costituiranno l’anima stessa non solo della produzione verghiana ma di tutto il Verismo italiano.
Da Fantasticheria a I Malavoglia: il nucleo del capolavoro verghiano
In Fantasticheria si ravvisano, ancora soltanto abbozzati ma evidenti, gli elementi che poi costituiranno l’ossatura de I Malavoglia, il capolavoro di Giovanni Verga.
Il primo riguarda i personaggi: padron ’Ntoni, Mena, Lia, Luca, la Longa e ’Ntoni, sono i membri della famiglia Toscano, da tutti chiamata "i Malavoglia", protagonista del romanzo pubblicato nel 1881.
E poi ci sono gli umili, da cui lo scrittore, un intellettuale di alta estrazione sociale che non potrebbe essere più distante da loro, è attratto e avvinto tanto da farne non solo oggetto di studio, indagine e analisi, ma addirittura i veri protagonisti della sua opera più riuscita.
È un po’ come se Fantasticheria fosse, per dirla in maniera semplice, un’imbastitura de I Malavoglia, con personaggi, paesaggi e situazioni che attendono soltanto di essere sviluppati e raccontati.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Fantasticheria” di Verga: riassunto, spiegazione e analisi della novella
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