Emanuela Ersilia Abbadessa, nata a Catania nel 1964, vive a Savona. Collabora con “La Repubblica”, è autrice di saggi musicologici e di “Capo Scirocco” (Rizzoli 2013), vincitore del Premio Elba e del Premio Rapallo Carige. Esce oggi 25 febbraio in libreria “Fiammetta” (Rizzoli, 2016, pp. 380, 18 euro), nuovo romanzo dell’autrice siciliana, ambientato tra Firenze e Catania negli ultimi anni del XIX Secolo, al cui centro vi è la storia di un amore “fin de siècle”, quello tra Fiammetta Renzi, maestra toscana di ventidue anni dalle “idee troppo moderne” e il quarantenne poeta siciliano Mario Valastro dalla “mente acuta e polemica” ma che non ha imparato ad amare.
Credits Photo: Silvia Buccino
Molto bella la figura letteraria della protagonista del romanzo, poetessa in erba che talvolta “amava stupire con atteggiamenti poco convenzionali” anche se “mai disdicevoli, però inusuali per una giovane a modo”. Appare ferrea la volontà di autodeterminazione di Fiammetta, quanto la sollecitudine della maestra nei confronti dei suoi piccoli alunni e qui il pensiero va al “Cuore” deamicisiano. Ma l’incontro con l’amore e la passione farà vacillare la piccola indipendenza finanziaria e la grande libertà morale di Fiammetta, “quella stanza tutta per sé” alla quale ciascuna donna legittimamente aspira.
“... molte delle grandi passioni delle donne sono rivolte a uomini abietti”.
Abbiamo intervistato la scrittrice.
- Emanuela, per quale motivo ha scelto come esergo del volume un verso del poema dello scrittore/poeta/teologo/saggista/statista e filosofo inglese John Milton: “Freely we serve, Because we freely love; as in our will To love or not; in this, we stand or fall” - Paradise Lost, V, 538-540. (“Liberamente serviamo, perché liberamente amiamo; giacché dipende dalla nostra volontà amare, o meno; in questo stiamo in piedi o cadiamo”)?
Lessi “Paradiso perduto” con traduzione a fronte, quando studiavo inglese da ragazzina, nella mia antologia c’erano diversi passi del poema di Milton e me ne innamorai follemente tanto poi da leggerlo. Il più bello degli angeli caduto in disgrazia presso Dio è un’immagine di una potenza impressionante. Mario Valastro è un poeta satanista, tra l’altro e, questo lo dico nel romanzo, a Fiammetta erano piaciute di più quelle poesie che Valastro aveva scritto ispirandosi al “Paradiso perduto”. Questa frase riassume il senso del libro, perché vi è racchiusa quell’idea di servizio, perché Valastro cercava nella moglie una donna che lo servisse. Infatti poi cade tra le braccia della domestica... In questa frase c’è il concetto di “servitù”, di amore come asservimento a qualcuno e c’è anche il concetto di amore che innalza o fa cadere. Come avviene del resto a tutti i personaggi del libro, anche quelli minori, di fatto, cadono per amore. Le stesse sorelle Strazzeri, Donna Maria Carmela, la madre di Mario, e Concetta, più anziana e nubile, le quali all’inizio del romanzo sono solo comiche, nelle pagine finali del volume appaiono come due donne disperate, cadute.
- Fiammetta “credeva che le donne dovessero essere sempre libere di costruirsi il proprio destino”. Una mentalità anticipatrice della maestra fiorentina, che percepisce il cambiamento del mondo attorno a lei?
Sì, in quel periodo c’erano già questi fermenti protofemministi, Fiammetta percepisce in modo molto forte l’odore del cambiamento, lo sente e lo coglie nell’aria. Fiammetta è una donna molto indipendente, o almeno questo vorrebbe essere ma di fatto non lo è. La maestra si conformerà a questa modernità nascente che darà alla donna la possibilità di diventare ciò che vuole.
