Le parole chiave in questi giorni di emergenza coronavirus sono sempre le stesse: pandemia, quarantena e... flash mob. Se ne parla tanto e ne vengono organizzati sempre di più, di tanti tipi diversi e anche a distanza. Le nuove misure di sicurezza per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19 ci vogliono in casa. Relazioni sociali e spostamenti ridotti al minimo e limitare i contatti tra le persone. Eppure le iniziative social e virtuali per stringerci di più in questo periodo sono tante. Tra queste ci sono anche numerosi flash mob, che in questa situazione delicata cambiano forma e organizzazione. Ma cos’è un flash mob? Cosa significano queste parole? Come nasce un flash mob e perché si chiama così? Scopriamolo insieme iniziando dal nome.
Flash mob è un nome inglese. Le parole che lo compongono significano "lampo, improvviso, rapido" (flash) e "folla", ma anche "raggruppare" (mob e to mob). In italiano potremmo renderlo con l’espressione "raduno lampo". Con flash mob si indica un assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, coordinate per svolgere un’azione collettiva. Le persone vengono radunate in modo pacifico di solito previa organizzazione che nasce online. Una volta stabilite le istruzioni, il luogo e l’ora dell’appuntamento, si svolge l’attività concordata e poi la folla si disperde. L’espressione flash mob nasce nel 2003.
Esistono diversi tipi di flash mob: ci si può riunire per ballare o cantare, per leggere o osservare un minuto di silenzio. È una forma di manifestazione e protesta, in qualche modo, pacifica e organizzata, ma può anche avere scopi celebrativi o ludici.
I flash mod ai tempi del coronavirus
Sebbene siamo costretti in casa e quindi organizzare un vero e proprio flash mob sia impossibile, durante questa quarantena i flash mob non mancano davvero. In tutta Italia, da nord a sud senza eccezioni, si organizzano flash mob a distanza per lo più musicali. La comunicazione e l’organizzazione viaggiano sui social a colpi di tag e hashtag (#andràtuttobene spopola insieme a #iorestoacasa), alcune volte accompagnati da grafiche o da cartoline virtuali come questa:
Tra i più noti in rete e i più partecipati ci sono gli appuntamenti musicali delle 18.00. Ogni giorno alle 18.00 infatti in diverse città d’Italia le persone si danno appuntamento affacciati alle finestre e sui balconi delle proprie abitazioni, e assolutamente rispettando le misure di sicurezza, si scambiano piccoli momenti di partecipazione e incoraggiamento tramite la musica. Di solito si comincia con l’Inno di Mameli, per poi procedere con alcune delle canzoni più belle del repertorio italiano e con quelle che maggiormente comunicano un messaggio di forza e speranza.
I video che girano in rete sono commoventi: quartieri interi, città e regioni strette in un abbraccio per qualche minuto. I più partecipi brindano al futuro, strimpellano campanacci e coperchi delle pentole, si chiamano a gran voce dai balconi. I più organizzati invece, armati di casse, microfoni e consolle, propongono musica a tutto spiano per tutto il vicinato. Chi sa suonare si affaccia con il suo strumento musicale. Insomma, la musica unisce e in questo momento forse sentirsi tutti parte di un grande flash mob non può che essere positivo.
Qui un video relativo a un quartiere di Roma:
E voi come state vivendo i flash mob nei vostri quartieri? Vi sentite partecipi? Vi aspettiamo come sempre nei commenti.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Flash mob cos’è, come nasce e perché si chiama così
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Come si scrive? Significato di parole, proverbi e modi di dire
Lascia il tuo commento