

Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo
- Autore: Matteo Ward
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: De Agostini
- Anno di pubblicazione: 2024
Matteo Ward conosce in maniera approfondita il mondo della moda: la sua carriera nell’ambito di un famoso marchio di abbigliamento gli ha permesso di osservare dall’interno questo settore economico, arrivando a prenderne le distanze e a denunciarne i meccanismi distorti. Adesso arriva in libreria con Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo, edito da De Agostini nel 2024.
La sovrapproduzione di indumenti e accessori e il sovraconsumo tipico dell’Occidente sono due facce della stessa medaglia: l’uno è contemporaneamente causa ed effetto dell’altro. Il motore dell’intero meccanismo è l’insieme delle strategie di marketing studiate ad hoc per promuovere lo "shopping compulsivo".
Se vuoi vendere, devi rendere fuori moda ciò che già esiste, così da far nascere nel cliente un nuovo desiderio di consumo che non sapeva di avere.
Ogni filiera produttiva attinge a svariate risorse sia di tipo umano che ambientale, e il settore dell’abbigliamento non si sottrae a questa regola. L’autore parte analizzando gli input prelevati dalla società e dall’ecosistema; citandone solo alcuni: l’utilizzo di manodopera a basso costo, lo sfruttamento di energia e acqua, il disboscamento selvaggio per convertire intere aree in monocolture intensive. Parlando invece dell’output prodotto dall’industria tessile, abbiamo l’inquinamento idrico e atmosferico causato dal processo produttivo; la perdita della biodiversità terrestre; la contaminazione del suolo a causa di fertilizzanti chimici, tinture e sostanze nocive. Ma non solo: al termine del ciclo di vita dei vestiti, questi vengono dismessi e rilasciati in massa nell’ambiente. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di fibre sintetiche derivanti dal petrolio che sono difficilmente smaltibili, oppure non lo sono affatto.
Alcuni tessuti marchiati come "eco-sostenibili" sono in realtà frutto di campagne pubblicitarie volte solo ad attribuire all’azienda di turno una "coscienza verde" agli occhi del consumatore. Attenzione: spesso si tratta di messaggi ingannevoli, una sorta di specchietto per le allodole finalizzato ad aumentare le vendite. Un fenomeno definito "green washing".
Le preoccupazioni riguardano non solo la salute del pianeta, ma anche l’inaccettabile oppressione nei confronti delle fasce più deboli della popolazione in Paesi come il Bangladesh, il Vietnam e molti altri. Qui, dove l’industria tessile rappresenta il traino quasi esclusivo dell’economia, si verificano situazioni di vera e propria schiavitù di cui sono vittime, in gran parte, donne e bambini. Esseri umani senza alternative né prospettive, soggetti a ritmi di lavoro estenuanti in un ambiente degradato e pericoloso. In questi Paesi, le normative per la sicurezza degli impianti e, in generale, a tutela dei lavoratori sono carenti, creando terreno fertile per forme disumane di sfruttamento.
Pertanto, sottolinea l’autore, il sistema moda è
fonte di sopravvivenza per milioni di persone, e di ricchezza per pochi
La struttura piramidale del comparto concentra i benefici solo ai vertici; chi si trova alla base perde ogni speranza di riscatto sociale e può solo lottare per non morire di fame e di stenti.
L’opera si sofferma inoltre sulle radici storiche del settore tessile, sulla sua evoluzione (con il susseguirsi di fibre sempre nuove immesse sul mercato) e sui meccanismi che hanno portato il mondo occidentale a diventare dipendente dalle ultime tendenze in fatto di moda. "L’obsolescenza programmata" dei vestiti ha generato tutto questo.
La seconda parte del libro, dal titolo "Che cosa possiamo fare noi", si pone in un’ottica costruttiva. Come può il consumatore contribuire ad arginare le conseguenze negative legate al preoccupante scenario descritto sopra? Esiste ancora una speranza per un futuro migliore, più giusto e più sostenibile? La metafora di "Davide" (il singolo individuo) e "Golia" (la fashion industry) esprime in maniera efficace il potere dei piccoli gesti, in grado di erodere alla base il circolo vizioso di cui si è parlato fino ad ora.
L’autore affronta il tema delle certificazioni dei capi di abbigliamento e si propone, tra le altre cose, di sensibilizzare sui possibili effetti nocivi dei tessuti su chi i vestiti li produce e chi li indossa. Diventare consumatori responsabili è pertanto un’urgenza non solo per motivi etici e ambientali, ma anche legati alla salute: basta adottare alcune semplici regole per cambiare la propria prospettiva e, di conseguenza, il mondo che ci circonda.
Tutti noi abbiamo la responsabilità di mettere in discussione il sistema moda contemporaneo e di aiutarlo a evolvere verso un modello che sia espressione dei nostri reali bisogni.
Al termine del libro, il lettore non potrà far altro che osservare il proprio guardaroba con occhi diversi.

Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fuorimoda! Storie e proposte per restituire valore a ciò che indossiamo
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