- Ha tratto ispirazione da un personaggio realmente esistito per tratteggiare lo spirito femminista di Fiammetta?
Sì, mi sono liberamente ispirata, senza nessun intento biografico, alla figura della maestra toscana Giselda Fojanesi (1851-1946), premontessoriana e protofemminista, moglie del poeta satanista catanese Mario Rapisardi, nonché amante di Giovanni Verga. Inoltre ho tratto ispirazione dalla mia maestra delle elementari, donna meravigliosa, ancora viva. La mia maestra voleva che gli alunni della sua classe diventassero persone in grado di scegliere, di decidere e per questo ha sempre stimolato la nostra fantasia. I compiti che Fiammetta corregge sono gli stessi compiti che mi assegnava la maestra. Desidero precisare inoltre che per la redazione del volume ho “saccheggiato” due libri in particolare dai quali ho tratto ispirazione: “Cuore” di Edmondo De Amicis e “Sorelle Materassi” di Aldo Palazzeschi.
- Nelle note finali del testo scrive che il romanzo continua il Suo percorso di osservazione dei rapporti di forza all’interno di una coppia iniziato con “Capo Scirocco”. Vuole chiarire la Sua riflessione?
Sono fermamente convinta che il mondo sia diviso in due categorie di persone: chi comanda e chi subisce. Anche in una coppia vi è sempre una personalità più forte dell’altra, dominante. Naturalmente l’ideale sarebbe avere una totale parità o uguaglianza, ma ciò non avviene nella maggior parte dei casi. Certo, se abbiamo la fortuna di imbatterci in una persona perbene, che sa comprenderci e capirci al 100%, è logico che questa persona non ci farà del male. Ma di fatto, nel 99% dei casi non funziona così. Nel 99% dei casi ci dobbiamo assoggettare al tipo di amore che l’altro ha in testa e che magari non coincide con il nostro. Mi interessa quindi capire cosa succede quando si inverte il rapporto di forza. Prendiamo l’esempio di “Capo Scirocco”. Quando Luigi Fumini, il protagonista maschile del romanzo è un ragazzino, Donna Rita Agnello, la protagonista femminile, lo educa facendolo diventare un uomo. Quando Luigi scopre la propria voce, diventa qualcuno, ecco che Rita si innamora di lui, e questo amore rende la donna debole e vittima nello stesso tempo. In “Fiammetta” la riflessione l’ho complicata, perché qui tutti sono servi di qualcuno. Mario vuole dominare Fiammetta ma non ha fatto i conti con la sua indipendenza. Inizialmente lei è una specie di creta che il poeta si illude di poter plasmare, nel momento in cui lei rivela la sua indipendenza, Velastro diventa pazzo. La stessa cosa avviene a Fiammetta con il suo amante, lo scrittore Antonio Maria Greco. Nel momento in cui lei si prende gioco di quell’uomo, lo schernisce, lei ha potere sul seduttore, quando Fiammetta se ne innamora, perde totalmente il potere su di lui, diventando vittima del gioco seduttivo di Greco. La cosa si complica ancora di più, perché Mario è servo di sua madre e di sua zia. Anche qui possiamo parlare di rapporto morboso, malato. Descrivo quindi nel libro tutta una catena di rapporti malati dall’idea che si è di proprietà di qualcuno. Infatti, sia nel mio primo romanzo sia in “Fiammetta”, volevo dimostrare che l’amore, come l’arte, ha bisogno di maturità. Bisogna essere in grado di capire che cosa sia l’amore, ma se nessuno ti insegna cosa sia l’amore, cosa sia la bellezza...
La bellezza e l’amore sono a disposizione di tutti, ma non tutti lo capiscono, come Luigi, al quale nessuno aveva insegnato ad amare, allo stesso modo Mario il quale non aveva imparato ad amare. Per Valastro l’amore era possesso, perché di fatto lui era posseduto, era di proprietà di sua madre, per questo al termine della narrazione possiamo assolvere Mario
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fiammetta: intervista all’autrice Emanuela E. Abbadessa
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